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Gli Oscar 2020 snobbano Netflix, ma i numeri sono dalla sua parte

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I vincitori degli Oscar del 2020 sono stati gli studios storici. Ma che significa tutto questo per il panorama dello streaming?

Rubrica settimanale SosTech, frutto della collaborazione tra Key4biz e SosTariffe. Per consultare gli articoli precedenti, clicca qui.

Oscar amari per Netflix: le uniche due statuette portate a casa dal colosso della tv streaming sono state quella per la miglior attrice non protagonista, andata all’immensa Laura Dern di Marriage Story, e quella per il miglior documentario, appannaggio di American Factory, la storia di una fabbrica dell’Ohio riaperta da un miliardario cinese.

Un bottino che qualche anno fa sarebbe stato lusinghiero: nel 2020, considerando le ben 24 nomination (più di Disney, Sony o Warner Bros), una delusione, anche perché tra i papabili c’era non solo lo stesso Marriage Story di Noah Baumbach chiacchieratissimo sui social (6 statuette), ma un peso massimo come Martin Scorsese con The Irishman (10 candidature, tra cui più o meno tutte le più prestigiose).

Molto meglio era andata nel 2019, quando la vittoria di Roma di Alfonso Cuarón come miglior regia e cinematografia, nonché come miglior film straniero, aveva già fatto parlare dell’ormai avvenuta parità tra Netflix e la Hollywood classica, con la statuetta per il miglior film ormai a un passo. Invece il passo è stato fatto indietro, e a cantare vittoria, in attesa di vedere come andrà l’anno prossimo, sono gli studios storici. Ma che significa tutto questo per il panorama dello streaming?

La consolazione: abbonati e fatturato

Diciamo che se dal punto di vista dei premi a Netflix non è andata benissimo (ma va anche detto sono stati tra gli Oscar meno visti di sempre, nonché tra i più contestati, per la totale mancanza di registe donne a dispetto di titoli decisamente apprezzati come Piccole donne, Le ragazze di Wall Street e The farewell) la compagnia di Reed Hastings si è fatta sentire dov’è più forte: i numeri.

Il più recente studio Nielsen sull’argomento, il Total Audience Report, ha infatti mostrato come la compagnia ormai detenga il 31% dello streaming totale negli Stati Uniti, anche se forse la vera sorpresa è chi è al secondo posto: YouTube, con il 21%, seguita da Hulu (al 12%) e Amazon Prime (8%), mentre il restante 28% è composto da tutti gli altri servizi di streaming sommati (per capirci, un servizio totalmente sconosciuto in Europa come Tubi ha ben 25 milioni di iscritti, da paragonare ai 28 di Disney Plus).

Il risultato è particolarmente interessante nel pieno svolgimento di quelle che i media americani hanno chiamato “le guerre dello streaming”, con l’arrivo di nuovi pesi massimi come Apple TV Plus e la stessa Disney Plus ma soprattutto con l’uscita contemporanea di decine di contenuti inediti da parte delle diverse piattaforme (e su SosTariffe.it si possono sempre confrontare i servizi attualmente disponibili in Italia per scegliere quello più adatto alle proprie esigenze).

Se sui social sembrava che l’adorabilità di Baby Yoda avesse fatto pendere la bilancia in favore di Disney grazie a The Mandalorian, in realtà è stata The Witcher di Netflix a mostrare l’interesse più alto, forte di un franchise di videogiochi che ha fatto la storia nel settore action RPG. Va detto, però, che Disney Plus non è ancora disponibile in tutto il mondo (arriverà in Italia a marzo, ad esempio), e quindi i risultati non possono essere considerati del tutto accurati: pure la stessa Netflix l’ha ammesso, non mancando però di far notare che The Witcher sia stata la sua prima stagione di serie più popolare di sempre, con 76 milioni di account sintonizzati sulle avventure di Geralt di Rivia nelle prime quattro settimane dal lancio.

Un solo servizio di streaming? Un’idea del passato

Gli ultimi risultati di Netflix hanno visto l’audience aumentare di 8,33 milioni di account, rispetto ai 7 milioni attesi: 4,42 milioni di nuove iscrizioni in Europa, Medio Oriente e Africa, 2,04 milioni in America Latina e 1,75 nell’Asia e nel Pacifico. Il profitto nell’ultimo quarto fiscale è stato di 587 milioni; un anno fa era stato di soli 133,9 milioni, con un aumento del fatturato del 31%, a 5,47 miliardi dollari.

Ma come si è detto, si tratta di mesi davvero caldi per il mondo dello streaming. Il rapporto Nielsen ha mostrato come il 93% degli utenti si dichiari intenzionato ad aumentare il numero di abbonamenti a servizi analoghi – ormai è tramontata da tempo l’illusione di poter avere un unico servizio con tutti i contenuti desiderati, un po’ come era Sky in Italia qualche anno fa, prima dell’avvento di Netflix – o perlomeno a mantenere lo stesso numero; il 60% degli americani ha già più di un account streaming.

L’insidia però è dietro l’angolo, visto che il Total Audience Report ha analizzato anche i motivi per cui un utente decide di cancellare il proprio abbonamento: e il prezzo è al primo posto, con il 42% degli intervistati che ha dichiarato di non usare un determinato servizio abbastanza da valere la spesa. Al secondo posto, il passaggio a servizi gratuiti e al terzo l’aver già visto tutti i contenuti di interesse: questo spiega perché, in un’epoca di binge-watching con intere stagioni viste in un paio di sere, è essenziale che Netflix e soci per sopravvivere continuino a produrre contenuti originali.

Un giorno in più dedicato alla televisione

Il risultato è che guardiamo più televisione di prima, con buona pace di chi considerava l’intrattenimento video in calo, superato dal computer. Secondo quanto dichiarato dal SVP of Audience Insights di Nielsen, Peter Katsingris, «lo streaming video ha alterato le nostre abitudini e ha aiutato i consumatori a fare qualcosa che solo pochi anni fa sarebbe stato del tutto impensabile: aumentare il tempo dedicato ai media. Con così tanti contenuti disponibili, oggi i consumatori spendono circa un giorno in più alla settimana a guardarli rispetto a sei anni fa».

Sempre secondo Katsingris, il proliferare dei servizi di streaming si può definire a buon diritto «l’evento più dirompente nel mondo dei media dell’ultimo mezzo secolo». E se a questo aggiungiamo che tutti i servizi di contenuti video e audio sono disponibili anche nei nostri cellulari e nei tablet, e che la disponibilità di una connessione non è obbligatoria nemmeno più in mobilità grazie alla possibilità di scaricare detti contenuti direttamente sui nostri dispositivi, è chiaro come lo streaming sia ormai parte delle nostre vite, e con tutta l’intenzione di restarci a lungo.

Fonti: https://www.cnet.com/news/netflix-dominates-viewing-on-tvs-over-all-other-streaming-services/

https://www.cnet.com/news/netflix-takes-swipe-at-disney-plus-by-adding-still-more-members-worldwide/

https://www.fastcompany.com/90462908/attention-disney-and-netflix-42-of-streaming-tv-viewers-cancel-their-service-for-the-same-reason