Lo studio

Internet e il dominio dei cavi sottomarini: il 66% controllato da Google, Meta, Amazon e Microsoft

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Internet può sembrare qualcosa di impalpabile, un ambiente virtuale in cui accadono cose, si acquistano beni e si assiste a concerti nel metaverso. Ma creare quest'illusione richiede gigantesche connessioni “fisiche”, che crescono sempre di più. È qui che si scatena la competizione delle Big Tech per il dominio della rete e non solo.

L’ossatura fisica di internet nelle mani delle Big Tech

Attraverso gli oceani di tutto il pianeta, le connessioni sottomarine in fibra ottica riescono a connettere Stati e continenti in maniera sempre più rapida ed efficiente. Ad oggi sono stati dispiegati 1,3 milioni di chilometri di cavi oceanici, che tutti assieme vanno a costituire l’internet fisico, la sua impronta infrastrutturale.

Dove c’è struttura e fisicità c’è immediatamente possibilità di dominio e anche l’ossatura materiale di internet è motivo di competizione. Prima del 2012, Microsoft, Google (Gruppo Alphabet), Meta (ex Facebook) e Amazon, controllavano circa il 10% del mercato, oggi tutte assieme arrivano a sfiorare il 70%.

Un dominio che permea facilmente il livello immateriale e virtuale della rete delle reti, divenendo ibrido, controllando il traffico internet, che nasce dal collegamento crescente di tutti i data center del mondo.

Oggi sul cavo in fibra passa il 95% del traffico globale di dati. Immaginate se Amazon possedesse anche le strade su cui consegna i pacchi, cosa ne sarebbe della libera concorrenza o del diritto di fare impresa?

La fame di larghezza di banda

Secondo la società TeleGeography, entro il 2024 le Big Tech sopra menzionate potrebbero diventare i principali finanziatori e quindi i veri proprietari dell’ossatura fisica di internet, cioè della rete di cavi sottomarini che collega e soddisfa la sempre più grande fame di larghezza di banda dei Paesi più ricchi del mondo, sia dell’Atlantico, sia del Pacifico.

Durante il 2020, a causa dell’esplosione della pandemia da Covid-19, la domanda globale di connessione a internet è schizzata in alto del +70%.

In tre anni le quattro società di internet avranno partecipazioni in più di 30 infrastruttura di fibra oceanica. Nel 2010 ne avevano solo in una.

Il cavo “Marea”, ad esempio, che si estende per circa 4.100 miglia tra Virginia Beach negli Stati Uniti e Bilbao in Spagna, è stato completato nel 2017 ed è comproprietà di Microsoft, Meta e Telxius, una sussidiaria di Telefónica, società di telecomunicazioni spagnola.

Nel 2019, Telxius ha annunciato che Amazon avrebbe utilizzato una delle otto coppie di fili in fibra ottica in quel cavo. Parliamo di un ottavo della sua capacità, che è di 200 terabit al secondo, sufficiente per lo streaming simultaneo di milioni di film HD.

Il dominio di internet, il dominio del mondo

La condivisione di cavi consente a tutti di garantire ai propri clienti la continuità di servizio. Queste infrastrutture possono infatti danneggiarsi per vari motivi (200 volte l’anno circa secondo l’International Cable Protection Committee), in questo modo, invece, operatori come Microsoft e Google possono tranquillamente continuare a offrire servizi cloud senza problemi

Qualcuno ha fatto notare che grazie ai giganti di internet, che si sono interessati maggiormente nel tempo di queste infrastrutture transoceaniche, i costi di trasmissione dati sono diminuiti grandemente nel tempo, anche per i loro concorrenti, mentre la capacità di trasmissione dati è cresciuta del +41% in tutto il mondo nel 2020, secondo la relazione annuale di TeleGeography.

Se all’inizio queste società sono entrate nel mercato dei cavi oceanici per acquisire parti di infrastrutture altrui e iniziare a presidiare il settore, ora è la loro insaziabile fame di terabyte a governare la competizione.

Un trend che sta estromettendo gradualmente gli altri competitor come NEC, ASN o SubCom, ma anche grossisti come Tata e Lumen, perché le Big Tech si stanno costruendo cavi in casa. Un modo per consolidare un dominio tecnologico, economico e finanziario, che sarà difficile da gestire Autorità di settore, Governi ed Istituzioni centrali.

Solo nel 2020 Microsoft, Google, Meta e Amazon hanno speso 90 miliardi di dollari in questo settore.

Una spesa che ovviamente crescerà anno dopo anno e che alla fine gli consentirà di aumentare a dismisura il dominio nei settori strategici, perché possono fornire servizi a costi sempre più bassi. Un livello di economia in cui non può esserci concorrenza, perché diventa una semplice questione di dimensioni e ci accumulo di ricchezza.