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Telecom Italia: per il WSJ non sono i costi il problema, ma la politica

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'Se Telecom avrà successo nell'acquisto di Metroweb, sarebbe il segno di una nuova era di appoggio politico per l'ex monopolista di Stato. Ma i segnali non sono promettenti', scrive il WSJ.

L’ad di Telecom Italia Flavio Cattaneo non ha voluto commentare, ieri nel corso della sua prima conference call, il dossier Metroweb. Le trattative sono confidenziali, ha detto. E non è entrato nel merito di quale sia l’apporto strategico che la società della fibra potrà dare alla società telefonica. Cattaneo si è limitato a ribadire che Telecom può andare avanti col suo piano anche da sola.

Il fatto è che la partita Metroweb non può non essere vista anche sotto il profilo politico. Ne parla anche il Wall Street Journal, con un’analisi a firma di Stephen Wilmot dal titolo: ‘Perché i soli risparmi non salveranno Telecom’.

Secondo Wilmot, i costi non sono il vero problema di Telecom, che nonostante le difficoltà continua a registrare un Ebitda margin superiore a quello degli altri competitor europei.

Il piano di efficienze da 1,6 miliardi presentato venerdì da Cattaneo – 1 miliardo in più di quanto pianificato dall’ex ad Marco Patuano – potrà servire a prendere tempo, ma “per stabilizzare la contrazione del mercato domestico nel lungo termine, la società ha bisogno di appoggio politico, che al momento non è affatto certo”.

Un appoggio politico, per intenderci, come quello dato a Enel, che ha presentato il suo piano per la fibra ottica direttamente da Palazzo Chigi alla presenza del premier Matteo Renzi. Un appoggio che potrebbe concretizzarsi se Telecom riuscisse infine a comprare Metroweb. Lunedì scorso, Cattaneo ha presentato  un’offerta da 820 milioni di euro, valutando la società guidata da Franco Bassanini 15 volte l’Ebitda (un tantino troppo secondo alcuni analisti).

Una mossa difensiva, come sottolinea anche Wilmot, perché anche Enel – controllata dal ministero dell’Economia al 25,5% – è interessata a Metroweb, a sua volta controlla al 46,2% dalla CDP – di cui l’80% fa capo al ministero dell’Economia. Il restante 53,8% di Metroweb è in mano al fondo F2i. Enel, tuttavia, non ha ancora presentato la sua offerta. Non ci sarebbe accordo sulla governance della nuova società che nascerebbe dall’unione tra Metroweb ed Enel Open Fiber.  Ma è solo questo?

“Se Telecom avrà successo nell’acquisto di Metroweb, sarebbe il segno di una nuova era di appoggio politico per l’ex monopolista di Stato. Ma i segnali non sono promettenti”, scrive Wilmot che parla appunto di una decisione “più politica che finanziaria”.

Dal socio di maggioranza Vivendi, intanto, non una parola è arrivata sul piano di risparmi, che pure è stato fortemente caldeggiato da Vincent Bollorè. Un piano che non prevede licenziamenti ma risparmi per 800 milioni sia sulle spese operative che su quelle in conto capitale, senza tuttavia sacrificare un solo euro – ha assicurato Cattaneo – per gli investimenti nel core business.

Cattaneo guarda ad esempio al taglio dei costi dell’energia e delle spese legate ai contratti di fornitura: l’acquisto di beni e servizi è costato lo scorso anno 8,5 miliardi – il 43% dei ricavi – e negoziare nuovi accordi potrebbe consentire risparmi importanti.

Gli effetti di alcune queste azioni di contenimento dei costi, ha spiegato ieri il CFO Pier Giorgio Peluso cominceranno a vedersi già nel prossimo trimestre, altre apporteranno i loro frutti nel 2017 o nel 2018.

C’è da crederci, visto che ieri l’ad ha ripetuto più volte che non saranno fatte promesse che non potranno essere mantenute.

Fatto sta che Telecom continua a prendere tempo sul dossier Inwit, su cui si deciderà ‘nei prossimi mesi’, ha detto ieri Cattaneo.

In corsa per la società ci sono la controllata Mediaset Ei Towers e il team italo-spagnolo formato da F2i e Cellnex.

Entrambi i gruppi, tuttavia, hanno inviato un messaggio neanche tanto velato a Telecom, facendo sapere di avere allo studio altre opportunità in Europa. Dalla Spagna si comunica che ci starebbero valutando almeno cinque acquisizioni alternative in Europa mentre dalla Brianza si guarda alla tower company spagnola Axion, recentemente messa in vendita dalla francese Antin Infrastructure Partners.