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Vivendi, presto l’anti-Netflix. Tra i Paesi forse l’Italia

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La holding francese, che si prepara all’ingresso ufficiale in Telecom Italia, starebbe per lanciare un nuovo servizio on-demand. Sbarco previsto in diversi europei, tra cui l’Italia, e in Giappone dove Netflix non è ancora presente.

Sempre più vicino l’ingresso della francese Vivendi in Telecom Italia. “Nelle prossime settimane“, informa il gruppo d’oltralpe, come conseguenza dello sblocco della cessione della brasiliana Gvt a Telefonica, Vivendi diventerà il primo azionista di Telecom Italia con l’8,3% delle azioni ordinarie.

Un cambio di passo importante per l’operatore tlc che avrà sicuramente ricadute su tutto il mercato a partire dall’industria media.

Il core business di Vivendi è, infatti, incentrato sull’attività dei contenuti e dell’entertainment.

Il braccio forte è la pay tv CanalPlus che troverà in Italia un nuovo canale di distribuzione.

Il tutto mentre restano aperte le trattative con Mediaset Premium che potranno apriranno a dinamiche del tutto nuove con possibilità di modificare gli attuali equilibri, anche nella tv in chiaro.

A capo di Vivendi c’è Vincent Bolloré, uomo emblematico, presente anche nel capitale di Mediobanca, che sicuramente vorrà un ruolo di primo piano anche in Italia.

Gli osservatori restano quindi concentrati su questa potente holding, che controlla anche Universal Music, cercando di prevedere quali potrebbero essere le mosse future.

E già si parla di una prima novità.

Missione, andare oltre Netflix

Pare, infatti, che Vivendi stia per lanciare un servizio illimitato che metterebbe insieme musica e video on-demand.

Secondo le indiscrezioni, sarebbero coinvolti diversi Paesi europei, forse anche l’Italia, e il Giappone.

Al momento il gruppo non ha però voluto commentare la notizia.

L’operazione permetterebbe alla società di poter usare una piccola parte del miliardario tesoretto che sonnecchia in banca e che servirà anche per altre scelte strategiche.

Obiettivo, potenziare gli asset dei media. Questo ormai appare certo dopo la campagna di dismissioni avviata da Bolloré delle controllate tlc.

Con il nuovo servizio VOD, Vivendi non intende solo competere con Netflix o le altre web company leader dei servizi streaming. Vuole andare oltre.

Da qui il progetta di legare l’on-demand alla musica, offrendo qualcosa di veramente originale.

Ma perché il Giappone?

Questa scelta potrebbe sorprender ma ha in realtà forti motivazioni. Il Paese del sol levante è infatti da sempre molto interessato ai contenuti francesi e poi, cosa ancora più importante, non ha ancora Netflix (lo sbarco degli americani è previsto per il prossimo autunno, ndr).

Vivendi ha già lanciato servizi simili in almeno tre Paesi. Naturalmente in Francia dove CanalPlay, attiva dal 2011, conta 600 mila abbonati; in Canada dove dal 2013 offre in collaborazione con Dailymotion un servizio VOD a 7,99 dollari al mese; e poi c’è la Germania dove da gennaio 2013 è presente con un’offerta da 8,99 euro mensili sotto il brand Watchever.

 

Il nodo della Germania

Il servizio tedesco non va però bene come si sperava. Il gruppo non ha reso noti gli ultimi dati ma pare che gli abbonati siano passati da 300-500 mila di un anno fa a meno di 200 mila. Nel 2013 inoltre ci sarebbero state perdite per 73 milioni di euro contro un fatturato di 8,4 milioni.

Vivendi si rifiuta al momento di comunicare il numero degli abbonati e i ricavi del 2014.

Bolloré è corso ai ripari, mandando Merrill Lynch in avanscoperta.

La missione è cedere Watchever, anche se Vivendi ha risposto che ‘non è in vendita’.

In realtà non ha forse trovato i giusti acquirenti.

L’industriale bretone è quindi passato al piano B: ridurre le perdite e vagliare nuovi modelli.

Lo stato maggiore di Watchever – i francesi Cédric Ponsot e Thibaut Morin e i tedeschi Stefan Schulz e Sabine Anger – aveva in passato già sperimentato in Francia un servizio che mescolava musica e video on-demand sotto il marchio ZaOza che nel 2010 contava 670 mila clienti.

Ma fu un fiasco con 135 milioni di perdite cumulate in sei anni.

Nel 2012 Vivendi ha deciso di porre un freno a questa emorragia e ha chiuso ZaOza. A peggiorare le cose c’è il fatto che questi servizi sono stati creati da due team rivali, da una parte quelli di CanalPlus e dall’altra quelli di Vivendi.

Ma questa volta no.

A supervisionare il lancio del nuovo servizio ci sarà un uomo chiave, Rodolphe Belmer, Ceo di CanalPlus e presidente di Vivendi Contents.

Sarà la volta buona?

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