L’Europa prepara il terreno per una nuova, ambiziosa rivoluzione normativa capace di trasformare il proprio ecosistema dell’innovazione. Il Forum del Consiglio Europeo per l’Innovazione (EIC) ha, infatti, pubblicato il Position Paper and Wishlist for the European Innovation Act, un documento strategico che farà da bussola per l’ European Innovation Act, atteso nel 2026.
Un’Europa che vuole innovare di più e più velocemente
La Commissione Europea punta con decisione a migliorare le condizioni che permettono alle idee innovative di diventare prodotti, servizi e imprese competitive. Oggi, infatti, molte intuizioni nate nei laboratori europei faticano a trasformarsi in successi di mercato. La nuova legge, mira a colmare proprio questo divario, affrontando in particolare, tre nodi fondamentali:
- le sfide e le difficoltà nella commercializzazione dei risultati della ricerca;
- la necessità di una collaborazione più stretta tra industria e mondo accademico;
- una migliore accessibilità a infrastrutture e appalti pubblici per startup e scaleup.
Dieci misure per un ecosistema più forte
Più nel dettaglio, il position paper dell’EIC Forum, che coinvolge rappresentanti degli Stati membri e dei Paesi associati, traduce mesi di discussioni e analisi in dieci priorità operative e una serie di raccomandazioni trasversali. Non un semplice elenco di desideri quindi, ma proposte legislative concrete, pensate per rendere il Mercato Unico più semplice, coerente e accogliente verso l’innovazione, senza però sacrificare la diversità dei sistemi nazionali.
Tra le idee chiave del Documento emergono:
1. Semplificazione, normazione favorevole all’innovazione ed efficienza del Mercato Unico
L’innovazione non può prosperare in un contesto eccessivamente burocratico. I membri dell’EIC Forum sottolineano che complessità amministrativa e tempi decisionali lunghi indeboliscono la competitività europea. La Legge dovrebbe quindi introdurre un test obbligatorio di proporzionalità e compatibilità con l’innovazione sostenibile per tutte le nuove normative UE, basandosi su strumenti orizzontali già esistenti, come la valutazione “do no significant harm”, e supportandosi su pratiche di previsione strategica.
La legge dovrebbe inoltre definire una definizione unica a livello UE di startup e scaleup, coerente con il 28° Regime e con il quadro sugli aiuti di Stato (in particolare i criteri GBER), ma sufficientemente flessibile da adattarsi ai contesti nazionali. Tale definizione dovrebbe essere certificabile e verificabile, per migliorare l’accesso a finanziamenti e supporto R&S e assicurare un trattamento uniforme nel Mercato Unico.
La semplificazione dovrebbe riguardare anche permessi e autorizzazioni nei settori ad alta intensità di innovazione, in particolare quelli legati alle tecnologie abilitanti. Una proposta emersa riguarda l’introduzione di percorsi autorizzativi accelerati e semplificati per favorire l’immissione sul mercato di prodotti innovativi e sostenibili.
La semplificazione è riconosciuta come una priorità trasversale che collega tutti gli altri punti e dovrebbe essere incorporata in ogni parte della Legge Europea sull’Innovazione.
Infine, per aumentare efficienza e prevedibilità dei finanziamenti pubblici, la Legge dovrebbe introdurre standard di servizio vincolanti e tempi massimi di valutazione per bandi R&I, definiti insieme a Stati membri, Paesi EEA/EFTA e Paesi Associati.
2. Regime societario UE (28° Regime)
Una proposta centrale riguarda l’introduzione di una forma societaria europea opzionale per startup e scaleup, completamente digitale, riconosciuta in tutto il Mercato Unico e con oneri amministrativi minimi, nel solco delle direttive sulla digitalizzazione del diritto societario. L’obiettivo è rendere la crescita transfrontaliera il più fluida possibile, standardizzando passaggi chiave come costituzione, emissione di quote e aggiornamento dei soci.
Alcuni membri propongono un approccio graduale, con una fase pilota; altri suggeriscono due status complementari:
- una forma societaria europea semplificata per tutte le imprese;
- uno status specifico per le giovani imprese innovative.
Molti sottolineano che il 28° Regime dovrebbe essere attuato tramite regolamento, non direttiva, per garantire piena armonizzazione.
3. Accesso al capitale e incentivi agli investimenti
Garantire l’accesso a capitali di rischio resta prioritario. I membri chiedono una migliore integrazione tra EIC Fund, Scale-Up Fund, strumenti nazionali, EIB/EIF, evitando distorsioni competitive per i Paesi Associati nei programmi FP10.
La Legge dovrebbe sostenere l’avanzamento della Capital Markets Union e della Savings & Investment Union, facilitando investimenti transfrontalieri e capitale paziente. Serve inoltre una modernizzazione degli strumenti finanziari attraverso template UE standardizzati per SAFEs, CLA e venture debt, riducendo incertezza e costi.
Un approccio armonizzato alla valutazione della proprietà intellettuale e alla sua contabilizzazione faciliterebbe l’uso dell’IP come collaterale, pur tenendo conto dei rischi legati alla possibile escussione da parte delle banche.
I limiti di supporto nei bandi Horizon Europe vanno aggiornati per riflettere i bisogni delle scaleup R&D–intensive, con maggiore flessibilità e intensità di finanziamento.
4. Appalti pubblici e privati orientati all’innovazione
Gli appalti pubblici sono uno strumento ancora sottoutilizzato. I membri sostengono una revisione delle direttive UE per privilegiare qualità e innovazione rispetto al prezzo più basso, e per ampliare l’uso di pre-commercial procurement e test preliminari.
Servono indicatori chiari e standard minimi per guidare le amministrazioni pubbliche, insieme a linee guida UE sulla gestione dell’IP negli appalti.
La Legge dovrebbe anche rafforzare i collegamenti tra imprese innovative e clienti privati, promuovendo, fra l’altro, l’attuazione della European Corporate Network Initiative.
Alcuni Paesi propongono l’introduzione di un principio di preferenza europea e di una definizione UE di “acquisto innovativo”, pur mantenendo compatibilità con la concorrenza internazionale.
Le opinioni divergono sull’introduzione di quote (5–10%) per appalti innovativi; molti raccomandano di abbinarle a misure di supporto come formazione, linee guida e meccanismi di condivisione del rischio.
5. Regulatory sandboxes e apprendimento regolatorio
C’è ampio consenso sulla necessità di un quadro giuridico orizzontale per i regulatory sandbox, con principi comuni per sperimentazione, trasparenza e mutuo riconoscimento tra gli Stati membri.
I sandbox devono essere semplici, accessibili, non burocratici e con procedure trasparenti. Devono inoltre favorire l’apprendimento normativo e trasferire evidenze ai decisori politici.
È essenziale evitare frammentazione e arbitraggio normativo. Le lezioni dell’AI Act – che ha introdotto requisiti minimi comuni – dovrebbero ispirare questo processo, senza aumentare la burocrazia.
Il quadro UE dovrebbe riconoscere gli schemi nazionali esistenti e incentivare l’uso sistematico di clausole di sperimentazione nella legislazione europea.
6. Aiuti di Stato e regola “Impresa in difficoltà” (UiD)
Una revisione del quadro sugli aiuti di Stato, in particolare del GBER, è ritenuta indispensabile. L’attuale definizione di UiD non rispecchia la realtà delle startup deep-tech e R&D–intensive, che operano spesso in perdita nei primi anni.
Molte forme di finanziamento ibride (quasi-equity, prestiti subordinati, convertibili) non sono considerate “capitali propri”, portando a classificazioni erronee.
I membri propongono di estendere da 3 a 7–10 anni il periodo in cui startup e scaleup possono beneficiare di esenzioni UiD, semplificare le procedure di notifica e consentire maggiore flessibilità nella combinazione degli strumenti di supporto.
7. Mobilità dei talenti e regimi di partecipazione azionaria
L’accesso ai talenti è una sfida cruciale. La Legge dovrebbe favorire un’armonizzazione dei piani di partecipazione azionaria dei dipendenti (ESOP), garantendo una tassazione equa al momento della liquidità.
Sono avanzate anche proposte per Startup & Digital Nomad Visa, l’estensione della Blue Card e criteri misurabili per l’ingresso di talenti extra-UE.
È inoltre essenziale semplificare gli obblighi fiscali e previdenziali per i team transfrontalieri.
8. Trasferimento di conoscenza, IP e commercializzazione della ricerca
Restare leader nella ricerca non basta: servono risultati sul mercato. Molti membri auspicano quadri più armonizzati su spin-off e licensing, e una professionalizzazione degli uffici di trasferimento tecnologico (TTO).
Indipendentemente dai sistemi nazionali – incluso il modello svedese della professor’s privilege – una maggiore convergenza di pratiche e modelli contrattuali sarebbe benefica.
Si propone inoltre di:
- semplificare la registrazione IP,
- adottare i Certificati Supplementari di Protezione Unitari,
- creare un quadro comune per l’IP universitaria,
- introdurre voucher per test e dimostrazioni.
Una rete europea dei TTO rafforzerebbe competenze e capacità, insieme alla promozione dell’imprenditorialità negli atenei.
9. Accesso alle infrastrutture di ricerca e tecnologiche
L’accesso equo e transnazionale alle infrastrutture è fondamentale. La Legge dovrebbe favorire portali unificati, regole armonizzate, termini commerciali chiari e condizioni di accesso trasparenti per startup e PMI.
Si raccomanda anche una migliore allocazione delle risorse europee verso infrastrutture critiche, evitando duplicazioni.
10. Coordinamento delle politiche
La mancanza di coordinamento tra politiche nazionali ed europee emerge come un problema trasversale.
Molti membri propongono un meccanismo strutturato di coordinamento tra Commissione e Stati membri, con mandate chiaro e stabilità nel tempo. Altri chiedono cautela e una definizione condivisa di obiettivi, governance e ruolo.
L’EIC Forum può svolgere un ruolo centrale come piattaforma di dialogo, benchmarking e apprendimento reciproco, purché dotato di risorse adeguate e senza aggiungere complessità inutile.
Le prossime tappe
Il position paper dell’EIC Forum rappresenta un ulteriore passo verso un obiettivo ambizioso, che ora la Commissione potrà tradurre in una proposta legislativa capace di mettere l’innovazione al centro del prossimo capitolo europeo.
