Regole

Tim, Giacomelli (Agcom) firma la fine del progetto di coinvestimento  

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Il commissario Agcom Antonello Giacomelli ha firmato la delibera che annulla il progetto di coinvestimento di Tim.

Dopo più di due anni fra analisi di mercato e consultazioni pubbliche l’Agcom mette la parola fine al progetto di coinvestimento di Tim, presentato più due anni fa e mai decollato. Un progetto nato su proposta dell’ex incumbent, basato sul principio di condivisione del rischio di realizzazione della nuova rete Vhcn nelle aree grigie e nere con gli altri operatori, chiamati appunto a prendere parte in maniera diretta ai rischi legati all’investimento nelle nuove reti.

Si chiude così un ciclo, con un modello che non aveva mai convinto.

Problemi regolatori

Non pochi i problemi regolatori sollevati dal modello coinvestimento di Tim, in primo luogo per il rischio discriminatorio per gli operatori clienti e i potenziali conflitti con il regolatore.

Un modello, quello del coinvestimento, nato in un contesto storico nel quale l’operatore verticalmente integrato era ancora in essere.

Modello wholesale only

Oggi, con il progetto di cessione della rete per la costituzione di una NetCo separata dai servizi, il modello di coinvestimento appare superato dai fatti, a favore di un nuovo modello di operatore wholesale only che dovrebbe mettere d’accordo tutti gli operatori clienti, in ottica di non discriminazione del servizio.

Il post del commissario Agcom Antonello Giacomelli

Di fatto, oggi come oggi nessuno rimpiangerà il modello di coinvestimento, come conferma su Linkedin il commissario Agcom Antonello Giacomelli:  

“Ho appena firmato, come relatore, la delibera, ora formalmente notificata, con cui si mette la parola fine al progetto di coinvestimento Tim.
Il coinvestimento è regolato dal codice di comunicazione europeo come procedimento ad impulso di parte per cui la volontà del proponente e la sua iniziativa per conformare il progetto a quanto previsto dal codice giocano un ruolo fondamentale. La comunicazione ufficiale quindi con cui Tim afferma di non voler procedere ad accogliere i rilievi dell’Autorità e dichiara di ritirare la proposta avanzata nel gennaio 2021 ha portato inevitabilmente alla presa d’atto da parte di Agcom della non conformità ai requisiti previsti dalla normativa europea”.

Il commento di Dario Denni (Europio Consulting)

In proposito, si segnala anche l’intervento di Dario Denni, fondatore di Europio Consulting, che sempre su Linkedin: “Chi mi segue sa che non ho mai considerato la proposta di #coinvestimento di #tim perfettamente aderente alla previsione del codice perchè probabilmente era solo un semplice impegno per un’offerta di acquisto di capacità con una società controllata e titolare della sola rete secondaria. Dopo 2anni di lavoro di Agcom (e alcuni accordi conclusi) sembra che addirittura TIM abbia ritirato la proposta perchè non accetta i rilievi dell’Autorità. Calcolando che ogni risorsa di agcom costa in media 200k/€ l’anno e immagino che sul dossier abbia lavorato un pool di almeno 10 persone molto qualificate – in un mondo ideale (ma non è questo) si dovrebbe quantomeno chiedere a TIM di ristorare il lavoro di queste risorse impiegate per due anni. Forse è solo una mancanza di previsione del Codice che si è affrettato a regolare fattispecie creative che non nascono dal mercato ma da impulsi di parte. Ci possono essere mille ragioni di convenienza a non voler proseguire il percorso intrapreso, ma non trovo sostenibile che ci si possa sottrarre impunemente ad un procedimento solo perchè non si condividono i rilievi dell’Autorità. Il meccanismo, probabilmente, va rivisto”.

Cosa prevedeva il coinvestimento

Si chiude così un ciclo, con un modello che non aveva mai convinto che prevedeva, così come disciplinato dagli articoli 76 e 79 CECE:

– la realizzazione, entro il 30 aprile 2026, di una nuova rete FTTH/B4 in rete di accesso secondaria “punto-punto” in 2.549 Comuni delle aree grigie e nere individuate da Infratel nella mappatura 2021 per una copertura target totale di 9,7 milioni di UIT;

– la condivisione del rischio a lungo termine attraverso quattro differenti tipologie di accordi strutturali di acquisto (one-way access model) di accessi semi-GPON e collegamenti in fibra Punto-Punto (P2P) in rete secondaria;

– la possibilità di partecipare al co-investimento anche attraverso l’acquisito di una partecipazione nel capitale sociale di FiberCop o di eventuali veicoli locali.

Agcom, non approvata la proposta di impegni presentata da Tim

In serata la nota di Agcom:

L’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, nella riunione di Consiglio del 20 dicembre 2023, a maggioranza, con il voto contrario della commissaria Elisa Giomi, non ha approvato la proposta di Impegni notificata da TIM ai sensi degli articoli 87 e 90 del Codice delle comunicazioni elettroniche (articoli 76 e 79 del Codice europeo delle comunicazioni elettroniche) relativa al coinvestimento per la realizzazione di nuove reti ad altissima capacità – VHCN (delibera n. 339/23/CONS).

Il procedimento era iniziato su richiesta di TIM nel mese di gennaio 2021 e si era dipanato attraverso una serie di interlocuzioni formali con la società.

Da ultimo, il 9 febbraio 2023, l’Autorità aveva comunicato a TIM le conclusioni preliminari, rappresentando in particolare l’impossibilità di poter considerare il meccanismo di inflazione proposto pienamente compatibile con le previsioni dell’articolo 87 in quanto, per come strutturato, non garantiva ai coinvestitori una concorrenza efficace e sostenibile nel lungo termine. È stata pertanto evidenziata la necessità di integrare l’Offerta, attraverso specifiche richieste di modifica, al fine di garantirne la piena conformità alle disposizioni del Codice delle comunicazioni elettroniche.

TIM non ha provveduto a trasmettere la nuova ed aggiornata versione dell’offerta di coinvestimento come richiesto da AGCOM. L’Autorità, pertanto, in ragione del tempo trascorso, il 6 dicembre 2023 ha invitato la società a inviare una nuova versione dell’offerta che tenesse conto di quanto indicato nelle valutazioni preliminari, precisando che il mancato riscontro sarebbe stato considerato come definitiva volontà di TIM di non volere portare avanti il procedimento.

In risposta a tale invito, il 15 dicembre 2023, TIM ha formalmente comunicato l’impossibilità di accogliere le richieste formulate dall’Autorità, evidenziando inoltre che avrebbe provveduto a rimuovere l’offerta di coinvestimento dai siti wholesale di TIM e FiberCop per assicurare a tutto il mercato la doverosa trasparenza.

Alla luce di quanto da ultimo rappresentato da TIM, restando confermate le valutazioni operate nelle conclusioni preliminari del 9 febbraio 2023, l’offerta di coinvestimento di TIM (nella sua versione contenente la previsione di un meccanismo di indicizzazione dei prezzi) ed i relativi Impegni non sono stati approvati, in quanto non soddisfano le condizioni indicate al comma 2 dell’articolo 87 del Codice.

Il trattamento normativo concernente i servizi di accesso passivo alla rete secondaria di FiberCop sarà pertanto esaminato dall’Autorità nel contesto dell’analisi coordinata dei mercati dell’accesso, in corso di finalizzazione, che definirà il quadro di regole dirette a disciplinare l’accesso alle reti fisse di TIM/FiberCop per i prossimi cinque anni, tra cui anche quelle relative al  servizio  di accesso alla rete  secondaria (semi-GPON). Nelle more della conclusione della nuova analisi di mercato, TIM è tenuta comunque a concedere l’accesso alla propria rete a condizioni non discriminatorie ai sensi della regolamentazione vigente”.

Giomi (Agcom): ‘Tim si ritira dal co-investimento scaricando la decisione su Agcom’

A stretto giro la nota indipendente della commissaria Agcom Elisa Giomi:

“Ho votato contro l’approvazione della delibera con cui AgCom ha rigettato l’offerta di co-investimento presentata da TIM per prendere le distanze dall’ennesima condotta elusiva dell’azienda, che ha scaricato la responsabilità della scelta su Agcom, e dall’atteggiamento condiscendente dell’Autorità, i cui Uffici hanno tenuto per tre anni interazioni quasi negoziali con TIM, e il cui Consiglio oggi non batte ciglio di fronte al ritiro dell’offerta dell’ex monopolista, così vanificando le infinite energie e risorse spese nella gestione di questo impegnativo dossier”.

“TIM ha messo in piedi un progetto complesso quale il co-investimento con tanto di contratti stipulati con altri operatori di mercato -per di più concorrenti-  fuori dal quadro regolamentare, inanellando una sequenza di incoerenze, incluso tornare sui propri passi proprio all’indomani dell’invio del progetto per il vaglio finale della Commissione europea, mantenendo un silenzio di quasi un anno dall’ultima richiesta di modifiche dell’Autorità.

Agcom ha tenuto una linea di complessiva passività dinanzi a  quella che fin da subito è apparsa una proposta “prendere o lasciare” da parte di TIM, dunque in conflitto con lo spirito di una norma europea pensata per favorire un processo di partecipazione costruttiva finalizzata a co-investire e sviluppare rapidamente la rete in fibra coprendo ogni angolo del Paese con l’apporto di tutti”.

“Oltre ad una preziosa occasione persa, la mancata approvazione dell’offerta di coinvestimento lascia sul campo una situazione di forte incertezza e discriminazione, perché solo alcuni operatori hanno avuto ad oggi la possibilità di accedere ai collegamenti in fibra a prezzi molto bassi, situazione che può compromettere le dinamiche di mercato con effetti dannosi soprattutto per i consumatori, che si vedono inoltre riportare le lancette indietro di 10 anni: 
TIM è tornata a pianificare e richiedere la chiusura delle centrali in molti casi senza aver prima sostituito il rame con la fibra, e nulla ha obiettato sul punto l’Autorità.

Infine, anche in questa ultima occasione ho chiesto di pubblicare i contributi alla consultazione inviati da tutti gli operatori ricevendo però un diniego inspiegabile da parte del Consiglio, a dispetto dei passi avanti che avevamo ultimamente fatto in materia di trasparenza dell’attività dell’amministrazione pubblica”.

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