L'indagine

Vendite auto: nell’Ue il dato più basso da 30 anni. Effetto della crisi dei chip e dell’inflazione. Report ACEA

di |

La Germania affossa il mercato automobilistico europeo: crollano le immatricolazioni e i prezzi tornano a crescere. Non solo il Covid-19, ma anche la sfiducia dei consumatori verso il futuro, una difficoltà crescente ad approvvigionarsi di chip e l’impatto dell’inflazione rendono sempre più instabile un’industria chiave per l’economia continentale.

SCARICA IL NUOVO REPORT ACEA

ACEA: vendite deboli, il mercato non decolla

La ragione principale del crollo del mercato automobilistico in Europa è da ricercare nella crisi degli approvvigionamenti di chip da parte delle industrie, nell’incertezza sistemica dovuta alla pandemia di Covid-19, nell’aumento generalizzato dei prezzi.

Nel 2020 l’intero settore automobilistico ha visto cadere le immatricolazioni del -24%, con la perdita di 3,3 milioni di nuove unità rispetto al 2019 (anno pre-crisi).

Complessivamente, nel 2021 le vendite di auto nuove nell’Unione europea sono diminuite del 2,4%, a 9,7 milioni di unità. Siamo al dato più basso dal 1990.

A tirare il carro della modesta ripresa, che comunque in maniera ridotta c’è stata, è il nostro Paese, secondo i nuovi dati di ACEA, l’Associazione europea dei costruttori di automobili: l’Italia ha registrato l’aumento più alto (+5,5%), seguita da Spagna (+1,0%) e Francia (+0,5%).

Crollano le nuove immatricolazioni nel 2021, tonfo Germania

Prendendo però il solo mese di dicembre 2021, le immatricolazioni di autovetture nell’Unione Europea sono diminuite del 22,8% (dopo un breve periodo di crescita, anche intensa, nel secondo trimestre dell’anno) a 795.295 unità, segnando il secondo trimestre negativo consecutivo, secondo dati Acea.

La maggior parte dei Paesi europei, comunque, sempre in termini di nuove immatricolazioni, ha subito cali a doppia cifra durante lo scorso mese, a partire dai quattro principali: Italia (-27,5%), Germania (-26,9%), Spagna (-18,7%) e Francia (-15,1%).

Tutti i maggiori gruppi industriali hanno riportato valori negativi: Stellantis -1,6% nel 2021, con una quota di mercato europeo stabile al 20%; Volkswagen ha registrato un tonfo del -24%, con una quota di mercato che scende al 18,7%; Renault perde il 10%, scendendo ad una quota di mercato di circa l’11%.

A trascinare verso il basso il mercato continentale è stata la Germania, il segmento più importante (2,6 milioni di auto vendute nel 2021), dove si è registrato il calo più forte, del -10,1% su base annua.

L’unica voce positiva, frutto di una reale crescita, è quella delle auto a zero e basse emissioni, con i motori 100% batteria, che rappresentano ormai il 10% del mercato auto europeo, e quelli ibridi plug-in, che raggiungono il 21% (la quota di quelle a benzina è 39,5%).

Crescono i prezzi e con essi il valore di mercato

Altra caratteristica di questo momento storico così critico è che se da un lato le immatricolazioni colano a picco, il valore del mercato automobilistico invece cresce.

Alla diminuzione continua dei volumi, cresce il prezzo medio delle vetture.

Secondo quanto riportato dal Sole 24 Ore, su dati forniti dal Centro Studi Fleet&Mobility, il valore delle auto immatricolate nel 2021 è stato pari a 35,6 miliardi di euro, un +14% sull’anno precedente, mentre i volumi di vendita sono cresciuti solo del +6%.

La differenza tra i due trend sta nel mix di fattori che porta al prezzo finale, come la proporzione nelle linee di produzione tra motori termici, ibridi ed elettrici puri (le ibride hanno un prezzo più alto delle altre, quindi aumenta il valore medio delle vendite), con un aumento del valore medio unitario (al netto di incentivi e sconti) da 22.414 euro del 2020 ai 24.140 del 2021.

È successo qualcosa del genere, come spiegato dal quotidiano economico: “La difficoltà a produrre a sufficienza per soddisfare la domanda, che secondo molti operatori avrebbe potuto portare il rimbalzo fino a 1,8 milioni di immatricolazioni, ha determinato quello che in economia viene definito un mercato dell’offerta, in cui è il venditore a fare il prezzo, avendo più clienti di quanti ne possa servire”.