Rete Tim

Tim colloca due bond. Intanto KKR cerca fondi arabi per Netco. Addio rete pubblica?

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Tim cerca di tenere a bada il debito con due bond mentre spuntano voci di un fondo di Abu Dhabi come possibile alleato degli americani di KKR per la rete TIM.

Tim cerca di tenere a bada il debito di circa 32 miliardi di euro lordi e che rischia di aumentare ancora, visto che la BCE a fine luglio rialzerà i tassi. E per questo colloca due bond, il primo da 750 milioni di euro, a tasso fisso, offerto a investitori istituzionali “per rimborsare le scadenze a breve termine”, si legge nella nota aziendale. Il secondo bond emesso in Brasile sempre destinato ad investitori istituzionali, da circa 800 milioni di euro, “rientra nell’ambito delle attività di rifinanziamento del Gruppo”, si legge in una nota. Due nuovi bond per gestire le scadenze dei prossimi mesi, su cui dovrà pagare più dell’8%. Anche se ha bond vecchi finanziati ad un tasso minore, si avvia sui due miliardi l’anno solo per ripagare il debito.

Fondo arabo alleato di KKR per Netco?

Nel frattempo, spuntano voci, rilanciate da Bloomberg, di un possibile intervento dell’Abu Dhabi Investment Authority (ADIA) (fondo sovrano da 3 mila miliardi di dollari di asset in gestione) come possibile alleato di KKR per la Netco.

Ma il Governo?

Difficile però immaginare che il Governo possa dare il via libera ad un’operazione che mette in mano ad americani e arabi la rete Tim, dopo un’intera campagna elettorale giocata tutta sulla necessità di una rete nazionale pubblica.

E poco conta il fatto che ADIA abbia avuto un ruolo attivo di partner di KKR per l’ingresso in FiberCop, la società della rete secondaria di Tim dove il fondo americano controlla il 37,5%. Quest’ultima è una società privata, mentre Netco, almeno nelle intenzioni, dovrebbe essere pubblica. In caso contrario, l’intero settore delle Tlc finirebbe sotto il controllo di soggetti esteri. Basti considerare la compagine azionaria dei principali operatori attivi in Italia (Vodafone, WindTre, Iliad, Fastweb) per rendersi conto che la presenza italiana nelle Tlc, settore strategico per la sicurezza nazionale, è ridotta al lumicino.