WhatsApp si prepara ad accogliere la pubblicità. Meta ha annunciato l’introduzione di tre nuove funzionalità commerciali pensate per monetizzare la piattaforma di messaggistica più popolare al mondo, usata ogni giorno da oltre 2 miliardi di persone.
Le tre novità: Status Ads
Le nuove funzioni saranno integrate nella scheda “Aggiornamenti” – la sezione che ospita gli Stati e i Canali – usata quotidianamente da circa 1,5 miliardi di utenti nel mondo. Si tratta di:
Per la prima volta, WhatsApp ospiterà pubblicità visibili negli Stati, l’equivalente delle Stories su Instagram. Gli annunci sponsorizzati appariranno tra un aggiornamento e l’altro, ma non entreranno nelle chat. Il targeting sarà minimale: si baserà su dati come la lingua del dispositivo e la posizione approssimativa (città o Paese).
Promozione dei Canali
Introdotti nel 2023, i Canali sono strumenti di comunicazione unidirezionale sempre più diffusi. Le aziende, i media e i creator potranno ora pagare per promuovere i propri Canali nella sezione “Scopri”, aumentando visibilità e follower, in un modello simile a quanto già avviene su Telegram.
Abbonamenti premium ai Canali WhatsApp
WhatsApp consentirà ai gestori dei Canali di attivare contenuti a pagamento tramite abbonamenti mensili. Meta non tratterrà commissioni per il primo anno. L’obiettivo: fidelizzare gli utenti e creare un flusso di entrate diretto per creator, media e brand, seguendo modelli già visti su Patreon o YouTube Membership.
Chat e gruppi restano esclusi
Meta ha assicurato che le conversazioni private resteranno fuori da ogni forma di monetizzazione. “Voglio essere molto chiara: i messaggi, le chiamate e gli stati rimarranno criptati end-to-end. Nessuno, nemmeno noi, può vederli”, ha dichiarato Nikila Srinivasan, VP Product Management di Meta.
L’azienda precisa inoltre che nè i numeri di telefono non saranno venduti né condivisi con gli inserzionisti; i contenuti di chat, gruppi e chiamate non verranno utilizzati per il targeting pubblicitario e che gli annunci negli Stati o nei Canali si baseranno solo su dati generici (lingua, Paese, attività nella sezione “Aggiornamenti”).
La distribuzione sarà graduale. Meta non ha fornito una data precisa, ma ha confermato che il rilascio avverrà nei prossimi mesi, e che non tutti gli utenti vedranno subito le nuove funzioni, che saranno attivate progressivamente a seconda dei mercati.
WhatsApp, dalla gratuità alla pubblicità: una svolta inevitabile
Quando WhatsApp fu lanciata, prometteva un modello semplice e quasi “romantico”: niente pubblicità, niente profilazione, un canone simbolico di 89 centesimi l’anno. Poi, con l’acquisizione da parte di Facebook (oggi Meta) nel 2014, tutto è cambiato. Il canone annuale è stato abolito per “favorire la crescita”, ma col tempo è apparso chiaro che quel gesto non era un regalo: era un investimento strategico.
Oggi Meta annuncia l’arrivo della pubblicità anche su WhatsApp. Non dentro le chat, certo, ma pur sempre dentro l’app. La promessa di tenere la messaggistica fuori dal perimetro commerciale resiste formalmente, ma il perimetro si è allargato: Stati, Canali, promozione a pagamento, abbonamenti premium. WhatsApp sta diventando una piattaforma editoriale e commerciale, più simile a Telegram o a Instagram.
Perché questo cambio di rotta?
La risposta è semplice: sostenibilità economica. WhatsApp ha 2 miliardi di utenti ma ha sempre generato ricavi marginali rispetto a Facebook e Instagram. Mantenere un’infrastruttura globale sicura, criptata e affidabile costa, e l’app non ha mai capitalizzato davvero la sua base utenti.
Meta, nel frattempo, ha bisogno di diversificare i ricavi. Il mercato pubblicitario è affollato, la concorrenza di TikTok è feroce, e il metaverso – grande scommessa del gruppo – non è ancora redditizio. In questo scenario, monetizzare WhatsApp non è una scelta ideologica, ma una necessità industriale.
Per Meta WhatsApp è tempo che contribuisca al fatturato, come fanno già Facebook, Instagram e Messenger
Sì e no. Meta resta una delle big tech più ricche al mondo, con decine di miliardi di dollari di utile ogni anno. Ma gli investitori chiedono rendimenti crescenti, e ogni prodotto deve “dimostrare di valere”. WhatsApp ha avuto dieci anni di “protezione” interna. Ora è tempo che contribuisca al fatturato, come fanno già Facebook, Instagram e Messenger.
Meta promette che le chat resteranno private, i numeri non saranno venduti e la pubblicità sarà discreta. Ma ogni cambiamento nel modello di business comporta un rischio: erodere la fiducia che gli utenti hanno riposto in un’app percepita come personale, intima, riservata.