e le backdoor degli Ott?

Vodafone smentisce Bloomberg: ‘Le backdoor (risolte 7 e 8 anni fa) non avrebbero consentito a Huawei l’accesso ai dati’

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Vodafone smentisce l’agenzia affermando che le vulnerabilità, riscontrate in alcuni apparati forniti da Huawei e subito risolte tra il 2011 e il 2012, ‘non avrebbero potuto dare alla Tlc cinese l'accesso non autorizzato alla rete fissa della compagnia in Italia’. Una notizia falsa per favorire la propaganda Usa. Per cui nessun allarme, soprattutto per il 5G. Ma perché le backdoor di WhatsApp e Facebook non destano scalpore?

Una storia vecchia emersa oggi con l’aggiunta di una grave notizia falsa per avvalorare la propaganda Usa contro Huawei. È vero che il gruppo Vodafone ha riscontrato vulnerabilità in alcuni apparati forniti dalla Tlc cinese, ma le problematiche in Italia, come riportato dall’agenzia Bloomberg, “sono state tutte risolte tra il 2011 e il 2012 e non abbiamo prove”, ha sottolineato Vodafone, “di accessi non autorizzati”.

È falso, invece, ha aggiunto Vodafone, “quanto riportato da Bloomberg che afferma come tali vulnerabilità avrebbero potuto ‘aver dato a Huawei l’accesso non autorizzato alla rete fissa della compagnia in Italia’.

La backdoor è un protocollo comunemente utilizzato per funzioni diagnostiche

Per cui non esiste nessun pericolo di sicurezza alla rete di Vodafone Italia. “La ‘backdoor’ a cui Bloomberg fa riferimento”, spiega la nota di Vodafone, “è Telnet, che è un protocollo comunemente utilizzato da molti fornitori del settore per l’esecuzione di funzioni diagnostiche. Non sarebbe stato accessibile da internet”.

Il gruppo sottolinea inoltre che “i problemi sono stati identificati da test di sicurezza indipendenti, avviati da Vodafone” nell’ambito delle misure di sicurezza che sono di routine per il gruppo di tlc.

Nessun pericolo di sicurezza alla rete di Vodafone Italia: ‘Appena riscontriamo vulnerabilità le risolviamo insieme al fornitore’

“Nel settore delle telecomunicazioni non è raro che le vulnerabilità nelle apparecchiature dei fornitori siano identificate dagli operatori e da altre terze parti”, ha affermato la Vodafone, che dichiara anche di “prendere molto sul serio la sicurezza ed è per questo che testiamo in modo indipendente le apparecchiature che implementiamo per rilevare se esistono tali vulnerabilità. Se esiste una vulnerabilità, Vodafone lavora con quel fornitore per risolverla rapidamente“. E così è avvenuto nei due casi segnalati, che rappresentano per Huawei “una sfida a livello di settore”, non un problema tipico della Tlc, che in una nota ha affermato: “Come ogni fornitore di ICT, abbiamo un processo di notifica e patching pubblico consolidato e, quando viene identificata una vulnerabilità, lavoriamo a stretto contatto con i nostri partner per l’azione correttiva appropriata”.

5G, Vodafone contraria al ban a Huawei

Dunque, da questa notizia riportata da Bloomberg non scatta automaticamente nessun allarme sulla vulnerabilità delle apparecchiature fornite da Huawei, soprattutto su quelle utilizzate per la rete 5G. Anzi, è una controprova della sicurezza delle apparecchiature di Huawei, costantemente verificate dagli operatori, e degli alti standard di sicurezza di Vodafone che appena riscontra delle vulnerabilità nelle apparecchiature le risolve prontamente insieme al fornitore. Anche per questo motivo da quando le backdoor sono state identificate, il rapporto tra Vodafone e la compagnia di Shenzhen non si è allentato, ma è diventato sempre sinergico. Infatti, sul 5G Vodafone è tra i vettori contrari al ban nei confronti di Huawei, come invece pretendono gli Stati Uniti, per due motivi principali:

  • I prezzi offerti dalla società cinese sono particolarmente accessibili rispetto ai competitor.
  • Bannare Huawei in Europa significherebbe sviluppare la rete 5G e poi la commercializzazione dei servizi almeno con due anni di ritardo rispetto agli Usa. Ecco qual è l’obiettivo non dichiarato della campagna americana.

La notizia, quindi, di Bloomberg sembra solo avvalorare la propaganda Usa secondo la quale il colosso di Shenzhen agisce come agente di spionaggio della Cina e quindi rappresenti un rischio per la sicurezza nazionale dei Paesi che utilizzano le apparecchiature fornite da Huawei.

Perché non destano scandalo e preoccupazione per la privacy le backdoor dei Big Tech?

Ma perché non destano altrettanto scandalo e preoccupazione per la privacy sia degli utenti sia delle Istituzioni le backdoor dei Big Tech?

Nel 2017 è stata scoperta quella di WhatsApp, l’ha trovata un ricercatore americano intervistato dal Guardian.

Nel 2018 Il Wall Street Journal rivela quella di Facebook, grazie alla quale un “piccolo gruppo” di dipendenti può accedere a qualsiasi profilo degli utenti e vedere anche i dati sensibili, come foto e post condivisi solo con determinati amici e messaggi privati. (L’articolo del Wall Street Journal)

Infine, sempre nel 2018 sono state trovate 5 backdoor nei router di Cisco. Il principale fornitore mondiale di apparecchiature di rete e di software aziendali ha poi rimosso 4 mesi dopo una serie di backdoor dai suoi prodotti.