strategia

Torri wireless: operatori cinesi vendono a una joint venture asset per 34 miliardi

di |

Anche gli operatori mobili cinesi intraprendono la strada praticata ormai da moltissime telco che così hanno modo di reinvestire i proventi della vendita nelle attività core o per diversificare il business.

Anche gli operatori mobili cinesi hanno deciso di separarsi dalle torri di trasmissione: China Mobile, China Unicom (Hong Kong) e China Telecom trasferiranno i loro asset alla China Tower Corp, una joint venture creata lo scorso dalle tre società.

Dopo il trasferimento delle torri– il cui valore secondo gli analisti oscilla sui 34 miliardi di dollari – gli operatori pagheranno un canone di affitto per utlizzarle: una strada praticata ormai da moltissime telco che così hanno modo di reinvestire i proventi della vendita nelle attività core o per diversificare il business, affidando gli asset a società che si dedicano esclusivamente alla gestione e alla manutenzione delle torri di trasmissione.

A beneficiare maggiormente dell’operazione saranno i due operatori più piccoli, China Unicom e China Telecom, che potranno migliorare la copertura di rete condividendo gli asset di China Mobile.

Di conseguenza, prevedono gli analisti, in seguito all’operazione gli utili di China Unicom – che controllerà il 28,1% della JV – saliranno del 43%, rispetto al +8% di China Mobile, che ne controllerà il 38% e  e al +15% di China Telecom, che ne deterrà il 27,9%. Una quota del 6%, infine, sarà controllata dalla società statale  China Reform Corp.

In Italia, intanto, Telecom Italia ha affidato a Deutsche Bank il mandato per la vendita della quota detenuta in Inwit, la società in cui sono confluite le torri di trasmissione, quotata in Borsa a giugno con un’IPO da 875 milioni di euro.

La compagnia telefonica ha fatto sapere di non volerne mantenere il controllo. Il dossier potrebbe finire sul tavolo del cda di domani che dovrebbe riaprire le discussioni sulla possibile integrazione con Metroweb.

In corsa per l’acquisizione dell’asset, che vale circa 1,6 miliardi di euro, ci sono il fondo F2i e gli spagnoli di Cellnex (ex Abertis). Quest’ultima gestisce una rete di circa 15.000 torri tra Spagna e Italia (ha acquisito le torri Wind e Atlantia) e sarebbe già a lavoro sul dossier con Morgan Stanley e Mediobanca, prevedendo dall’operazione sinergie per circa 1 miliardo di euro.