Pubblicità ingannevole

‘Vera fibra’, che fine ha fatto la norma che la tutela? Bassanini lo chiede a Cardani che non risponde

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Ieri, al termine della relazione Agcom alla Camera, il presidente di Open Fiber ha chiesto al presidente dell’Autorità che fine abbia fatto la norma di legge che vieta di spacciare per vera fibra le reti miste FTTC. Ma la domanda resta inevasa.

Che fine ha fatto la norma di legge che vieta di spacciare per “vera fibra” (FTTH) le reti miste rame-fibra (FTTC) che arrivano nelle case degli italiani col filo di rame? Questa la domanda posta ieri con fermezza da Franco Bassanini, presidente di Open Fiber, ad Angelo Marcello Cardani, presidente Agcom. La scena si è verificata ieri al termine della relazione annuale dell’Autorità alla Camera.

Una domanda posta con determinazione da Bassanini, alla quale il presidente Cardani, in compagnia di altri membri del Consiglio, non ha però dato risposta, lasciando Bassanini nella vaghezza. Vaghezza nella quale restano anche i consumatori, visto che la cosiddetta “falsa fibra” altera la dinamica di mercato e rischia di ingannare i consumatori con messaggi fuorvianti che offrono come “ultra fibra” connessioni di qualità e performance inferiore.

Da tempo il presidente di Open Fiber auspica un intervento normativo che impedisca agli operatori di spacciare per vera fibra quella che vera fibra non è. Nei giorni scorsi la polemica nei confronti di Tim si è riaccesa su Twitter, dove il presidente di Open Fiber ha riproposto chiaramente la questione.

 

Una diatriba che il nostro paese avrebbe in teoria già dovuto superare a novembre scorso, con l’approvazione del Dl fiscale 2017, con una norma che rende obbligatorio per gli operatori specificare negli abbonamenti di che tipo di tecnologia si tratta, se Fttc (Fiber to the cabinet) con l’ultimo tratto in rame, Ftth (Fiber to the home), con la fibra fino alle case, oppure ad esempio tecnologia mista fibra-wireless per l’ultimo tratto di connessione. Un provvedimento emanato per stoppare le offerte in super fibra quando la fibra arriva soltanto fino all’armadio e l’ultimo tratto è in rame o in wireless, per rendere trasparente l’offerta rispetto alla qualità di connessione. E’ compito dell’Agcom stabilire esattamente come l’offerta e la pubblicità della fibra dovrà essere fatta.

E in effetti, la stessa Agcom è intervenuta in materia elaborando a febbraio scorso un cosiddetto “semaforo” per classificare le diverse tipologie di connessione allo scopo precipuo di tutelare i consumatori dal rischio di pubblicità ingannevole, secondo cui il termine “vera fibra”, “ultra fibra” e “super fibra” vale soltanto per le connessioni FTTH (Fiber to the home).

Ma che fine ha fatto il semaforo?