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Vorticidigitali. Cos’è lo shoppable content, la nuova forma di marketing digitale per l’eCommerce

di Andrea Boscaro, fondatore di The Vortex |

Di fronte ad una navigazione sempre più social e mobile il marketing digitale si sta sempre più evolvendo. Lo shoppable content permette ai brand di offrire collegamenti diretti a prodotti acquistabili all’interno dei loro contenuti.

Vorticidigitali è una rubrica settimanale a cura di @andrea_boscaro promossa da Key4biz e www.thevortex.it. Per consultare gli articoli precedenti, clicca qui.

La scorsa settimana il Legislatore ha normato la modalità con la quale influencer ed editori online debbono indicare chiaramente i contenuti che rappresentano una forma di comunicazione pubblicitaria: anche se in realtà il codice di autodisciplina già determinava di farlo con tag “adv” o simili, tale provvedimento alza ulteriormente l’asticella per fornire indicazioni chiare a vantaggio dei lettori, dei consumatori e del mercato.

Questo cambiamento, coniugato al bisogno di produrre, da parte di influencer ed editori, contenuti sempre più adeguati a minimizzare il tasso di rimbalzo derivante dal traffico mobile e social e sempre più efficaci in termini di distribuzione sui social media così da essere «shareable» e quindi produrre accessi qualificati ai partner commerciali, rende ancor più interessante l’ascesa del cosiddetto “shoppable content“.

Di cosa si tratta?

Un contenuto “shoppable” può essere:

  • un’immagine, presente su un blog, che contiene tag linkati a schede prodotto che consentono l’acquisto online;
  • un contenuto editoriale che contiene tali immagini descrivendone le caratteristiche così da risultare esplicativo, curatoriale o ispirazionale;
  • un video che, nel rappresentare una storia, favorisca l’approfondimento ai prodotti presenti e ne agevoli la scoperta attraverso i relativi tag inseriti nel filmato;
  • un post, su Facebook, su Instagram e su Pinterest con tali tag.

È evidente che la maturità del commercio elettronico, anche nei settori legati alla moda e al lusso, sta favorendo lo sviluppo di questo format così come l’ascesa di forme narrative che su Internet lo valorizzano come il branded content e il native advertising.

Se nuovi tool favoriscono la realizzazione tecnica di “shoppable content” (es. Thinglink), le stesse piattaforme social oggi stanno mettendo a disposizione nuovi strumenti per veicolarlo al meglio:

  • Pinterest ha da tempo rilasciato le funzionalità “buyable pin” e “shop the look”;
  • Facebook ha introdotto per tutte le Pagine le Vetrine in cui caricare vere e proprie schede prodotto taggabili all’interno di post testuali e video;
  • da qualche mese, è possibile non solo taggare prodotti, ma anche taggare i partner commerciali attraverso i co-branded post su Facebook;
  • anche sul piano pubblicitario, sono oggi presenti le Collezioni ovvero i formati creativi con i quali il prodotto taggato può essere promosso attraverso una visualizzazione mobile full-screen;
  • Instagram sta sperimentando i co-branded post negli Stati Uniti.

Di fronte ad una navigazione sempre più social e mobile, è pertanto evidente che scelte di contenuto “shoppable” possono pertanto essere nuove frecce nella faretra di chi ha interesse, per ragioni di target, a stimolare in tale modo un acquisto immediato o a usare la leva emozionale per fare scoprire un nuovo bene.