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Turismo e Coronavirus, 5 trend post pandemia (prima parte)

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Ogni anno la Wunderman Thompson Intelligence offre gratuitamente a curiosi e professionisti il Future100, un report eterogeneo e trasversale che tenta di descrivere i 100 più importanti trend dell’anno divisi nei settori Cultura, Tecnologia, Turismo, Marketing, Cibo, Salute, Lusso, Retail, Finanza e Bellezza.

Anche quest’anno, precisamente il 15 gennaio scorso, la Wunderman Thompson ha pubblicato l’edizione dedicata al 2020. Sfortuna vuole che solo poche settimane dopo ci siamo ritrovati in una crisi sanitaria ed economica.

Turismo e post pandemia: cosa è cambiato?

Ci si aspetterebbe che – cambiato il contesto – improvvisamente anche tutti gli insight evidenziati sarebbero diventati obsoleti. Ma così non è successo.

La cosa interessante – nell’andare a rivedere punto per punto il documento – è che molto di ciò che è stato scritto si è comunque rivelato valido, anche se certe volte va re-interpretato alla luce dell’oggi.

Interessante no? Sono stati mesi in cui tutto sembrava sbriciolarsi: le nostre vite e certezze si piegavano sotto i colpi della crisi umana ed economica; eppure il Covid-19 – guardandoci indietro con la giusta consapevolezza – non è stato che un elemento di una tendenza più grande: ha solo accelerato il processo del cambiamento, senza modificarne la sostanza.

Molti l’hanno capito, però prestando attenzione solo a una parte del tutto: “Il Coronavirus ci ha fatto capire che il digitale è essenziale!”, o “Il Coronavirus ci ha fatto capire che dobbiamo rispettare il pianeta!” sono solo alcune delle frasi che abbiamo sentito fino alla nausea in questi mesi ma, per quanto corrose, sintetizzano perfettamente il concetto di fondo di questo articolo.

Siccome però non vogliamo giungere a conclusioni senza aver portato degli esempi, ora ci dedicheremo all’analisi di alcuni dei Future100, e per ognuno trarremo le nostre conclusioni in base al contesto odierno.

In questo primo articolo – pensiamo infatti di dedicarne più di uno all’argomento – parleremo dei primi 5 punti all’interno del capitolo dedicato al turismo – uno dei settori più colpiti dalla pandemia – per sottolineare il cambiamento che, in realtà, non c’è mai stato. 

1 – Bio-contributive Travel

Oggi non basta più offrire soggiorni ecosostenibili ai clienti più green: è invece necessario che la permanenza stessa, attivamente, contribuisca al benessere del pianeta. Sintetizzando, il bio-contributive travel consiste nel desiderio dei viaggiatori non solo di non far del male all’ambiente, ma di fare personalmente del bene soggiornando in strutture che siano o che offrano attività carbon-positive

Il Covid-19 ci obbligati un po’ tutti – anche se magari non letteralmente – ad abbracciare questa tendenza. Decidendo di passare le vacanze vicino a casa, e optando per treni e autobus – su cui è diventato improvvisamente un piacere viaggiare se contingentati – abbiamo contribuito attivamente a diminuire le emissioni e l’inquinamento.

Sappiamo che potrebbe sembrare una forzatura, ma con una certa tranquillità possiamo affermare che – alla maggior parte di noi – il Covid-19 abbia fatto capire la necessità di diminuire il nostro impatto ambientale, per la nostra salute e per quella del pianeta.

2 – Gated Tourism

Negli ultimi anni, con l’aumento del numero di turisti, i più bei luoghi del pianeta sono stati letteralmente presi d’assalto. Istituzioni e gestori si sono trovati quindi costretti a chiudere i “confini” e contingentare le visite nei luoghi più iconici del mondo, per evitare di vederle rovinate da flussi incontrollati.

Esempi di questa tendenza sono Venezia, in cui da molti anni si discute di limitare le presenze di turisti, e di molti altri siti di importanza storica e naturalistica, come il Komodo National Park in Thailandia, Machu Picchu in Perù e la montagna sacra Uluru in Australia.

Un turismo sempre più contingentato per evitare sovravvollamenti pericolosi, ovvero proprio ciò che con la pandemia è successo in tutto il mondo. Da limitare gli ingressi per proteggere i luoghi si è passati a limitarli per evitare contagi: il punto e il risultato sono rimasti però gli stessi.

3&4  – Social Stays / Scientific Expeditions

Dopo un’attenta riflessione abbiamo deciso di trattare insieme questi due trend.

Il motivo è che – anche se a prima vista possono sembrare due tendenze molto diverse –  Social Stays e Scientific Expeditions sono molto più simili di quanto possa apparire.  

Partiamo dalla prima. Social Stays descrive un punto chiave del futuro del turismo: sempre più persone viaggiano da sole. Anche se i numeri sono ancora limitati, hotel e realtà come AirBnb si stanno muovendo per soddisfare le necessità uniche di questi “lupi solitari”.

La ricetta che hanno trovato consiste nell’offerta di esperienza culturali e ludiche uniche e personalizzate sul singolo cliente, per valorizzare la solitudine e il grande apporto psicologico positivo che offre.

Questo è proprio ciò che offre Luxury Action, agenzia di viaggi specializzata in spedizioni scientifiche nell’artico. Alle poche persone che possono permetterselo, Luxury Action offre la possibilità di stabilirsi sui ghiacci artici per aiutare gli scienziati nelle loro ricerche.

Un’esperienza quindi iper-personalizzata e in semi-solitaria – in cui il “turista” aiuta il pianeta e le persone a cui sta a cuore (è chiara qui la similitudine con il punto 1).

Cosa c’entra il Covid-19 con queste tendenze? Il viaggio in solitaria, evitando grandi gruppi e luoghi affollati, è diventato ormai la normalità. Anche queste tendenze hanno subito un’accelerazione involontaria a causa della pandemia, dimostrando ancora una volta che niente è cambiato, ma è solo diventato più palese.

5 – Slow Travel

Avere tempo è un lusso: questo e la maggiore consapevolezza dell’impatto ambientale del viaggio in aereo hanno spinto sempre più persone ad abbracciare lo Slow Travel, spesso declinato su rotaie.

Il viaggio diventa quindi una parte della vacanza, e non un intermezzo fastidioso tra la partenza e la destinazione. Per questo motivo sempre più compagnie ferroviarie stanno investendo in tratte a lunga percorrenza (e di pochi mesi fa la notizia della creazione di un treno diretto tra Milano e Londra) o nella creazione di esperienze uniche ed esclusive (sempre rimanendo in Italia, Trenitalia sta per rimettere in circolazione alcuni dei suoi modelli storici).

La pandemia – anche in questo caso – ha fatto da booster. La paura dell’aereo – come possibile veicolo di contagio – ha spinto molti a preferire il treno per raggiungere le proprie destinazioni.

Inoltre il concetto di “pace” e “tranquillità”, che proprio lo Slow Travel comunica, si sposa perfettamente con il desiderio oggi delle persone di togliersi di dosso lo stress dovuto alla quarantena e all’incertezza.

Conclusioni

Per concludere questo primo articolo dedicato all’analisi post-quarantena dei Future100 di Wunderman Thompson vorremmo in primis evidenziare i due macro trend che sottendono ai micro trend del report, che peraltro ben si sposano con i nuovi paradigmi post-pandemia:

  1. Il bisogno di tranquillità, che si declina nei bisogni di tempo libero, di solitudine e di esperienza personalizzate e uniche, e successivamente nella morte del turismo di massa.
  2. La paura per il futuro, che si declina in una maggiore responsabilità ambientale e nel non volersi troppo allontanare da casa e dai luoghi noti.

Infine vorremmo citare Tomasi di Lampedusa nel Gattopardo: “Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi”.

Non ce ne voglia l’autore, ma re-interpretando la citazione possiamo ben sintetizzare il senso di questo articolo: “Se vogliamo che il cambiamento rimanga come è, allora c’è bisogno che cambi il contesto”, che è proprio ciò che sta succedendo oggi.

Per approfondire

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