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Vivendi, il dossier Mediaset Premium resta caldo

Mediaset

Si fanno nuovamente insistenti i rumor sul presunto interesse di Vivendi per Mediaset Premium.

Anche se i vertici della media company francese continuano a smentire operazioni imminenti (lo ha fatto anche questo fine settimana al Forum Ambrosetti di Cernobbio l’amministratore delegato Arnaud de Puyfontaine, ndr) secondo alcune informazioni ottenute dall’agenzia Bloomberg, il gruppo sarebbe invece disposto a un investimento significativo per entrare nella pay tv del Biscione.

Una mossa che probabilmente non dispiacerebbe a Mediaset. Più volte Pier Sivlio Berlusconi, ribadendo che Premium non è vendita, ha confermato l’interesse a partnership con operatori industriali. E Vivendi è ovviamente in pole position.

Che non sia questa la volta buona?

Vivendi può inoltre contare su una partecipazione in Telefonica che ha a sua volta una quota dell’11% in Premium.

Insomma una mossa interessante, specie in questo momento di forti tensione tra Mediaset e Sky al punto che da Cologno Monzese hanno deciso che da mezzanotte di oggi i tre canali generalisti di Mediaset non saranno più visibili sulla pay tv di Murdoch come risposta alla decisione della società di non voler pagare i retransmission fee.

E così mentre Mediaset si scontra con Sky, la possibilità di un accordo con Vivendi si fa più interessante.

Le voci hanno ripreso a circolare sulla scia delle ultime dichiarazioni arrivate dai francesi che, sia in occasione della presentazione dei dati di bilancio che al workshop di Cernobbio, hanno ribadito il proprio progetto di diventare una potente media company con importanti ramificazioni soprattutto nell’Europa del Sud.

Riflettori accesi in particolare su Italia e Spagna dove Vivendi vorrà avere i suoi due avamposti.

La compagnia in ogni caso dovrà essere più chiara sulla propria strategia per il nostro Paese, specie sul proprio ruolo in Telecom Italia dove controlla una quota del 14,9% con possibilità di salire oltre al 20%.

Le domande che si pone il mercato sono ancora tante.

Perché vendere gli asset delle tlc come Sfr in Fracia e Gvt in Brasile per poi ritagliarsi un ruolo di rilievo dentro Telecom Italia?

Dove investirà il ‘tesoretto’ di 9 miliardi di euro?

Quali sinergie con i contenuti delle diverse divisioni?

“Roma non fu costruita in un giorno“, ha detto Puyfontaine a Bloomberg.

“Quando hai in mente un progetto ci sono diverse tappe da raggiungere, questo non avviene in un attimo“, ha precisato, lasciando intendere che sarà un piano a lungo termine.

Il mercato resta al momento insoddisfatto, vorrebbe sapere di più.

Quello che è certo è che la holding che possiede Canal+ e Universal Music Group sostiene pienamente l’investimento in Telecom Italia, come ha sottolineato Puyfontaine, compresa l’implementazione della rete a banda ultra larga in Italia che potrebbe aiutare Vivendi nella distribuzione dei contenuti.

La società ha più trattative aperte. L’obiettivo è chiaro: diventare una compagnia del calibro di Google, Apple o dell’eterno rivale Sky.

Una sfida che piace a Telecom Italia. Il presidente Giuseppe Recchi ha ribadito l’intenzione di studiare possibilità di collaborazione, guardando al modello di alleanze già strette con Netflix, Sky e Mediaset. “Gli accordi che possiamo fare con Vivendi per la distribuzione di contenuti di qualità, sono eccezionali“, ha sottolineato Recchi.

I giochi sono aperti.

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