Mar Rosso

Tesla sospende siti produttivi in Germania, è l’effetto della guerra dei mondi nello stretto di Bab al-Mandeb

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Il Mar Rosso sempre più caldo, ma non per effetto del Global Warming, ma degli scontri armati che aumentano di settimana in settimana. Stanotte USA e Gran Bretagna hanno bombardato le basi Houthi nello Yemen occidentale. I miliziani filo iraniani e filo palestinesi annunciano vendetta. Nel frattempo Tesla sospende la produzione di auto in Germania per i ritardi negli approvvigionamenti di componenti legati agli attacchi alle navi mercantili nel Mar Rosso.

Stati Uniti e Regno Unito colpiscono basi Houthi nello Yemen

Partiti gli attacchi di Stati Uniti e Gran Bretagna contro le basi operative Houthi nello Yemen. Lo ha comunicato stanotte il Presidente americano, Joe Biden: “Sotto la mia direzione, le forze armate americane, assieme a quelle britanniche, con il sostegno di Australia, Bahrein, Canada e Paesi Bassi, hanno condotto con successo diversi attacchi contro più basi ribelli Houthi nelle Yemen utilizzate per mettere in pericolo la libertà di navigazione in uno dei corsi d’acqua più importanti al mondo”.

Gli attacchi, secondo quanto riportato dal quotidiano britannico The Guardian, sono iniziati alle 2:30 ora locale e hanno preso di mira sistemi radar, sistemi di difesa aerea e siti per il lancio di missili collocati dalle parti della capitale yemenita Sanaa.

Gli effetti di questi attacchi sono stati sintetizzati dal Comando centrale USA in 60 obiettivi militari colpiti e 16 basi operative Houthi messe fuori uso, grazie all’impiego di 100 missili di precisione (le famose operazioni chirurgiche che gli americani rimproverano ad Israele di non aver utilizzato a Gaza).

La crisi del Mar Rosso colpisce Tesla in Germania

L’operazione militare è stata annunciata come necessaria, visti gli attacchi ripetuti condotti dalle milizie Houthi nel Mar Rosso contro le navi mercantili battenti più bandiere. Attacchi che certamente hanno avuto un impatto economico e finanziario molto considerevole, imponendo alle compagnie marittime di cambiare rotta e passare per il Capo di Buona speranza in Sud Africa, invece che per il più agevole canale di Suez.

Questo ha comportato tempi di navigazione più lunghi e impennate dei costi, con ricadute sui prezzi finali delle materie prime e delle merci ancora da valutare bene. Proprio stamattina, il prezzo del petrolio è aumentato del 2%, sia a causa delle scorribande Houthi degli ultimi tempi, sia della risposta armata di stanotte da parte di Washington e Londra.

A causa di tutto questo, il produttore di auto Tesla ha annunciato la sospensione della produzione in Germania, negli stabilimenti vicino Berlino, per un periodo di tempo che andrà dal 29 gennaio all’11 febbraio prossimi.

Il motivo ufficiale: il blocco della attività produttive in Germania è dovuto ai ritardi nella consegna di componenti e materie prime fondamentali per il manifatturiero, a causa degli attacchi alle navi mercantili nel Mar Rosso.
Da non escludere anche qualche effetto diretto dei grandi scioperi, in particolare nei trasporti, che in questi giorni stanno colpendo la Germania, soprattutto per la movimentazione interna delle merci e quindi delle componenti.

L’effetto Houthi sul commercio globale

L’azione degli Houthi nel Mar Rosso e tra Gibuti e Aden, nel Corno d’Africa, secondo gli analisti internazionali hanno già avuto come effetto un calo del commercio globale dell’1,3% a dicembre.

D’altronde, la rotta del Mar Rosso, che dà accesso alle navi al Canale di Suez, rappresenta circa il 12% del traffico marittimo globale.

Un rapporto dell’istituto economico tedesco ha rilevato che il numero di container che viaggiano ogni giorno attraverso il Mar Rosso è diminuito del 60%, dai 500.000 di novembre ai 200.000 del mese scorso.

La guerra dei mondi nello stretto di Bab al-Mandeb

È qui, nello stretto di Bab al-Mandeb e nel Golfo di Aden, che si concentrano le nuove tensioni globali, che in più modi si collegano alla guerra infinta tra Israele e Palestina nella martoriata striscia di Gaza.

Secondo fonti americane, sempre in questo fazzoletto d’acqua e terra sono state colpite dai ribelli Houthi almeno 50 imbarcazioni di numerosi Paesi del mondo, nelle ultime settimane, quindi sono stati colpiti gli interessi economici e finanziari di altrettanti gruppi di interesse. Motivo reale della reazione armata anglo-americana.

La strategia americana e britannica è condivisa da un’ampia alleanza di Paesi occidentali o filo occidentali, di cui fanno parte, oltre ad Australia, Bahrein, Canada e Paesi Bassi, anche Danimarca, Germania, Nuova Zelanda, Repubblica di Corea, che, insieme a Grecia, Singapore e Sri Lanka, compongono la missione “Prosperity Guardian”, lanciata a dicembre per contrastare le mosse dei miliziani yemeniti filo iraniani e filo palestinesi.

Egemonia ed alleanze

In un comunicato congiunto, l’alleanza fa sapere che “l’operazione è da considerarsi come risposta ai continui attacchi Houthi contro le navi commerciali in transito nel Mar Rosso”. Solo che nell’attacco delle scorse ore hanno preso parte solo Stati Uniti e Regno Unito e non è dato sapere, al momento, perché tutti gli altri Paesi non hanno avuto un ruolo operativo.

Una prima risposta è arrivata proprio dal Comando centrale americano (Centcom), secondo cui: “Questi attacchi sono separati dall’Operazione Prosperity Guardian”. Il che lascia pensare che gli alleati non siano stati avvisati, o comunque l’operazione non necessitava di un via libera concordato. Niente di strano, se si da una lettura strategica della faccenda. Come spiegato da Dario Fabbri nel suo ultimo libro “Geopolitica umana”: il controllo dei mari e degli Oceani (e di tutto quello che vi si sposta sopra e sotto, alludendo ai cavi internet oceanici) è completo o quasi da parte degli Stati Uniti e come tale non è trattabile, si può solo accettare. E qui si spiega il concetto di “libertà di navigazione”, che va “difeso ad ogni costo” per l’alleanza internazionale.