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Una coppia è riuscita a concepire il primo figlio grazie all’intervento dell’AI

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Dopo 18 anni di tentativi falliti, una coppia è riuscita a concepire il primo figlio grazie all’intervento dell’AI. Il caso riguarda un uomo affetto da azoospermia, una condizione rara caratterizzata dall’assenza di spermatozoi rilevabili nel liquido seminale.

Dopo 18 anni di tentativi falliti, una coppia è riuscita a concepire il primo figlio grazie all’intervento dell’AI. Il caso riguarda un uomo affetto da azoospermia, una condizione rara caratterizzata dall’assenza di spermatozoi rilevabili nel liquido seminale.

Dopo numerosi cicli di fecondazione assistita infruttuosi, la coppia si è rivolta al Columbia University Fertility Center, dove è stato utilizzato un approccio innovativo: il metodo STAR (Sperm Tracking and Recovery).

Questo sistema impiega intelligenza artificiale per analizzare milioni di immagini ad altissima risoluzione, identificando spermatozoi sfuggiti all’osservazione umana. Il risultato è stato sorprendente: tre spermatozoi sono stati individuati e recuperati, permettendo la fecondazione in vitro e portando a una gravidanza attualmente in corso.

Il metodo STAR, sviluppato in cinque anni, si basa sull’interazione tra chip specializzati, microscopi e algoritmi AI addestrati per riconoscere morfologicamente le cellule spermatiche.

A differenza delle tecniche tradizionali, che possono prevedere chirurgia invasiva o analisi manuali lunghe e inconcludenti, questo sistema consente un’identificazione rapida, non invasiva e accurata anche quando sono presenti pochissimi spermatozoi.

Secondo i ricercatori, la tecnologia potrebbe rivoluzionare il trattamento dell’infertilità maschile, rappresentando una svolta per i pazienti azoospermici.

Tuttavia, alcuni esperti sottolineano la necessità di ulteriori validazioni scientifiche per evitare illusioni infondate nei pazienti. L’AI, pur essendo uno strumento promettente, non può generare spermatozoi laddove non esistono, ma amplifica la capacità umana nel rilevarli e isolarli.

La tecnologia STAR è attualmente disponibile solo presso il Columbia University Fertility Center, con un costo stimato inferiore ai 3.000 dollari.

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Gli Stati Uniti pianificano restrizioni sui chip AI verso Malesia e Thailandia per timori legati alla Cina

L’amministrazione Trump intende imporre nuove restrizioni sull’esportazione di chip AI avanzati, prodotti da aziende come Nvidia, verso Malesia e Thailandia, nel timore che tali componenti possano essere reindirizzati clandestinamente verso la Cina.

Questa mossa rappresenta un primo intervento formale nella revisione delle normative sull’export di tecnologie AI annunciata dal nuovo governo statunitense. Il Dipartimento del Commercio sta lavorando a una bozza di regolamento che limiterà la vendita verso i due Paesi del Sud-est asiatico, al fine di prevenire triangolazioni che eludano il divieto diretto verso Pechino.

Nonostante la misura non sia ancora definitiva, essa include un periodo transitorio in cui le aziende americane e quelle dei Paesi alleati potranno continuare temporaneamente le esportazioni senza licenza.

Il contesto è quello di un’accresciuta preoccupazione strategica da parte di Washington, secondo cui i data center esteri – anche se fuori dalla Cina – potrebbero comunque essere sfruttati da operatori cinesi tramite accessi remoti.

L’attenzione si concentra su Malesia e Thailandia, due snodi fondamentali per la produzione e l’assemblaggio di semiconduttori, e destinazioni di esportazioni recenti in forte crescita. Nel frattempo, indagini legali in corso a Singapore coinvolgono tre individui accusati di aver falsificato la destinazione finale di server AI, originariamente diretti in Malesia e potenzialmente contenenti chip Nvidia.

Anche se Nvidia non è implicata direttamente, il caso rafforza le preoccupazioni sulle falle nei controlli. Le nuove restrizioni sono accompagnate da eccezioni mirate a evitare interruzioni critiche nella catena di fornitura globale, vista l’importanza della regione nei processi industriali di incapsulamento dei chip.

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