Consolidamento

Vimpelcom insiste: ‘Fiduciosi su chiusura della fusione Wind-3 entro l’anno’

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Per gli analisti di Fitch Ratings, tuttavia, sul giudizio della Commissione peserà la mancanza in Italia di un numero congruo di MVNO che potrebbero contribuire a mantenere la pressione sui prezzi in un mercato con un operatore in meno. 

Vimpelcom, casa madre di Wind e terzo operatore russo, crede ancora nella possibilità di ottenere da Bruxelles il via libera per la fusione tra Wind e 3 Italia e di poter concludere così l’operazione entro la fine dell’anno. Non così ottimisti sono invece gli analisti di Fitch Ratings.

Il 30 marzo 2016 la Commissione Europea, nel corso del normale svolgimento della sua attività, ha dato il via alla cosiddetta “Fase 2” dell’indagine per valutare se la proposta di joint venture tra Wind e 3 Italia è in linea con il regolamento Ue sulle concentrazioni.

Il progetto da 21,8 miliardi di euro creerebbe il principale operatore mobile italiano e la Ue ha aperto una indagine approfondita aperta dopo aver evidenziato il rischio di un possibile aumento dei prezzi e un calo degli investimenti nelle reti di telecomunicazioni mobili.

“Una decisione ampiamente attesa, che rientra nell’approccio della Commissione alle fusioni nazionali in ambito telecom e che non pregiudica in alcun modo l’esito finale delle considerazioni di Bruxelles sull’operazione”, ha indicato Vimpelcom a margine dei risultati finanziari

Il gruppo, prosegue la nota, “prevede che l’operazione si completerà verso la fine del 2016, ottenute le necessarie autorizzazioni”. Fino a quel momento, Wind e 3 Italia continueranno a operare separatamente.

Ieri, la bocciatura del progetto di fusione tra 3Uk (‘sorella’ britannica di 3 Italia) e O2 (controllata di Telefonica) ha spinto molti osservatori a ritenere che non c’è più spazio nella Ue per il consolidamento nazionale, nonostante le rassicurazioni del Commissario antitrust Margrethe Vestager.

Per Fitch Ratings, ad esempio, anche se dalla fusione tra 3 e Wind nascerà un operatore con una quota di mercato simile a quella degli altri due principali player (il mercato sarebbe quindi equamente diviso con TIM e Vodafone), sul giudizio della Commissione peserà la mancanza di un numero congruo di operatori virtuali che potrebbero contribuire a mantenere la pressione sui prezzi in un mercato con un operatore in meno.

Per gli analisti di Fitch Ratings, dunque, le telco europee dovrebbe cominciare a considerare altre opzioni per creare scala e migliorare l’efficienza operativa e finanziaria, specialmente per competere con gli incumbent che offrono servizi fissi e mobili.

Vimpelcom, che ha chiuso il primo trimestre con ricavi in calo del 12% a 2 miliardi di dollari e un Ebitda in calo del 19% a 758 milioni di dollari, colloca già Wind nelle attività in dismissione. I profitti di queste attività hanno segnato un calo al primo trimestre rispetto allo scorso anno dovuto al fatto che nei primi tre mesi del 2015 la società ha registrato un guadagno una-tantum di 322 milioni di dollari grazie alla vendita delle torri Galata a Cellnex avvenuta ad aprile 2015.

Anche la stessa Vimpelcom, controllata dall’oligarca russo Mikhail Fridman e dalla norvegese Telenor (che però ha messo in vendita la sua partecipazione) ha annunciato l’intenzione di vendere le sue torri tlc, una tendenza ormai consolidata tra gli operatori che possono così concentrarsi sul loro core business.

Quanto ai risultati di Wind, il primo trimestre si è chiuso con ricavi in calo dell’1,3% a 1 miliardo di euro e un Ebitda di 381 milioni di euro in diminuzione del 6,3% principalmente per l’impatto derivante dalla vendita del 90% della società delle torri, al netto del quale l’EBITDA diminuisce del 3,2%.

Crescita a doppia cifra (+13,0%) per i ricavi da internet mobile con i clienti dati in aumento del 6,4% ad oltre 11,5 milioni e che rappresentano ormai oltre la metà della base clienti totale a quota 20,9 milioni (2,8 milioni i clienti del fisso).

In crescita anche l’Arpu che si attesta a 11,0 euro (+1,5% rispetto al primo trimestre dello scorso anno), e conferma i segnali di ripresa del mercato già rilevati durante il 2015. Il ricavo medio per utente generato dai dati, cioè da internet mobile,  è aumentato del 5,6% e ha compensato il declino della componente voce, attestandosi al 43,5% dell’ARPU totale.