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Telco Ue all’attacco: la net neutrality minaccia gli investimenti in 5G

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I maggiori operatori europei chiedono alla Ue regole più morbide sulla net neutrality, per consentire nuovi investimenti in reti 5G

Un manifesto per il 5G nella Ue. Lo hanno sottoscritto 17 operatori europei, i maggiori del Vecchio Continente – fra cui Vodafone, Deutsche Telekom, BT e Telecom Italia –  che si impegnano a realizzare entro il 2020 una rete 5G in almeno una grande città di tutti i paesi Ue, a patto però che Bruxelles renda meno stringenti i vincoli regolatori sulla net neutrality. Lo scrive il Financial Times, aggiungendo che secondo la industry delle Tlc in Europa le linee guida Ue sulla net neutrality “creano una forte incertezza sul ritorno degli investimenti nel 5G”.

In altre parole, secondo i maggiori operatori europei gli investimenti in 5G rischiano di essere procrastinati se le regole in materia di net neutrality che la Ue sta scrivendo non saranno ammorbidite a vantaggio dell’innovazione (leggi investimenti). In particolare, le telco chiedono alla Ue di introdurre nuovi vincoli per i servizi OTT come WhatsApp e Skype, sottoponendoli alle stesse regole delle Tlc.

Il dibattito sulla Net Neutrality è molto sentito nella Ue e le telco chiedono da tempo un ‘Level Playing Field’ per gli OTT accusati, fra le altre cose, di occupare la banda con i loro servizi senza però contribuire al finanziamento delle reti.

In questo senso, anche l’Agcom ha da poco pubblicato un’analisi conoscitiva sui servizi di messaggistica in cui si ipotizza la possibilità di far pagare gli OTT per l’uso della numerazione cellulare su cui viaggiano i loro servizi.

Con questo appello, le telco Ue mettono le mani avanti rispetto agli investimenti ingenti necessari per realizzare le nuove reti 5G, il nuovo standard wireless che aprirà la strada dell’Internet of Things su cui la Ue vuole giocare un ruolo di punta.

La Commissione presenterà il nuovo framework di regole sulle Telecom il prossimo autunno. Al momento il BEREC sta per chiudere il 16 luglio una consultazione pubblica sulle linee guida per il 5G.

C’è attesa per alcuni aspetti specifici, in particolare le nuove norme sullo zero rating e sui servizi specializzati.

C’è da dire che il settore delle Tlc viene da anni di ricavi in contrazione, con la perdita di valore di servizi tradizionali come voce ed sms, sempre più penalizzati dalla concorrenza (considerata sleale dagli operatori) dei nuovi servizi di messaggistica istantanea, che viaggiano sulle loro reti. Il tutto mentre i proventi del traffico dati 4G non sono ancora in grado di coprire la riduzione dei ricavi derivanti appunto dai servizi tradizionali.

Nel nostro paese, gli operatori hanno detto apertamente che al momento una nuova gara per i 700 Mhz, da destinare a servizi broadband mobile e in prospettiva al 5G, non è una priorità.

Etno, l’associazione che raccoglie i maggiori operatori europei, accoglie positivamente il manifesto delle telco perché grande è l’attesa in termini di ritorni economici per l’industria dal decollo del 5G. “Diversamente dal passato, il 5G non sarà un semplice upgrade tecnologico in termini di connettività, ma una piattaforma per la digitalizzazione della società e dell’economia, basata sulla convergenza fra fisso e mobile”, si legge in una nota dell’associazione.

Per la natura stessa del 5G, secondo Etno, il manifesto ha individuato nella collaborazione all’interno della industry e negli investimenti in nuove reti i requisiti fondamentali per il suo successo, visto che serviranno massicce iniezioni di fondi per finanziare reti fisse e mobili.

In questo contesto, oltre alla necessità di disporre di ulteriori porzioni di spettro armonizzato, l’associazione chiede alla Commissione Ue di mettere a punto misure pro-investimento in vista della revisione del nuovo pacchetto Telecom in arrivo il prossimo autunno.

Quattro le misure proposte: meno regole e più semplici, valide soltanto per le infrastrutture non replicabili; favorire modelli di co-investimento e condivisione dei rischi, in ottica di ritorni a lungo termine; eliminare la regolazione ex ante, dove possibile, per creare nuovi incentivi all’investimento e dare priorità ad accordi commerciali di lungo periodo in grado di produrre risultati competitivi.

Sarà inoltre necessaria più collaborazione all’interno della industry e con i settori verticali come l’automotive, la logistica, la sanità.

Le nuvoe regole sulla Net neutrality, secondo il Manifesto, non dovranno trasformarsi in barriere regolatorie all’innovazione, aggiunge l’Etno. In particolare, le linee guida del BEREC (in consultazione) potrebbero limitare lo sviluppo di servizi come la guida senza conducente, il controllo delle smart grid o la realtà virtuale, che potranno essere gestite con l’uso flessibile e con la natura gestita dei network.