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Tutti pazzi per Squid Game, ma sarà poi vero?

Impazza ormai da un paio di mesi in Italia e nel mondo, la Squid Game mania, la serie coreana di e su NETFLIX, di cui tutti parlano, che tutti vedono e addirittura sembra, che grazie a questa serie, gli abbonamenti di Netflix siano  aumentati di molto.

Ma sarà poi vero tutto questo?

Sinceramente, avendola vista tutta (cosa non facile) ho qualche dubbio, mi viene da pensare se, in questo caso, sia nato prima l’uovo o la gallina. Mi spiego: siamo sicuri che l’interesse mondiale per questa serie non sia stata una ottima campagna pubblicitaria, in seguito alla quale tutti (me compresa) hanno avuto la curiosità di guardarla? Il successo, stratosferico, è arrivato in Italia e negli USA, ma anche nel resto del mondo, insieme alla prima messa in onda, il 17 settembre u.s.

Peraltro la serie, che è doppiata in inglese, francese, spagnolo e tedesco non lo è in italiano, cosa che la rende già di per sé, almeno in Italia, un prodotto per pochi o di nicchia, come si usa dire.

Ci sono in giro gadget con i personaggi della serie, un parco giochi a Los Angeles è stato dedicato ai giochi di Squid Game, al “ gioco del calamaro”, leggo di genitori preoccupati per i loro figli “i bambini copiano in classe le violenze viste in tv”, addirittura già 7.000 firme per  la petizione online “Fermate la serie Netflix” (La Repubblica 25/10/2021).

Network tv, giornali, social media, tutti sembrano sentirsi in dovere di parlare di Squid Game (eccomi!).

Una grande operazione di marketing mi sembra insomma, e un successo annunciato molto prima che se ne vedessero le prime immagini.

SQUID GAME, letteralmente “il gioco del calamaro”, è una serie sud coreana, un prodotto originale Netflix in  9 puntate da 50’ circa l’una, ideata e diretta da Hwang Dong-Hyuk e prodotta da Siren Pictures.

Squid Game: Trama

GI-HU  è il protagonista della serie, un uomo disperato e sempre al verde che cerca di vincere al gioco i soldi che non ha.

Ha una mamma anziana e malata che cerca di fargli mettere la testa a posto e che lo aiuta come può; è separato,  e ha una figlia di circa 10 anni  che sta per perdere, perché a breve andrà a vivere in America con la mamma e il suo nuovo compagno.

Un giorno Gi-hu, avendo perso per l’ennesima volta al gioco i soldi della madre, viene avvicinato da un uomo ben vestito che gli propone un gioco facile con cui potrà fare molti soldi. Sul biglietto da visita che gli porge, i simboli della società per cui lavora,  I simboli del gioco del calamaro, un gioco molto in voga fra i ragazzini coreani negli anni  ‘70 e ’80.

Sembra una specie di morra quello che gli fa vedere l’uomo, se indovini vinci, se non indovini paghi. Ma se non hai i soldi io ti do uno schiaffo. Tutto qui? Sembra a GI-HU, allora è facile, ma invece quel prenderlo a schiaffi, avrebbe dovuto farlo ragionare, sin da subito, a quali umiliazioni sarebbe andato incontro.

Ma così non è, e lui ed altri 455 disperati come lui, si fanno ingaggiare da una sconosciuta Società, che li narcotizza e li porta su un’isola lontana da tutto per farli giocare. La posta in gioco è altissima, chi vincerà sarà coperto d’oro. I concorrenti si  ritrovano insieme in uno stanzone dove dormono su letti a vari piani (castelli), i gestori dell’isola sono tutte  persone mascherate e armate, e con queste inquietanti  premesse, iniziano a giocare. I giochi in cui devono cimentarsi prendono spunto da famosi e  innocenti giochi per bambini, (Uno due  Tre Stella, le Biglie…) rielaborati per l’occasione….

Ben presto, fin dal primo crudele “Uno, Due tre stella” con una inquietante bambola che detta le istruzioni di gioco  ai concorrenti, i partecipanti capiscono che chi sbaglia viene eliminato, cioè ucciso senza pietà !

Avendo capito in che atroce e umiliante situazione si sono cacciati, molti chiedono di potersene andare, di tornare indietro.

Ci riusciranno ma, e questa è l’amara realtà in cui ricadono tutti, si renderanno anche poi  conto,  che nelle loro attuali vite non sono nessuno, non hanno nulla da perdere e quindi ritorneranno  sull’isola per continuare i terribili giochi della  speranza, la speranza di poter diventare ricchi.

Man mano che si va avanti nella serie,  emergono le storie,  le debolezze e in alcuni casi, le cattiverie,  di ognuno di loro.

Chi vincerà lo saprete solo se resisterete alla crudeltà della serie e arriverete fino alla nona.

Il Concept

E’ una serie con un’idea iniziale folgorante  e molto originale, con alcune riprese straordinarie, soprattutto in interni, ma l’idea iniziale,  che è sicuramente quella che cattura subito l’attenzione,   si esaurisce dopo un paio di puntate perché il gioco, sempre più al massacro, si ripete, e lascia invece molto spazio alle storie personali,  dei poveri disgraziati che si sono fatti coinvolgere dal gioco, alla loro lenta e inesorabile disperazione,  ma anche alle loro vane speranze e all’inevitabile competizione che monta tra loro.

E’ in gioco la loro vita in fondo.

Dubito che i giovani (bambini e adolescenti)  oltre ai giochi riescano a seguire tutta la serie, con la sua amara e cupa filosofia di fondo,  un mondo capitalista senza scrupoli, dove la vita non vale niente senza il denaro, dubito che abbiano la pazienza di seguire e interpretare  i lenti sguardi intrisi di tristezza del bravo protagonista ma anche di tutti gli altri interpreti. Già li vedo col telecomando o con il mouse in mano,  andare a doppia velocità alla ricerca del prossimo gioco.

Ma chissà, forse mi sbaglio.

SQUID GAME è una serie, tosta, violenta, splatter ma anche terribilmente triste e malinconica, che lancia messaggi umani inquietanti fra le righe, che non tutti sono in grado di cogliere, meno che mai i bambini, abituati si ai videogames violenti, ma senza una filosofia di fondo che li accompagna.

Qui sta la sua pericolosità, a mio avviso, perché può a prima vista, sembrare ai più giovani, un videogioco come un altro, ma qui ci sono in ballo storie vere,  di persone vere con vere e importanti disperazioni, ed essendo un prodotto in streaming, il controllo è pressoché impossibile. Qualora un genitore decidesse di far vedere questa serie ai propri figli (ammesso siano in grado di decidere),  consiglio vivamente,  almeno fino agli adolescenti – ai bambini eviterei proprio di farla vedere – di guardarlo insieme a loro per accertarsi che vedano tutto, e non soltanto i giochi e discuterne poi con loro.

Dietro c’è un’umanità malata, senza speranza, disposta e costretta a uccidere e uccidersi per i soldi e questo è un messaggio crudele che può essere molto pericoloso per alcuni.

La serie ha delle riprese e degli interpreti straordinari,  fra cui ricordo il protagonista LEE JUNG-JAE (Gi-Hun), e il suo amico d’infanzia, Cho Sang-woo (interpretato da PARK HAE-SOO), ma anche la struggente JUNG HO-YEON (Sea-byeok), il grande “vecchio” OH YEONG-SU (Oh II –nam) e molti altri.

Si respirano le arie gelide e disperate di Parasite, un sapiente utilizzo della musica classica come in Arancia Meccanica, un triste mondo quasi senza speranza, che in fondo,  un riscatto morale lo avrà.

E’ una serie che fa discutere ed è con questo atteggiamento di conoscenza che  va vista, a mio avviso.

Buona visione

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