la protesta

Tim, sindacati all’attacco: ‘Si è scelta la strada della demolizione aziendale’

di |

Sindacati all'attacco contro lo spezzatino di Tim: 'hanno definitivamente scelto di imboccare la strada della 'demolizione' del Gruppo'.

Con la presentazione del Piano industriale 2022/2024 i vertici di Tim “hanno definitivamente scelto di imboccare la strada della ‘demolizione’ del Gruppo”. Lo affermano in una nota le Segreterie Nazionali di Slc Cgil, Fistel Cisl, Uilcom Uil.

Leggi anche: Tim, il titolo tocca i minimi e arriva il downgrade di New Street Research

ServCo su misura per Vivendi

Riferendosi alla divisione tra NetCo e ServCo sul cui progetto è stato dato mandato all’Ad Pietro Labriola di lavorare, i sindacati affermano che si tratta di un iniziale ‘spezzatino’ “dove la società dei servizi, per come viene disegnata, si appresta ad essere il veicolo attraverso il quale l’azionista di riferimento Vivendi mira a rientrare delle perdite finanziarie fino ad oggi accumulate”.

“Un’azienda del genere, focalizzata su queste linee di business, è particolarmente appetibile per i fondi di investimento e come base clienti per il mercato dei contenuti, campo nel quale Vivendì continua ad avere grandi interessi. Si presterebbe poi ad essere ulteriormente ”spezzettata” perché attuando la valorizzazione di alcune specifiche parti di essa (Cloud, Iot, Cybersecurity) si potrebbe realizzare, nel breve e medio periodo, ulteriori ed interessanti profitti” sottolinea la nota.

NetCo svuotata di intelligenza

Mentre la società della rete, “ad una prima lettura, appare del tutto svuotata dell”intelligenza’, i servizi a valore aggiunto saranno realizzati da altri. Tra l’altro è un soggetto industriale incompiuto perché sarebbe davvero folle pensare di avere nel Paese due società ‘wholesale only’ la Netco e la Open Fiber, quest’ultima a diretto controllo pubblico” sottolineano i sindacati.

25/30mila persone in NetCo

Con la NetCo di Tim si “profila una società che sebbene potrebbe essere a controllo pubblico non avrà prospettive di sviluppo e non risolve il problema del digital divide. Se i numeri che circolano in questi giorni sono veritieri, si parla di 25/30.000 persone che potrebbero transitarvi”, si legge. “Una azienda che entro il 2026 avrà finito la progettazione dell’infrastruttura di base per poi limitarsi a manutenerla non tranquillizza affatto il Sindacato Confederale ed i Lavoratori sotto il profilo della tenuta occupazionale e della qualità del lavoro che dovrà svolgere. Il tutto – prosegue la nota – con il peso dell’ingente debito pregresso di Tim e di quanta parte ne verrà assegnato alla nuova società di rete”. Per i sindacati NetCo sarà “contenitore nel quale occorrerà concentrare nei prossimi anni ingenti capitali sapendo che, una volta terminata la costruzione dell’infrastruttura in fibra, finirà per diventare di fatto un erogatore di mera connettività e di manutenzione che, con le tecnologie attuali e future, potrà essere effettuata ‘centralmente’ con apparati e sistemi superando l’attuale configurazione che occupa migliaia di lavoratrici e lavoratori nelle capillari attività di assistenza territoriale”.

Socializzazione delle perdite e privatizzazione degli utili

Siamo di fronte ad un tentativo neanche camuffato di socializzazione delle perdite e privatizzazione degli utili con annessi e conseguenti danni alle lavoratrici ed ai lavoratori che pagheranno pesantemente i costi delle scarsissime prospettive industriali di questo progetto”, prosegue la nota. “Al Paese si accolleranno i costi del debito di Tim senza avere un ritorno in termini di miglioramento dell’infrastruttura e non avendo assolutamente chiaro cosa avverrà per preservare, dati ed apparati, legati alla sicurezza nazionale fondamentale in questo drammatico e tremendo periodo. Basta guardare la reazione dei mercati di queste ore, la fuga degli azionisti da Tim, dove il titolo ha drammaticamente toccato i minimi storici, per capire che nessuno crede che questo progetto sia teso al rilancio del Gruppo Tim ed all’aumento del suo valore” prosegue la nota.

“Resta in piedi ogni forma di mobilitazione sia a livello territoriale che nazionale percorrendo anche l’apertura di nuove procedure per lo sciopero in modo da essere tempestivi nel rispondere ad iniziative aziendali che potrebbero avere forti ripercussioni sulle lavoratrici e lavoratori. La vertenza è lunga e piena di incognite, questo piano prevede il taglio dei costi che sicuramente impatteranno anche sull’occupazione e sulle condizioni dei lavoratori” concludono i sindacati.