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Rai Way-Ei Towers: polo unico delle torri entro fine anno?

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Analisti fiduciosi che nella seconda metà di quest’anno, con più informazioni disponibili sul consolidamento mobile e con la ‘nuova’ Rai a regime, si potrà concretizzare anche in Italia il polo unico delle torri.

Il 2015 è stato un anno di grande fermento per il mercato delle torri di trasmissione, sia in Italia che in Europa. Un fermento che nel nostro Paese, seppure un po’ in ritardo rispetto a una tendenza già in atto nel resto del continente, ha riguardato sia il mercato tlc che quello broadcasting e che – ne sono certi gli analisti – proseguirà anche quest’anno. I riflettori sono puntati su Inwit, ma anche sulla possibile e attesa unione tra Rai Way ed Ei Towers, che darebbe vita, finalmente anche nel nostro paese, a un polo unico delle torri efficiente da punto di vista economico e strategicamente rilevante.

Le torri tlc

I principali incumbent del vecchio continente – da Telecom Italia a Telefonica e Deutsche Telekom – hanno avviato la valorizzazione degli impianti di trasmissione o stanno pensando di farlo, attraverso la quotazione o la vendita degli asset.

Particolarmente attiva, sul fronte italiano,  è la spagnola Cellnex, che ha acquisito in Italia le torri Wind e Abertis e ha presentato un’offerta per Inwit, la TowerCo in cui sono confluiti gli apparati di trasmissione radio, per le telecomunicazioni e la diffusione di segnali televisivi e radiofonici di Telecom Italia, la cui vendita, al momento, è stata però messa in stand by. La controllata Mediaset Ei Towers, che ha presentato anche un’offerta per Inwit, in attesa della decisione di Telecom sul dossier, guarda alla Spagna, ma – secondo gli analisti – potrebbe essere protagonista anche del consolidamento nel segmento delle torri broadcasting, realizzando un progetto inseguito da tempo: quello del polo unico delle torri, che allineerebbe l’Italia alle altre principali economie europee.

Tutto questo movimento attorno ad asset che fino a poco tempo fa erano considerati ‘strategici’ dagli operatori telefonici,  ci dice che anche il mercato italiano sta acquisendo rilevanza agli occhi degli investitori esteri e si avvia verso il consolidamento.

Inwit: vendere o non vendere?

Tra i dossier che l’ad di Telecom Italia Flavio Cattaneo ha ereditato dal suo predecessore Marco Patuano c’è anche quello della vendita del 45% di Inwit.

Il 40% di Inwit è stato quotato in Borsa a giugno 2015 e la società ha raggiunto a oggi una capitalizzazione di 2,5 miliardi.

Telecom vuole restare nell’azionariato della società – che gestisce circa 11.000 siti, distribuiti in maniera capillare su tutto il territorio nazionale – ma mantenendo il controllo di una piccola quota, pari al 15%.

La  vendita di Inwit è stata avviata a febbraio e sono, al momento, due le offerte giunte sul tavolo Telecom: una del consorzio formato da Cellenx ed F2i (con un’offerta da 4,9 euro per azione sull’intero 45%) e un’altra avanzata da Ei Towers, che ha offerto 5 euro per azione ma su una quota del 27,5% e con una contestuale acquisizione da parte di Inwit di un migliaio di torri dalla controllata Mediaset.

Il cda di Telecom ha però deciso di ‘congelare’ la vendita.  Cattaneo ha spiegato che Telecom sta facendo delle riflessioni sulla strategicità di Inwit, anche al fine di “valutare l’attività delle reti 5G al fine di essere pronti a quelle nuove frequenze”.

A questo punto, se Telecom decidesse di restare nel mercato delle torri – in controtendenza con quanto stanno facendo altri incumbent europei da Telefonica a Deutsche Telekom – Inwit potrebbe assumere il ruolo di ‘consolidatore’ tenendo anche conto del fatto che se la fusione tra 3 e Wind dovesse andare in porto alle condizioni messe sul tavolo della Ue da Hutchison, ci sarebbero in vendita 5.425 siti mobili, ai quali potrebbero aggiungersene altri 3 mila.

Sia Cellnex che Ei Towers hanno fin da subito chiarito che nel frattempo non sarebbero state con le mani in mano, in attesa di una decisione su Inwit, ma avrebbero guardato ad altre opportunità in Europa.

E così è stato: Cellnex – che controlla in Europa un totale di 15.120 torri, tra cui 7.708 in Italia e 7.412 in Spagna – ha acquistato Protelindo Netherlands, filiale del gruppo indonesiano PT Sarana Menara Nusantara che gestisce 261 siti di telefonia mobile per 109 milioni di euro.

Ei Towers, secondo quanto riferito da Il Sole 24 Ore he messo nel mirino Axion, seconda TowerCo spagnola con circa 590 torri tlc e broadcasting di cui il 70% concentrate in Andalusia, con un’offerta da 150 milioni di euro.

Broadcasting: si va verso il polo unico?

Per quanto riguarda le torri televisive, l’unione tra Ei Towers e Rai Way – che insieme controllano l’80% del mercato degli impianti broadcasting – permetterebbe “di mantenere un’infrastruttura strategica in mano italiana evitando il rischio di offerte ostili dall’estero e creando un operatore più efficiente” dicono gli analisti Mediobanca Securities.

L’Italia, del resto, è l’unico tra i maggiori paesi Ue ad avere una doppia infrastruttura nazionale. Più volte si è sottolineato che un polo unico delle torri con dentro RaiWay, Ei Towers e altri fondi e magari la Cassa depositi e prestiti (attraverso F2i) sarebbe in linea con quanto già avviene nei principali Paesi europei e converrebbe sia a livello strategico che economico.

Il matrimonio tra Ei Towers e Rai Way era già stato tentato nel 2015, ma l’Opas lanciata da Ei Towers  sul 66,7% del capitale di Rai Way (costata al gruppo 1,6 miliardi di euro, ndr) fallì dopo lo stop di Viale Mazzini e del Ministero dell’Economia al quale si è poi aggiunto quello della Consob e dell’Antitrust. Una situazione spinosa che ha spinto la stessa Ei Towers a ritirare l’offerta sul 66,7% e anche quella successiva che puntava invece al 40%.

Una rinuncia che ha mai avuto la pretesa di essere irrevocabile e anche i vertici di RaiWay, del resto, non hanno mai celato di avere tutto l’interesse a lavorare a un operatore unico delle torri.

Gli analisti Mediobanca Securities sono fiduciosi che nella seconda metà di quest’anno, con più informazioni disponibili sul consolidamento mobile e con la ‘nuova’ Rai a regime, “le parti troveranno infine un accordo per concludere l’integrazione: forse un accordo diverso, volto ad aumentare la rilevanza della TV di stato in qualità di azionista della nuova società, potrebbe rappresentare un’opzione interessante, così come una governance diversa o una diversa valutazione. Grazie al coinvolgimento di F2i, lo Stato dovrebbe essere in grado di mantenere la partecipazione di maggioranza nella newco”.

Che il Governo voglia dire la sua in questa complessa partita non è un mistero: a gennaio, il sottosegretario Antonello Giacomelli aveva ribadito che “le infrastrutture di comunicazione strategiche” devono essere “di proprietà pubblica o a controllo pubblico, a garanzia della concorrenza, del mercato e della libera iniziativa. A maggior ragione nel settore delle torri, dove seguiamo con attenzione quello che sta avvenendo”.

All’inizio di maggio, quindi, anche l’amministratore delegato di Ei Towers, Guido Barbieri, ha detto che “la potenziale combinazione con RaiWay ha senso in ogni caso. Il deal ha senso”. Se ci saranno finestre disponibili o “un qualche modo per fare il deal” la società ci sarà.