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Unione energetica europea: al Forum Engie vantaggi e svantaggi

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A Milano si è svolto lunedì scorso il terzo Forum dell’Osservatorio Engie (il nuovo nome di GDF SUEZ): sul tavolo le principali tematiche e le difficoltà legate alla formazione di un mercato unico dell’energia.

Quali sono i vantaggi e quali gli svantaggi della liberalizzazione del mercato dell’energia? A questa domanda ha cercato di rispondere l’Osservatorio permanente ENGIE (il nuovo nome di GDF SUEZ) nel suo terzo Forum, in cui si è avvalso del contributo scientifico di Bocconi e di Ambrosetti, che si è svolto lunedì scorso a Milano.

Si tratta di un processo, quello della liberalizzazione dell’elettricità e del gas, che in Europa è stato avviato nel 1996. Da allora, sono passati vent’anni, sono stati diversi i progressi che hanno interessato i consumatori, ma non è stato ancora fatto tutto. Il nostro non è ancora un mercato dell’energia unico e competitivo.

Questo perché i consumatori possono scegliere il fornitore a loro più congeniale e ci sono sempre maggiori garanzie per quanto riguarda la vigilanza per assicurare la correttezza delle pratiche commerciali. Tuttavia, la componente fissa delle bollette, non legata all’energia, è eccessivamente elevata, e questo rende difficile per i produttori più efficienti la differenziazione dei prezzi. I consumatori, inoltre, che pur avrebbero la possibilità di cambiare fornitore, non sempre hanno consapevolezza delle opportunità del mercato, manifestando inerzia al cambiamento; non esiste, poi, un sistema di regole per offrire servizi altamente innovativi, come soluzioni prepagate.

L’Europa è nata sulla base di una precisa volontà politica di ricostruzione dopo le sciagure della seconda guerra mondiale, puntando proprio su energia e materie prime, con la Comunità Europea del Carbone e dell’Acciaio (C.E.C.A.), nel 1951, ben prima del Trattato fondativo di Roma (1957) – ha detto il numero uno di Engie Aldo Chiarini -. Adesso che dobbiamo affrontare una situazione economica meno drammatica ma altrettanto difficile, l’Europa potrebbe ripartire integrando il fattore energia, che rappresenta il principale motore della crescita’.

L’UE – ha aggiunto – importa il 53% della sua energia ad un costo di circa 400 miliardi di euro, ma che al tempo stesso è leader nell’innovazione energetica, con il 40% di tutti i brevetti internazionali nelle fonti rinnovabili’.

 

Ecco di seguito alcuni dati evidenziati nella documentazione presentata dall’Osservatorio ENGIE, con il contributo di Bocconi – IEFE:

SWITCHING RATE (percentuale di cambiamento del fornitore) da parte dei consumatori domestici:
In Italia, nel solo 2013, è stato di poco inferiore all’8% (otto su cento hanno cambiato), raddoppiato rispetto alla media anni 2008-2012; i clienti Italiani denotano più mobilità a confronto con la media UE28 (6%), compresi tedeschi (meno del 6%) e francesi (2%); ma al di sotto di spagnoli (13%) e britannici (12%);

 

PREZZI FINALI ELETTRICITA’ E GAS, FAMIGLIE E IMPRESE:
l’Italia, su tutti i quattro parametri, è sopra la media UE28. A confronto con i quattro paesi UE maggiori (Francia, Germania, Regno Unito, Spagna) è quasi sempre al primo posto, talvolta al secondo, dei prezzi più alti;
IL COSTO DEL GAS: si è avuta una riduzione in bolletta della componente “materia prima” grazie allo sviluppo dei mercati spot in Europa, in sostituzione della precedente indicizzazione al petrolio, tipica dei contratti “long term”;

 

IMPOSTE E ONERI NELLA BOLLETTA:
PER I CONSUMATORI DOMESTICI: fatto cento il costo totale, in Italia, l’energia in senso stretto pesa solo per il 31% a fronte di oneri di rete per 26%, tasse per 20%, incentivi alle rinnovabili per il 23%;
nel nostro Paese, la componente in bolletta dell’energia in senso stretto, a confronto di tutti gli altri paesi UE, è nella fascia bassa; mentre l’Italia è al primo posto nel contributo alle rinnovabili;
PER IL TOTALE DEI CONSUMATORI: i costi di approvvigionamento e vendita, sono ormai meno del 50% (49,4% nel 2014; dal 61% del 2004), mentre le imposte sono passate dal 9% di dieci anni fa all’attuale 13,3%; di molto cresciuti gli oneri generali di sistema, saliti dal 9,4% del 2004 al 21,4% del 2014; in calo i costi di rete, dal 20% al 15,8% stesso periodo;

 

INCENTIVI ALLE RINNOVABILI: 
nel 2014, i costi sono stimati intorno ai 12 miliardi di euro; ancora in crescita rispetto al 2013, quando furono di 10,7 miliardi di euro, di cui 10 pagati direttamente dai consumatori in bolletta (componente A3);
la Germania e l’Italia sono i paesi che, pur con significative differenze nelle rispettive cifre, finanziano maggiormente le FER; a notevole distanza tutti gli altri paesi europei, compresi Francia, Regno Unito, Spagna (questa sostanzialmente assente);
nel sondaggio presentato durante il Forum di ENGIE, su un campione rappresentativo di cittadini lombardi, il 47% non sa che i sussidi alle FER sono inseriti nella propria bolletta; il 48% non è d’accordo che lo siano; il 60% non è stato in grado di fornire una stima di quale cifra per le FER sia addossata in bolletta;

 

TASSAZIONE ENERGETICA (elettricità, gas e carburanti):
SUL PIL: 2,9% in Italia (2,5% nel 2000), mentre è tra l’1,6% e l’1,8% in Francia, Germania, Regno Unito, Spagna;
SUL TOTALE DELLA TASSAZIONE: 6,6% in Italia (6,1% nel 2000), con percentuali del 3,5 della Francia, il 4,4 della Germania, il 4,8 della Spagna e il 5,4 del Regno Unito;
TASSAZIONE ELETTRICITA’ E GAS SUL TOTALE DELLA FISCALITA’ ENERGETICA: sempre riferiti all’Italia, rappresenta il 21%;

 

MERCATO GAS:
VENDITORI ATTIVI IN ITALIA: cresciuti dai 290 del 2009 ai 330 del 2013:
CONSUMI TOTALI E IMPORT: dai 47.000 miliardi di metri cubi del 1990, passando al picco degli 86.000 del 2005, ai 61.400 del 2014. Di questi, 6 m.m.c. sono di produzione nazionale. La quota dell’incumbent sul totale importato è diminuita dall’88% del 1997 a quasi il 50% del 2013;

 

MERCATO ELETTRICITA’:
VENDITORI ATTIVI IN ITALIA: cresciuti dai 135 del 2007 ai 272 del 2013;
GRADO DI APERTURA: la quota di mercato detenuta dai primi quattro operatori in Italia è in leggera ma costante diminuzione, negli ultimi sei anni: per le utenze domestiche, è passata dal 94% all’86%; per le utenze non domestiche, dal 62% al 59%.