L'operazione

IPTV illegali, sequestrati 56 server e bloccati 160 mila abbonamenti pirata. C’è un problema di cyber sicurezza per gli utenti

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Bagnoli Rossi (FAPAV): “Questa operazione ha messo in luce un aspetto molto importante, ossia il fatto che per la prima volta i dati personali degli utenti siano stati utilizzati come merce di scambio per estorsioni tra criminali, esponendo i clienti dei servizi illeciti a numerosi rischi”.

Nuova operazione della Guardia di Finanza in Italia, con il sequestro preventivo di 56 server, due siti web e due canali Telegram, tramite oscuramento IP. È quanto predisposto dal Tribunale di Roma, che ha chiesto il blocco esecutivo di oltre 160 mila abbonamenti al servizio pirata.

Si tratta di una filiera illegale che vendeva abbonamenti a servizi audiovisivi, in piena violazione della legge sul diritto d’autore, con 900 reseller, di cui 627 operativi sul territorio nazionale e anello di congiunzione operativo con i clienti finali.

Un reato non percepito come tale

Esprimiamo soddisfazione per l’operazione condotta dal Nucleo Speciale Beni e Servizi della Guardia di Finanza e che ha portato alla sospensione di 160mila abbonamenti illegali utilizzati per accedere ad oltre 30mila contenuti tra film e serie per circa 1milione e 600mila euro mensili di giro d’affari”, ha dichiarato Federico Bagnoli Rossi, Segretario Generale FAPAV.

Un’ulteriore dimostrazione dell’importante lavoro portato avanti nel contrasto agli illeciti sul web in tema di pirateria. La ramificazione sul territorio nazionale di quasi 627 reseller (più 273 a livello internazionale) del servizio illegale in questione e gli altri numeri emersi in questa operazione – ha aggiunto il segretario generale della Federazione – riportano nuovamente l’attenzione sulle reali dimensioni di questo reato, spesso ancora troppo sottovalutato nella percezione comune”.

Emerge inoltre come il fenomeno sia sempre più radicato a livello internazionale con cellule operanti all’estero e in coordinamento con il nostro territorio. È fondamentale proseguire su questa strada per evitare la reiterazione di questi servizi illegali che danneggiano fortemente l’industria audiovisiva”, ha precisato Bagnoli Rossi.

Questa operazione ha inoltre messo in luce un aspetto molto importante, ossia il fatto che per la prima volta i dati personali degli utenti siano stati utilizzati come merce di scambio per estorsioni tra criminali, esponendo i clienti dei servizi illeciti a numerosi rischi”.

Nuovamente si ripropone un problema spesso sollevato dalla nostra Federazione, ossia la poca consapevolezza sui rischi connessi alla pirateria: la nostra indagine FAPAV/Ipsos rivela infatti come solo il 55% degli utenti pirata sia a conoscenza del fatto che navigando su siti e piattaforme illegali la sicurezza dei propri dati personali può essere compromessa”, ha concluso Bagnoli Rossi nel comunicato della Federazione.

Minacce alla sicurezza informatica e IPTV pirata

Le indagini, infatti, hanno permesso di individuare due canali Telegram i cui amministratori, dopo aver hackerato i sistemi dedicati all’illecita diffusione dei contenuti multimediali, tentavano di estorcere denaro ai “pirati”, che li gestivano dietro la minaccia di pubblicare, anche su due siti internet, dati e credenziali riferibili agli abbonamenti illegali attivi. 

Gli abbonamenti bloccati sono stati identificati sui server oscurati e organizzati nell’ambito di un sistema che si poggiava su 7 “strutture” IPTV illegali.

Un numero rilevante, secondo la Guardia di Finanza, Nucleo Speciale Beni e Servizi Gruppo Anticontraffazione e Sicurezza Prodotti, se si considera che, sulla base degli elementi acquisiti, un abbonamento illegale consentiva di accedere, in media, a 450 canali televisivi e la fruizione di circa 30 mila contenuti multimediali diretti.

L’illecita attività fa riferimento alla moderna metodologia di distribuzione di contenuti multimediali, tramite IPTV (Internet Protocol Television), attraverso la quale i pirati acquisiscono e ricodificano i palinsesti televisivi delle maggiori piattaforme a pagamento per poi distribuirli illegalmente sulla rete internet, sotto forma di un flusso di dati ricevibile con la sottoscrizione di un abbonamento, anch’esso illecito, ed un semplice PC, tablet, smartphone o decoder connesso alla rete.