Il caso

La dipendenza dell’Europa dai cavi sottomarini americani ci deve preoccupare?

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L'Europa dipende sempre di più dai cavi sottomarini transatlantici per il corretto funzionamento del suo ecosistema digitale. Che fare?

Diversamente da Cina e Russia, l’Europa, che è una grandissima consumatrice di servizi dei GAFA, dipende sempre di più dai cavi sottomarini transatlantici per il corretto funzionamento del suo ecosistema digitale. Questa situazione preoccupa, a ragione, le autorità pubbliche europee, che finora si sono sempre mostrate incapaci di reagire. Lo scrive La Tribune, in una analisi approfondita in cui sottolinea come ormai i cavi sottomarini siano diventati “estremamente strategici”.

In effetti, quasi la totalità del traffico intercontinentale passa attraverso questi cavi sottomarini, che si trovano nelle profondità dell’oceano.

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Europa a rischio blackout digitale?

Sono i molti che temono un vero e proprio blackout continentale per l’Europa, qualora si verificasse un’interruzione di questo flusso di dati.

Quel che è certo è che altri paesi, in particolare Cina e Russia, si sono premuniti contro un rischio di questo tipo. La Cina, ad esempio, potrebbe tranquillamente continuare a funzionare senza grossi problemi anche senza il normale flusso dati dei cavi sottomarini che la raggiungono.

Questo perché Pechino da tempo ha sviluppato una politica di appropriazione e difesa dei suoi dati: la Cina ha realizzato i suoi datacenter, ha le sue applicazioni i dati dei cinesi sono conservati a casa loro. I cinesi non dipendono in alcun modo dal resto del mondo per la loro economia digitale.

Il rischio di una interruzione nazionale

Altrettanto non si può certo dire che valga per l’Europa. Per il Vecchio Continente i cavi sottomarini sono diventati di importanza vitale. Il motivo è semplice. L’80% del traffico internet generato dall’Europa è destinato alla fine negli Usa, scrive La Tribune. La stessa percentuale vale per l’Africa.

Ma, diversamente dalla Cina, l’Europa si è convertita in maniera massiccia ai servizi dei giganti americani del web. Ma soprattutto la gran parte dei dati dei cittadini europei è conservata nei datacenter americani.

Detto in altri termini: senza cavi sottomarini è difficile, se non impossibile, accedere a questi dati.

Detto in altri termini ancora: se i forti legami transatlantici che legano le due sponde dell’oceano dovessero malauguratamente interrompersi, gran parte dell’ecosistema digitale europeo piomberebbe all’improvviso nell’oscurità, con conseguenze disastrose per l’economia.

Sarebbe un blackout totale, con buona pace della sovranità nazionale.

La Russia rilocalizza le sue risorse digitali

La soluzione a questo problema? Secondo La Tribune, legiferare e obbligare le aziende a conservare tutti i dati degli Europei e quelli di cui hanno bisogno direttamente nel Vecchio Continente. E’ questa peraltro la via scelta dalla Russia.

Mosca ha deciso di rilocalizzare tutte le sue risorse digitali nel suo territorio. E’ obbligatorio per le aziende russe conservare localmente i dati della popolazione e delle aziende. Parallelamente, Mosca ha integrato nelle reti di telecomunicazioni del paese delle scatole nere, per consentire alla FSB (il controspionaggio nazionale) in caso di crisi di controllare tutto il flusso di dati nel paese.

Al contrario, la dipendenza europea dai cavi sottomarini transoceanici americani si aggrava sempre più.  

A testimoniarlo gli ingenti investimenti dei GAFA, che oggi rappresentano circa il 70% dei progetti. Oggi come oggi, hanno le mani su circa l’80% della capacità che circola nell’Atlantico. E con i nuovi cavi in arrivo si giungerà a circa il 95%.

In Europa, però, siamo a livello praticamente zero come legislazione. Le cose potrebbero un po’ cambiare durante la presidenza francese, partita a gennaio. Di certo nulla è cambiato durante la presidenza portoghese, scaduta a fine 2021. Il Portogallo ha fatto di tutto per proporsi come territorio di approdo dei cavi sottomarini americani. L’Europa a questo punto è davvero chiamata ad una svolta.