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Tim, per il Financial Times futuro in bilico e offerta KKR altamente improbabile  

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Per il Financial Times il futuro di Tim è ancora incerto ma l'Opa di KKR sembra improbabile per l'entità dell'operazione.

Come simbolo del business italiano, Tim “ha avuto una lunga serie di sconvolgimenti, lotte piene di debiti e intrighi politici. Ora il suo futuro è ancora una volta in bilico, con il nuovo management che sta progettando una separazione del gruppo (rete e servizi, ndr) mentre private equity internazionali sono interessati ai suoi asset” nella sua interezza o a pezzi. Lo scrive oggi il Financial Times, aggiungendo come la posta in gioco non sia piccola. “Un’offerta proposta dal fondo americano KKR lo scorso novembre valutava la società 33 miliardi di euro, compreso il debito netto (di 22 miliardi di euro ndr). Ancora non ufficialmente respinta, un’acquisizione a quella valutazione sarebbe tra le più grandi acquisizioni di private equity nella storia europea. E’ altamente improbabile che accada”.

Piano Labriola simile a quello di KKR

Il Financial Times rileva poi che Pietro Labriola, il sesto amministratore delegato di Tim in meno di un decennio, ha elaborato un piano per scorporare la rete fissa italiana del gruppo. La società esistente ospiterebbe tutte le attività rimanenti, compresi gli asset di telefonia mobile e Tim Brasil.

Il piano di Labriola “Non è dissimile dal piano di KKR”. Se uno dei due piani di smembramento andasse avanti, “sarebbe il superamento di quella che è diventata una situazione non più sostenibile dal punto di vista regolamentare”.

Per il quotidiano finanziario, “la via più ovvia ora è quella di riorganizzare il business attraverso un carve-out delle sue attività – un approccio previsto da Labriola e KKR – che gli permetterebbe di ridurre il suo debito. Il piano di Labriola prevede uno scorporo più ampio. L’opzione KKR manca di dettagli, ma non piace in alcune stanze della politica italiana, dove l’azienda continua ad essere percepita come un asset strategico”.

KKR offerta in dubbio

Per questo, l’opzione di acquisto di KKR è in dubbio: “Sulla carta, le discussioni sono in corso, ma gli addetti ai lavori dicono che si sono fermate perché il gruppo di private equity vuole eseguire una due diligence prima di presentare un’offerta vincolante”.

Tim bene ancora prezioso

Per Ft, Tim “è un bene ancora prezioso. Non per niente attira l’interesse dei fondi e delle società di private equity. Questa settimana il gruppo ha anche confermato di aver ricevuto un’offerta dalla società di private equity CVC per una quota di minoranza della società di servizi di rete che si creerebbe in seguito al piano di rottura. Tuttavia, le attività del gruppo hanno bisogno di essere messe su una base più solida, non solo per i suoi azionisti ma per l’Italia, che – più di due decenni dopo la sua prima acquisizione – sta ancora aspettando che la sua mappa del capitalismo sia ridisegnata”. 

KKR la settimana scorsa ha ribadito il proprio interesse sull’intero gruppo e secondo fonti di stampa, il CdA di TIM avrebbe chiesto al fondo americano di formalizzare una propria offerta vincolante entro il prossimo 4 aprile, in modo che il CdA possa prendere le opportune decisioni nella riunione prevista per il prossimo 7 aprile.

Dopo i rialzi consistenti dei giorni scorsi, oggi il titolo Tim perde il 3% a 0,35 euro intorno alle 10,15.

Sindacati critici

Nel contempo, ieri i sindacati Slc-Cgil, Fistel-Cisl e Uilcom-Uil hanno diramato una nota critica sulla decisione di Tim di far rientrare il personale dopo due anni di smart working. I rapporti con il top management sono ai minimi storici. “Dal 4 aprile quindi, le lavoratrici ed i lavoratori saranno in balia di un’azienda che ha deciso di riaprire celermente le sedi, senza al contempo aver organizzato quella stessa macchina che, con determinazione ed efficacia e grazie al fondamentale contributo delle organizzazioni sindacali e dei relativi protocolli confederali, fu in grado di mettere in sicurezza i propri dipendenti all’esplodere della pandemia”, si legge nella nota.