la strategia

Vivendi, cosa ha in mente Bolloré davvero?

di |

Il finanziere bretone è salito nel giro di pochi mesi al 20% di Vivendi ed entro aprile potrebbe arrivare al 29%. Cosa c’è dietro?

Cosa ha in mente Vincent Bolloré? Se lo stanno chiedendo in molti dopo la notizia che è arrivato, con un investimento di poco più di un miliardo, a salire al 20% di Vivendi nel giro di pochi mesi.

Secondo alcuni la strategia del finanziere è quella di assicurare un patrimonio più solido ai suoi figli.

Stando al parere di altri, il progetto sarebbe quello di una fusione con Havas, la società pubblicitaria di cui il figlio Yannick, che da maggio è anche nel Cda di Vivendi, è Ceo.

Questa operazione farebbe di Vivendi un’holding ancora più diversificata con asset nelle tlc (Telecom Italia…), nei videogame (Ubisoft e Gameloft), nella musica (Universal Music), nella pay tv (Canal+), nel cinema (Studiocanal) e infine anche nell’advertising (Havas).

Altri osservatori ritengono che l’operazione avrà ripercussioni importanti nell’accordo ancora in sospeso con Mediaset per Premium e sarebbe questa la ragione per cui Bolloré ha preferito temporeggiare.

In altre parole, con una quota del 20% e i diritti di voto doppi connessi alle azioni che sta acquistando, dovrebbe arrivare a detenere entro il prossimo 20 aprile circa il 29% dei diritti di voto di Vivendi.

Questo gli darebbe maggiore potere sulle future scelte che riguarderebbero anche Mediaset.

Eppure le ragioni potrebbero essere altre.

Il gruppo del finanziere che porta il suo nome sta attraverso da tempo un periodo difficile, scriver il sito francese Challenges. Nel primo semestre l’utile netto ha perso il 27% su un’attività in calo del 7%.

Anche il business core, che è quello di trasporti e logistica (55% del fatturato), è sceso dell’8%.

Negli ultimi anni l’azienda ha diversificato le attività: ferrovie in Africa, tlc con Telecom Italia, batterie elettriche e stoccaggio di energia elettrica con Blue Solutions… Tre importanti operazioni che ad oggi rappresentano un rischio di 3 miliardi di euro di investimenti.

Per il gruppo Bolloré, osserva Challenges, l’Africa ha da sempre rappresentato una vacca da mungere grazie in particolare ai cantieri navali e alle attività portuali in Costa d’Avorio e in Guinea. Ma c’è anche la ferrovia. Adesso è impegnato nella costruzione di un anello ferroviario di 2.500 km che collegherà cinque paesi dell’Africa occidentale tra Abidjan e Cotonou. Un investimento di 2,5 miliardi di euro in dieci anni.

Finora Bolloré ha speso 300 milioni ma le sue attività rischiano un rallentamento per difficoltà con le autorità politiche locali.

Nel 2014, nell’ambito della vendita della controllata brasiliana GVT alla spagnola Telefonica, Vivendi ottiene una partecipazione in Telecom Italia.

All’epoca era di circa l’8%, oggi è del 24,9%.

Il titolo della telco non è, però, andato molto bene e Bolloré rischia una potenziale perdita di 1 miliardo di euro.

Il finanziere che ha piazzato un nuovo Ad alla testa di Telecom Italia, Flavio Cattaneo, ha grandi ambizioni per l’operatore tlc specie per il 4G e la fibra ottica. Settori nei quali l’Italia però è in forte ritardo.

L’operatore dovrebbe beneficiare della riduzione del numero dei player da quattro a tre e guadagnare quote di mercato.

Il rovescio della medaglia, Telecom Italia ha un indebitamento netto di circa 27 miliardi di euro (quattro volte il suo Ebitda).

Il gruppo Bolloré si rifà con Blue Solutions che ha pochi debiti e ha beneficiato di un’iniezione di capitale (133 milioni di euro) nel 2014. Le performance in Borsa di Blue Solutions non sono però eccezionali.

Il punto è, secondo un ex dirigente del gruppo, che Bolloré gestisce tutto senza un reale contropotere anche se, osserva il manager, forse tra 20 anni avrà ragione su tutti e avrà vinto tutte le proprie sfide. Chissà.

Intanto si attenda la prossima mossa che dovrebbe essere di su Mediaset Premium.