Lo scontro

Tim, Vivendi passa ai fatti e candida Bernabè e Galateri in Cda

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Il primo socio di Tim con il 24% chiede la convocazione dell’assemblea per la revoca di 5 consiglieri in quota Elliott, fra cui il presidente Fulvio Conti, per tentare il contro ribaltone in Cda.

Vivendi passa ai fatti e tenta il tutto per tutto per arrivare al contro ribaltone in Cda. Il primo socio di Tim con il 24% chiede formalmente di convocare l’assemblea per discutere e deliberare, oltre al conferimento dell’incarico di revisione per il periodo 2019-2027, la revoca di 5 amministratori indipendenti in quota Elliott, il fondo attivista che detiene l’8,9% delle quote e la maggioranza in Cda, vale a dire Fulvio Conti, Alfredo Altavilla, Massimo Ferrari, Dante Roscini e Paola Giannotti de Ponti e di sotiuirli con la nomina di Franco Bernabè, Rob van der Valk, Flavia  MazzarellaGabriele Galateri di Genola e Francesco Vatalaro.

Il Consiglio di Amministrazione di Tim, si legge in una nota, “svolgerà le opportune valutazioni sulla richiesta, in vista dell’assunzione delle determinazioni di competenza. Si segnala peraltro che l’esame del primo degli argomenti indicati dal socio (la nomina dei revisori ndr) già risulta calendarizzato per la riunione da svolgersi in data 17 gennaio 2019, come condiviso dai Consiglieri nella riunione del 6 dicembre 2018”.

La prossima assemblea di Tim è stata fissata per l’11 aprile 2019 per la presentazione del bilancio annuale della compagnia.

Vedremo se l’agenda a questo punto cambierà, tanto più che l’emendamento al Dl fiscale che incentiva la rete unica è appena diventato legge.

Vivendi, si legge nel comunicato stampa, “ha scritto oggi al consiglio di amministrazione di Telecom Italia per spingerlo a convocare una assemblea degli azionisti il prima possibile per nominare i nuovi revisori. Vivendi ha anche richiesto che l’agenda dell’assemblea degli azionisti includa una votazione sulla revoca di cinque membri del consiglio di amministrazione presenti nella lista di Elliott che hanno mostrato in modo sostanziale una mancanza di indipendenza e del rispetto per le più basilari e fondamentali norme di corporate governance, con conseguenze negative sull’organizzazione e sull’immagine di Telecom Italia”.

I candidati proposti per la revoca sono per la maggior parte italiani e manager di lungo corso. Franco Bernabè nella sua lunga carriera ha ricoperto, tra l’altro, il ruolo di amministratore delegato e presidente di Telecom Italia; Gabriele Galateri di Genola, presidente di Generali in passato è stato anche presidente di Telecom Italia; van der Valk, tra l’altro, ha ricoperto il ruolo di senior Portfolio Manager e Head of Telecom and Telecom Equipment all’interno del dipartimento Sector Strategies di Norges Bank Investment Management a Londra; Vatalaro vanta nel suo curriculum le cariche di presidente dell’advisory board di F2i/Metroweb (2011) e di membro dello Strategic Committee della IEEE Communications Society (2012); Flavia Mazzarella ha ricoperto, tra l’altro il ruolo di membro del consiglio di amministrazione di Saipem e consigliere di Banca Finnat Euramerica. Da marzo 2017 è presidente della stessa società. Nella relazione illustrativa agli azionisti, riportata da Radiocor, Vivendi spiega le ragioni della richiesta di revoca di cinque consiglieri riconducibili a Elliott. Tra gli episodi su cui la media company punta il dito ci sono in particolare la sfiducia votata all’ex amministratore delegato Amos Genish “assunta senza alcun fondamento legale, in contrasto con le applicabili procedure societarie e in violazione di ogni responsabile prassi di governance”, e sulla nomina di un nuovo amministratore delegato (cioè Luigi Gubitosi, ndr) “senza neanche rispettare la procedura ordinaria stabilita dal piano per la successione dell’amministratore delegato adottato dalla società”.

Entrando nel merito, poi, per ogni consigliere, sulle ragioni della revoca, Vivendi sottolinea in particolare la posizione del presidente Fulvio Conti: “È chiaro che, mentre dichiarava fortemente la propria indipendenza, questi in realtà agiva quale amministratore esecutivo orchestrando e guidando il ‘golpe’ allo scopo di sostituire Amos Genish”. Tirando le somme, Vivendi ritiene che il consiglio di amministrazione di Telecom Italia, non sia “più rappresentativo degli interessi e delle aspettative di tutti gli azionisti che hanno votato in favore delle lista presentata da Elliott sull’assunto che la società sarebbe stata guidata da Amos Genish”.

Vivendi, sottolinea la relazione, “non è un fondo speculativo che mira a perseguire ritorni in breve termine, smembrando le società e allo stesso tempo minimizzando la propria esposizione al rischio di una diminuzione del prezzo del titolo con strumenti derivati”; è invece “un azionista industriale di riferimento che ha effettuato in Tim un investimento finanziario assai rilevante che, proprio per questo, coltiva seriamente e credibilmente un prospettiva di lungo termine”. Al momento, da parte del fondo Elliott, non c’è nessun commento.