C’è in corso una sfida mondiale per trovare il prima possibile un vaccino valido per fermare la pandemia di Covid-19. Al momento, su 199 candidati, sono i vaccini in sperimentazione negli Stati Uniti, nel Regno Unito e in Cina a mostrare i segni di avanzamento più decisi.
Secondo The Lancet, i primi due candidati alla vittoria di questa corsa globale al vaccino sono un progetto anglo-americano portato avanti dall’Università di Oxford e AstraZeneca e uno cinese. Dai risultati preliminari sembra che siano entrambi sicuri ed efficaci.
La corsa ai vaccini di USA, GB e Cina
Sono almeno 16 i vaccini che attualmente sono entrati in sperimentazione clinica, tra Australia, Francia, Germania, India, Russia, Corea del Sud, Regno Unito, Stati Uniti e Cina. Solo in Cina si sono entrati in fase finale di test cinque tipi di vaccini.
“Sicuramente avremo più di un vaccino contro il Covid-19 – ha spiegato Barry Bloom, professore di Harvard, secondo quanto riportato da Axios – e potrebbe esser pronto per gennaio 2021”.
Secondo altri punti di vista, non avremo nulla di valido prima della fine del 2021.
“Avere tre vaccini candidati a sconfiggere il virus solo dopo sette mesi è un fatto senza precedenti nella storia”, ha dichiarato nello stesso articolo entusiasta Zeke Emanuel, presidente del Dipartimento di Etica e politica sanitaria dell’Università della Pennsylvania.
Lo stesso Emanuel, però, mette in guardia da facile ottimismo, anche se tra sei-otto mesi avremo uno o più vaccini approvati e pronti all’uso, ciò non significa che la battaglia contro la pandemia sia finita, perché tra l’approvazione, la sua produzione, la distribuzione e la consegna (due dosi, come consigliato dall’Università di Oxford) in tutto il mondo ci vorrà ancora molto altro tempo.
Anche la semplice distribuzione di un vaccino in singolo Paese richiederà tempo, strutture dedicate, risorse materiali, personale specializzato e una montagna di burocrazia, senza contare che non tutti saranno disposti a vaccinarsi.
Etica e disuguaglianze nella ricerca
Si pone poi un problema etico di non poco conto: a quali Paesi del mondo andranno per primi i vaccini? Ce ne saranno abbastanza per tutti? Il vaccino arriverà proprio a tutti?
Già sappiamo dalla stampa che Usa, Cina, Russia ed Europa si stanno dando battaglia a suon di miliardi per accaparrarsi il più alto numero di dosi di vaccini.
A vincere sarà chi avrà più soldi da investire in questa partita e cosi, un lavoratore del Congo che avrebbe bisogno del vaccino per svolgere il proprio mestiere dovrà vedersi passare avanti un adolescente americano che gioca ai videogame tutto il giorno.
Posto che tutti e due hanno diritto ad una buona salute, è evidente la disuguaglianza di fondo: chi avrà più soldi potrà curarsi, gli altri no (o quasi).
Gli Stati Uniti hanno annunciato che spenderanno almeno 3.5 miliardi di dollari per assicurare centinaia di milioni di vaccini ai propri cittadini. La Gran Bretagna si sta assicurando 90 milioni di dosi.
L’Organizzazione mondiale della sanità e l’Unione europea si stanno battendo per sviluppare un quadro globale entro cui distribuire il vaccino in maniera ottimale ed equa, ma Washington non ha voluto prender parte a questa iniziativa.
La corsa al vaccino e gli hacker
Secondo Stati Uniti, Regno Unito e Canada, ci sono stati numerosi tentativi di cyber spionaggio industriale tesi a rubare studi, ricerche e test dei vari vaccini sperimentati sin qui, tutti coordinati da Mosca e Pechino.
Gli Usa non hanno dubbi e puntano il dito sulla Cina, accusandola di aver rubato una ricerca americana.
A prova dell’elevato rischio che sta correndo il paese, il leader repubblicano alla Camera, Kevin McCarthy, ha presentato un disegno di legge per fermare e sanzionare i cyber criminali stranieri che tentano di sottrarre informazioni riservate in questo settore.