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Rete unica, UBS ‘Accordo Tim-Cdp? Execution ad alto rischio’

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Non sono pochi gli ostacoli e le incognite da superare per la realizzazione pratica del piano di massima per la rete unica formalizzato oggi da Tim e Cdp.

Sarà formalizzato oggi dopo il Cda dei due contraenti l’accordo di massima fra Tim e Cdp per la realizzazione di una rete unica a banda ultralarga. Un accordo per ora tutto sulla carta, che a partire dalla nascita formale di FiberCop, la società della rete secondaria prevalentemente in rame di Tim costituita in partnership con KKR e Fastweb, arrivi in un secondo momento all’assegnazione all’ex monopolista del controllo della società unica della rete dopo la fusione con Open Fiber. Un’operazione quindi concepita in due fasi, con Tim che nel quadro dell’accordo con la Cassa potrà inoltre indicare l’amministratore delegato, previo via libera di Cdp. Ma non sono pochi, secondo UBS, gli ostacoli da superare per raggiungere l’obiettivo finale, che è tutt’altro che scontato.

Accordo Tim-Cdp, gli step necessari

La banca d’affari ha messo in fila tutti i passi necessari e le insidie sulla via della rete unica a maggioranza Tim. In primo luogo, Tim dovrà appunto partire con FiberCop, cedendo per 1,8 miliardi una quota del 37,5% della newco al fondo americano KKR e il 4,5% a Fastweb, che a sua volta conferisce in FiberCop la quota del 20% detenuta in FlashFiber, la joint venture per la fornitura di connessioni FTTC con Tim.

Open Fiber, la joint venture paritetica fra CDP e Enel, dovrebbero confluire in FiberCop insieme con la rete primaria di Tim.

A Tim dovrebbe essere garantita la maggioranza del nuovo veicolo che sarebbe battezzato AccessCo.

Infine, in base all’accordo fra Tim e CDP, l’ex monopolista potrà scegliere l’amministratore delegato ed avere la maggioranza. Come contrappeso, Come contrappeso, Cdp riceverebbe invece la maggioranza in cda e il diritto di nomina del presidente.

Tempi lunghi e alto rischio di execution

Secondo gli analisti di UBS, la realizzazione di un accordo di questo tipo dovrà affrontare diversi ostacoli.

  1. Per l’execution in due fasi del progetto potrebbero volerci almeno due anni se non di più.
  2. Non si può escludere a priori la possibilità di una rinnovata opposizione politica al progetto.
  3. La revisione del quadro regolatorio e concorrenziale potrebbe mettere a serio rischio il progetto a livello nazionale ed europeo, perché la quota superiore al 50% e il potere di governance (nomina del Ceo) in mano a Tim nella rete unica potrebbero impedire l’accesso a regole più soft e alle risorse del Recovery Fund.
  4. Alcuni operatori alternativi potrebbero schierarsi contro un accordo del genere.
  5. Tim potrebbe avere problemi a fornire le garanzie necessarie al governo in termini di investimento, a causa di un leverage elevato e di una serie di investimenti in fibra relativamente scarsi.

Conseguenze per Tim

FiberCop potrebbe implicare una diluizione del 50% del cash flow di Tim, secondo le stime di UBS, in linea con quanto recentemente espresso dalle agenzie di rating. Sul possibile legame con Open Fiber pesa una bassa visibilità e un elevato rischio di execution. Per la banca d’affari, il legame con Open Fiber sarebbe foriero di minori protezioni piuttosto che di creazione di valore per gli azionisti di Tim, conclude UBS. Le sinergie, che secondo la banca d’affari si realizzerebbero soprattutto nei ricavi wholesale, sarebbero ampiamente superate dal maggior capex che si riscontrerebbe con lo scenario della rete unica, insieme con un’ampia diluizione dell’interesse economico di Tim nel business wholesale (dal 100% a meno del 50%).