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Telecom Italia-Metroweb, indicazioni dopo il prossimo cda. Bassanini (CDP): ‘Ci sarà una gara per quota F2i’

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La società di Marco Patuano riferisce che darà indicazioni in merito alla vicenda Metroweb dopo la riunione del consiglio di amministrazione di venerdì. Dure le reazioni di esponenti del Pd e della Lega, che chiedono l'intervento di Consob e Antitrust.

È arrivata per bocca di del presidente della Cassa Depositi e Prestiti (Cdp), Franco Bassanini, l’attesa precisazione sull’affaire Telecom Italia-Metroweb: “Non ci si faccia delle illusioni ci sarà una competizione, una gara, si dovranno presentare delle offerte”, ha detto Bassanini cercando così di mettere un freno alle forti polemiche divampate stamani in seguito alle notizie riportate da Sole 24 Ore e MF secondo cui Telecom Italia avrebbe presentato un’offerta per rilevare il 53% di Metroweb in mano al fondo F2i. Un’offerta di cui si vociferava ormai da tempo ma per la quale – hanno precisato competitor ed esponenti di Pd e Lega Nord – sarebbe richiesta una formale procedura di gara.

Metroweb – proprietaria della rete in fibra in città come Milano, Genova e Bologna – è controllata al 53,8% da F2i e al 46,2% da Fondo Strategico Italiano, di cui Cassa Depositi e Prestiti è il principale azionista: ne controlla l’80% mentre il restante 20% è della Banca d’Italia.

“Cdp è un investitore di lungo periodo e quindi non ha interesse a vendere la sua quota”, ha detto Bassanini, precisando che, invece, F2i “ha un’altra impostazione, è un fondo, non ha una visione di lungo periodo e quindi ragionevolmente può essere interessato a vendere la propria quota”.

Una gara, dunque, ci sarà, ha chiarito il presidente CDP, che ha tuttavia precisato che  non si può comunque “contestare il possibile esito dicendo che si crea un problema di monopolio”.

I rumors

Telecom Italia e Metroweb si sono trincerate stamani dietro un no comment. Nel pomeriggio, un portavoce di Telecom ha spiegato che la società darà indicazioni in merito alla vicenda nel comunicato che sarà diffuso venerdì dopo la riunione del consiglio di amministrazione.

Non resta, quindi, che fare riferimento alle ricostruzioni secondo cui “l’offerta, che dovrebbe riguardare il 53% di Metroweb in mano a F2i, valorizzerebbe per di più Metroweb ben oltre i multipli tipici per il settore, dato il carattere unico dell’asset della società e comunque superiore ai 450 milioni di enterprise value riconosciuti da F2i”.

Una fonte vicina alla vicenda aveva aggiunto in mattinata  che la lettera a F2i sarebbe “qualcosa di più di una semplice manifestazione di interesse, perché indica le modalità dell’operazione” e che lo scopo di Telecom Italia è “avere un primo feedback da parte del fondo”.

L’Antitrust non starà a guardare

 

L’operazione, pur presentando un’indubbia logica dal punto di visto strategico – come affermato nelle scorse settimane anche dall’Ad di Metroweb Alberto Trondoli – non mancherebbe però di suscitare dubbi antitrust, perché porterebbe nelle proprietà dell’incumbent l’unica infrastruttura alternativa FTTB/H relativamente estesa.

Nel loro rapporto congiunto, Agcom e Antitrust  hanno di fatto evidenziato le criticità concorrenziali di “eventuali operazioni di concentrazione” nel settore ancora in fase di sviluppo della fibra ottica, dal momento che “verrebbe meno sia la concorrenza statica che la concorrenza dinamica tra l’operatore incumbent e l’unico operatore wholesale proprietario di un’infrastruttura end-to-end alternativa che, sebbene circoscritta ad alcune città, costituisce l’unica piattaforma “aperta” e non verticalmente integrata potenzialmente estendibile ad un parte rilevante del territorio nazionale.”

“Un eventuale progetto di tale natura richiederebbe una valutazione sotto il profilo antitrust particolarmente accurata”, hanno sottolineato Agcom e Agcm.

La posizione di Vodafone

 

Nelle scorse settimane anche Vodafone non aveva nascosto il possibile interesse per Metroweb e secondo i rumors odierni anche l’operatore mobile avrebbe manifestato il suo interesse verso la società: il Ceo Vittorio Colao ha sottolineato che la società “guarderebbe” a Metroweb se fosse messa in vendita da F2i e chiarito che porterebbe avanti un deal solo alle giuste condizioni. Condizionale d’obbligo quello di Colao, visto che Metroweb non è in vendita, almeno ufficialmente, e non ha fissato un prezzo.

Di certo, gli operatori alternativi avrebbero non poco da ridire, se le trattative fra Telecom Italia e Metroweb fossero davvero in fase avanzata, ma dietro le quinte.

La politica: intervengano Consob e Antitrust

“Se fosse confermato quanto riportato oggi da due autorevoli quotidiani economici – secondo i quali Telecom Italia avrebbe presentato un’ offerta per l’ acquisizione della maggioranza di Metroweb – saremmo di fronte ad una situazione molto grave” secondo il Senatore del Pd Stefano Esposito.

“Sarebbe stata formulata, infatti, un’ offerta con multipli superiori a quelli di mercato e senza notizia dell’avvio di un procedimento aperto di gara. Com’è possibile che mercato azionisti ed Istituzioni non siano informati di tutto ciò? E’ fondamentale avere immediatamente notizie dettagliate sull’ operazione”, aggiunge Esposito,  auspicando l’intervento  di Antitrust e Consob “al fine di fare chiarezza ed evitare che la competizione nelle telecomunicazioni fisse, già a serio rischio, sia completamente azzerata”.

Sulla stessa linea l’intervento della parlamentare Pd Cristina Bargero (Pd), componente della commissione Attività produttive della Camera, secondo cui “se l’acquisizione andasse in porto ci troveremmo di fronte ad una concentrazione pericolosa per quello che, invece, dovrebbe essere un sano sviluppo del mercato delle telecomunicazioni fisse”.

“Telecom – aggiunge – è una società quotata in Borsa e, stando alle indiscrezioni di stampa, si tratterebbe di un’operazione fuori mercato, fatta in assenza di procedure di gara”.

Per Bargero, una simile operazione rappresenterebbe “un rischio enorme di monopolizzazione della rete in fibra con l’ acquisto dell’ unico operatore alternativo sulla fibra (in FTTH) da parte dell’ attuale monopolista della rete in rame, operazione che soffocherebbe sul nascere il tentativo di uscire dal monopolio infrastrutturale della rete fissa”.

Jonny Crosio (LN): Governo, Consob e Antitrust non ne sanno nulla?

“Apprendiamo con preoccupazione che Telecom Italia avrebbe presentato un’offerta per comprare la maggioranza di Metroweb a condizioni fuori mercato e senza che un procedimento aperto di gara. E’ incredibile che nessuno sia stato informato: Governo, Consob e Antitrust non ne sanno nulla? La Lega esige subito chiarezza e informazioni. E’ un’ operazione che coinvolge i cittadini e la libera concorrenza. Ho chiesto a Matteoli, presidente della commissione telecomunicazione del Senato di convocare con urgenza Metroweb, Telecom, la Consob, l’Antitrust e il sottosegretario Giacomelli”, dice il capogruppo per la Lega Nord in commissione telecomunicazioni al Senato.

Il rischio, secondo Crosio, è “che la rete in fibra sia monopolizzata proprio mentre si sta cercando faticosamente di uscire dal monopolio infrastrutturale della rete fissa”. Serve pertanto, “…un’operazione di sistema,  che sia di stimolo alla crescita, agli investimenti e alla concorrenza”.

“Se l’operazione fosse confermata – conclude – si darebbe un colpo alla concorrenza nelle telecomunicazioni fisse, già in seria difficoltà, e si otterrebbe il tragico risultato di far fuggire gli importanti investimenti esteri messi in campo dagli operatori”.

Vincenzo Garofalo (NCD): l’Antitrust vigili

“Da tempo circola insistentemente l’indiscrezione di stampa secondo la quale Telecom Italia avrebbe presentato un’offerta per l’acquisizione di Metroweb. Se la notizia fosse confermata si creerebbe una situazione di monopolio privato nel settore della fibra ottica che non potrebbe che nuocere allo sviluppo della rete e alla libera concorrenza”, ha detto l’esponente NCD Vincenzo Garofalo.

“E’ necessario che l’Antitrust vigili attentamente ed eventualmente intervenga tempestivamente” poichè, secondo Garofalo, “…l’esistenza di un unico titolare della rete fissa pregiudicherebbe gli investimenti nello sviluppo della banda larga, come l’esperienza sulla rete fissa ci ha già dimostrato, consentendo che sia un solo soggetto a dettare le regole del gioco”.