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Tim, Amos Genish punto fermo nel duello Vivendi-Elliott?

Amos Genish punto fermo in Tim? Il mercato si interroga sul futuro dell’azienda, e si domanda se l’amministratore delegato espressione di Vivendi rappresenterà l’elemento di continuità nello scontro fra Vivendi e fondo Elliott per la governace di Tim anche in caso di ribaltone. L’amministratore delegato israeliano della compagnia italiana ha incassato l’appoggio plebiscitario del 98% dei soci presenti all’assemblea del 24 aprile (presente il 66% degli aventi diritto), dove la notizia dell’indagine per corruzione in Africa ai danni di Vincent Bollorè ha giocato certamente a favore del fondo attivista di Paul Singer. Lo scontro finale per il rinnovo complessivo del Cda di Tim è fissato per l’assemblea del 4 maggio e Genish ha incassato il voto favorevole dello sfidante americano.

La presenza di Genish al timone di Tim resta valida fino al 4 maggio e la sua permanenza alla guida del gruppo dipenderà in larga misura da cosa lui stesso deciderà di fare nel caso (probabile) che Vivendi finisca in minoranza in Cda.

Genish è stato nominato Ceo in quota Vivendi di Tim lo scorso mese di settembre, dopo le dimissioni di Flavio Cattaneo. Pur essendo espressione di Vivendi, primo azionista di Tim con il 23,9% delle quote, Amos Genish è un manager assai rispettato nel mondo delle Tlc, in particolare per la sua grande esperienza del mercato brasiliano, e ha già incassato il gradimento del fondo Elliott, secondo azionista di Tim con l’8,8%.

Resta da capire se l’amministratore delegato resterà fedele alla linea Vivendi oppure se le avances di Elliott lo convinceranno a sposare il piano del fondo americano, che differisce non poco da quello del primo azionista francese in particolare sul futuro della rete Tim.

Lo stesso Amos Genish ha presentato un piano di separazione tramite societarizzazione della rete che potrebbe essere realizzata in 12-18 mesi, che prevede il mantenimento (almeno in una prima fase) del controllo al 100% della NetCo da parte di Tim. Il fondo Elliott, al contrario, ha proposto nel suo piano alternativo a Vivendi lo spin off della rete e la sua pronta valorizzazione tramite vendita e ingresso di nuovi soci, per facilitare la prospettiva di una fusione con la rete della rivale Open Fiber e la costituzione di una società unica della rete in modalità wholesale only, che garantisca accesso neutrale a tutti i player sul mercato.

Si tratta di due visioni alquanto diverse dal punto di vista strategico sul futuro della rete Tim, ma la forte richiesta di continuità nella governance aziendale potrebbe spingere Genish ad accettare il timone in un eventuale (probabile) nuovo corso di Tim dopo il 4 maggio. Tanto più che le prospettive per Bollorè in Italia al momento sono incerte, dopo l’iscrizione del finanziere bretone nel registro degli indagati per corruzione internazionale.

Vedremo come andrà a finire, ma nel frattempo Genish gioca la sua partita, avendo riaperto un canale di trattativa con Mediaset per l’acquisizione di contenuti da trasmettere su Timvision. Sembra invece tramontato il progetto di joint venture fra Tim e Canal+, mentre un altro nodo da sciogliere resta la cessione del 70% detenuto da Tim in Persidera richiesto dalla Commissione Ue per concedere il via libero al “controllo di fatto” di Vivendi su Tim.

Il processo di vendita di Persidera è tuttora in corso, affidato a un trust. C’è da dire, che a fine febbraio Il cda di Tim aveva deciso di accettare l’offerta di 250 milioni di euro da parte di Rai Way-F2i per concentrarsi sul core business. Ma l’offerta di Rai Way-F2i è stata rifiutata da Gedi, socio di minoranza in Persidera con il 30%.

Non più tardi di tre giorni fa RaiWay ha comunque ribadito il suo interesse per Persidera.

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