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Wind-3 Italia: lo ‘tsunami’ Niel arriva sul mercato mobile italiano

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Se Iliad dovesse riproporre il dirompente modello tariffario di Free, difficilmente la fusione tra il terzo e il quarto operatore mobile porterebbe l’attesa pax sui prezzi sul mercato mobile italiano.

Per chi ha seguito le vicende legate allo sbarco di Free sul mercato mobile francese nel 2012, la notizia dei negoziati esclusivi tra Iliad e CK Hutchison e Vimpelcom (proprietari di 3 Italia e Wind) per la creazione di un quarto operatore sul mercato mobile italiano evocherà un termine molto usato in quel periodo sul mercato mobile transalpino: tsunami.

Iliad, casa madre di Free e di proprietà di quello Xavier Niel che aveva comprato anche una partecipazione potenziale del 15% in Telecom Italia, ha presentato un’offerta più convincente di quella di Fastweb (si parla di 1,8 miliardi di euro) e ha quindi avviato negoziati esclusivi per rilevare gli asset messi sul piatto da Wind e 3 Italia con l’obiettivo di ottenere il via libera della Ue alla fusione.

Hutchison e Vimpelcom stanno tentando il tutto per tutto per evitare l’invio di una comunicazione degli addebiti, passo formale con cui l’antitrust di Bruxelles informa per iscritto le parti interessate sugli addebiti mossi nei loro confronti. Se riuscissero nel loro intento, cosa che ad Hutchison non è riuscita sul mercato britannico, ci sarebbe la speranza di riuscire a ottenere l’ok dell’Antitrust europeo già l’8 settembre.

I dettagli delle concessioni portate sul tavolo della Ue sono stati anticipati nei giorni scorsi dalla Reuters, secondo cui il documento presentato all’antitrust europeo prevede la cessione a un concorrente di frequenze da 900 MHz a 2640 MHz. Al nuovo operatore che fosse interessato a entrare nel mercato italiano, andrebbero anche 5.425 siti mobili, ai quali potrebbero aggiungersene altri 3 mila. Spettro e siti sarebbero resi disponibili in diverse fasi entro la fine del 2019.

Sul piatto ci sarebbe anche un accordo di roaming quinquennale, rinnovabile per altri 5 anni, che coprirebbe l’accesso dai servizi 2G a quelli 5G.

Se la cessione degli asset andasse in porto, la Ue potrebbe forse decidere di dare il via libera alla fusione da 20 miliardi di euro tra Wind e 3 Italia, rinfrancata dal mantenimento di un livello di concorrenza accettabile in un mercato in cui manca un numero congruo di operatori virtuali. Per gli analisti di Mediobanca, “non stupisce vedere Iliad tentare di assicurarsi gli asset, visto che dal consolidamento trarrebbe vantaggio anche Telecom Italia”.

Certo è che se Iliad dovesse riproporre il dirompente modello tariffario di Free, difficilmente la fusione tra il terzo e il quarto operatore mobile porterebbe l’attesa pax sui prezzi del mercato mobile italiano.

Anzi, l’ingresso di Niel rischia di stravolgere gli equilibri del mercato, dati i precedenti del mercato francese dove l’arrivo di Free ha causato un vero e proprio terremoto, generando una guerra dei prezzi tra gli altri operatori costretti ad adeguarsi alle offerte a prezzo stracciato del nuovo arrivato.

Ma è proprio questa la mission che da sempre caratterizza Xavier Niel, che in Francia all’inizio degli anni 2000 venne ribattezzato il ‘Robin Hood della banda larga’.