L'istruttoria

Android, anche l’Antitrust italiana apre istruttoria contro Google per abuso di posizione dominante

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Secondo l'Autorità italiana, Google, tramite il sistema operativo Android, detiene una posizione dominante nel mercato dei sistemi operativi per smart device ed avrebbe rifiutato di integrare nell’ambiente Android Auto l'app X Recharge di Enel.

Google, tramite il sistema operativo Android, detiene una posizione dominante nel mercato dei sistemi operativi per smart device ed avrebbe rifiutato di integrare nell’ambiente Android Auto la appEnel X Recharge”, sviluppata da Enel per fornire agli utenti finali informazioni e servizi per la ricarica delle batterie delle auto elettriche.

A dirlo è l’Autorità italiana garante della concorrenza e del mercato, che ha avviato l’istruttoria per presunto abuso di posizione dominante.
Il procedimento, che è stato avviato l’8 maggio, si concluderà entro il 30 maggio 2020.

Antitrust: ‘Android Penalizza l’app Enel X Recharge’

Android Auto consente ai possessori di smartphone Android di utilizzare in maniera facile e sicura alcune app e funzionalità del telefonino quando sono alla guida di un veicolo. Pertanto, l’esclusione della app Enel X Recharge da Android Auto riduce la fruibilità di tale app da parte degli utenti e limita le possibilità di questi ultimi di usare le utilità della app, tra cui la prenotazione delle colonnine di ricarica.

Google difende Maps

L’interesse di Google sembrerebbe quello di difendere e rafforzare il modello di business della propria app Google Maps, che offre una vasta gamma di servizi agli utenti finali, tra cui anche informazioni sulla localizzazione delle colonnine per la ricarica delle auto elettriche e indicazioni su come raggiungerle. Google Maps rappresenta altresì un punto di accesso agli utenti finali nonché al flusso di dati generato dalle attività degli stessi.

La replica di Google

Secondo quanto dichiarato da un portavoce di Google in risposta all’avvio dell’istruttoria “Android Auto è progettato pensando alla sicurezza, per ridurre al minimo le distrazioni e garantire che le app possano essere utilizzate in modo sicuro durante la guida. Stiamo rivedendo il provvedimento, continueremo a collaborare con le autorità per risolvere le loro preoccupazioni“.

Android: il problema della posizione dominante

L’abuso di posizione dominante per Android non è una novità per il colosso americano, soprattutto in Europa.

Già nel luglio 2018 la Commissione europea ha inflitto a Google un’ammenda di 4,34 miliardi di euro (la più alta mai commiata) per pratiche illegali riguardanti i dispositivi mobili Android volte a rafforzare la posizione dominante del motore di ricerca di Google. Secondo la Commissione europea, l’azienda di Mountain View aveva violato le norme antitrust dell’Unione per tre motivi:

  • Per l’obbligo ai fabbricanti di pre-installare Google Search e il browser Google Chrome e di impostare Google Search come motore di ricerca predefinito sui loro dispositivi, come condizione per poter concedere in licenza determinate applicazioni di cui Google detiene i diritti;
  • Per il divieto ai fabbricanti di vendere dispositivi mobili intelligenti che utilizzano sistemi operativi concorrenti basati sul codice sorgente aperto Android;
  • Per l’offerta di incentivi finanziari fabbricanti e agli operatori di reti mobili affinché pre-installino esclusivamente Google Search sui loro dispositivi.

La terza multa in quasi due anni

L’ultima multa per abuso di pozione dominante risale al 20 marzo 2019 quando la Commissione europea ha inflitto al colosso americano un’ammenda pari a 1,49 miliardi di euro per violazione delle norme antitrust dell’UE.

Secondo la Commissione Google ha abusato della propria posizione dominante sul mercato imponendo una serie di clausole restrittive nei contratti con siti web di terzi che hanno impedito ai concorrenti di Google di inserire su tali siti le proprie pubblicità collegate alle ricerche.

La prima multa risale invece al giugno 2017 la Commissione ha inflitto a Google un’ammenda di 2,42 miliardi di euro per aver abusato della sua posizione dominante come motore di ricerca conferendo un vantaggio illegale al proprio servizio di acquisti comparativi.