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TIM, per UBS performance debole ‘Nessun segno di ripresa e su rete unica niente di nuovo’

I dati della trimestrale di TIM non sono buoni e le prospettive sulla rete unica sono “nebulose” (“low visibility on the network”). E’ per questo che la banca d’affari di Londra UBS continua ad indicare dopo l’annuncio dei dati del terzo trimestre un target price del titolo a 0,23 centesimi, con raccomandazione “sell”.  

I dati

Per il Gruppo TIM nei primi 9 mesi 2020 rispetto allo stesso periodo del 2019 i ricavi totali sono diminuiti del -13,2% (la variazione organica è pari a –7,9%). L’EBITDA ha lasciato sul terreno il -21,2% (la variazione organica è pari a -7,3%). L’EBIT ha ceduto il -40% (la variazione organica è pari a -17,9%). Nel calcolo della variazione organica è stato considerato anche l’effetto cambio, che migliora i dati totali.

A soffrire di più è stata la Business Unit Domestic: in Italia la perdita di fatturato nel fisso è stata del -8%, mentre nel mobile è stata del -9,6%.

Progetti di rilancio

Per i diversi progetti di rilancio (FiberCop, AccessCo, cessione di azioni INWIT a Ardian, CloudCo) e per le strategie future, che restano non definite, non c’è nulla di nuovo.

“La performance operativa e finanziaria resta debole”, per gli analisti di UBS, secondo cui l’azienda non ha fornito aggiornamenti degni di nota sui negoziati con Open Fiber. E’ per questo che le prospettive sulla rete unica restano nebulose (‘Low visibility on the network’).

Terzo trimestre leggermente migliore delle attese

Rispetto alle deboli aspettative del mercato, il terzo trimestre di TIM è stato migliore dell’1,9% in termini di ricavi e dello 0,4% in termini di EBITDAAL grazie ad un 2,6% in più di TIM Brasil in termini di ricavi ed EBITDAAL, mentre “i trend in Italia restano deboli in termini finanziari e di KPI”, secondo UBS. La svalutazione monetaria in Brasile resta alta al -23%, i ricavi di Gruppo hanno registrato un -12% nei nove mesi, con il Brasile a -30% e i servizi Domestici a -9%.

UBSDomestic: trends preoccupanti – Trend del broadband aiutato da scarsa concorrenza’

“In Italia i primi segnali di ripresa e stabilizzazione degli abbonati a banda larga fissa sono stati l’unica buona notizia. Nel terzo trimestre ha ripreso a galoppare la perdita di linee fisse tradizionali (-160mila) rispetto alla momentanea interruzione durante i mesi del lockdown (-60mila nel secondo trimestre) – si legge nel report di UBS – La perdita di linee mobili human reta elevata (-261mila). Anche le linee wholesale sono diminuite (-30mila) a causa di un rallentamento della crescita delle connessioni in fibra wholesale (+201mila rispetto a +313mila nel secondo trimestre), che rappresenta la crescita più bassa degli ultimi 18 mesi, probabilmente anche a causa della crescente presa commerciale raggiunto da Open Fiber.

“Le linee di retail più redditizie non hanno mostrato miglioramenti significativi rispetto alle già deboli tendenze riportate nel secondo trimestre. I ricavi voce e accesso fisso tradizionale hanno registrato un -20% (in linea con il secondo trimestre). I ricavi della banda larga sono stati al -3,6%, con il miglioramento rispetto al -11% riportato nel secondo. I ricavi da sottoscrittori mobili escludendo wholesale e incoming (ovvero concentrandosi sui ricavi generati dai clienti TI) ha registrato il trimestre peggiore dal lancio di Iliad a -17%”, si legge ancora.

UBS Nessuna novità di rilievo sulle strategie di rete dell’azienda’


L’azienda, conclude UBS, conferma la revisione di lancio operativo di FiberCop (la joint venture della rete secondaria in rame con KKR) nel primo trimestre del 2021 una volta ottenuto il necessario via libera delle autorità di regolazione. Per quanto riguarda i negoziati sulla “rete unica” TIM ha confermato che il dialogo con CDP e il Governo sta continuando.

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