Legge di stabilità

Taglio della spesa IT nella PA? Pensiamo (invece) a qualificare la spesa

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Ancora polemiche sui fondi per l’IT della PA, ma è urgente riqualificare la spesa pubblica e superare la frammentazione di 21 standard regionali diversi

Non si placa ancora la polemica sul taglio del 50% della spesa informatica nella PA, prevista dal comma 3 dell’articolo 29 della Legge di Stabilità al vaglio del Senato. Un dimezzamento del budget per l’acquisto di hardware (pc, tablet e apparecchiature informatiche) di Ministeri, Comuni, Regioni, enti di ricerca italiani che, se il provvedimento fosse confermato, perderebbero 2,5-3 miliardi di euro, a fronte dei 5,1 miliardi spesi nel 2014, i 5,191 del 2013 e i 5,7 miliardi del 2012 (dati Assinform-NetConsulting).

Controllare la spesa delle Regioni

Governo e Parlamento ci metteranno una pezza, troppo pesante il taglio previsto e troppo contraddittorio il messaggio lanciato all’industria e ai cittadini da parte di un Governo che da sempre si dice “amico del digitale”.

Resta il mistero su come tutto ciò sia potuto accadere in fase di stesura del testo del Dl.

Errore? Ignoranza?

Al di là della querelle sul budget, però, sarebbe utile qualificare la spesa informatica della PA in Italia e superare la frammentazione per cui ogni Regione ha un suo standard di spesa.

E poi, chi controlla la spesa?

Esiste un’autorità centrale demandata a verificare che i fondi ministeriali e regionali per l’IT non finiscano in mille rivoli diversi, a coprire altre voci di bilancio?

Banda larga e dati vadano a braccetto

Tornando ai tagli, sono in molti che vedono una contraddizione, un atteggiamento schizofrenico da parte del Governo, che da un lato promuove e finanzia il Piano Banda Ultralarga (già sbloccati 2,2 miliardi dal Cipe), ma dall’altro taglia il budget all’informatica della PA.

Ma come, da una parte si finanziano le reti a banda larga e dall’altra si tagliano le risorse per consentire alla PA di mettersi al passo con l’hardware e i sistemi IT necessari a far girare nelle nuove reti i dati? Quei dati che sono il vero valore aggiunto per la creazione di servizi essenziali per i cittadini?

Sanità, scuola giustizia, servizi di eGov, Spid, Anagrafe Unica sono tutti progetti che senza dati non potranno decollare appieno. E’ anche per questo che tagliare la dotazione finanziaria IT della PA in ottica di spending review è un gioco che, secondo alcuni, non vale la candela. Troppo esiguo il risparmio rispetto all’obiettivo di rendere i dati davvero centrali nella PA.

C’è chi dice poi, con un pizzico di malizia, che un’altra tecnologia da tagliare nella PA potrebbe essere la carta (che a tutti gli effetti è una tecnologia anch’essa), sostituita da nuovi pc: cosa succederebbe nella PA se si tagliasse del 50% l’acquisto di carta?

 

I numeri dell’ICT: PA in ritardo

L’Italia è indietro, ma secondo il Rapporto Assinform-NetConsulting 2015, “dopo anni di crisi il mercato digitale italiano (informatica, telecomunicazioni e contenuti digitali) ha finalmente ha ripreso a crescere. Nel giro di un anno è passato dal -1,4% del 2014 al +1,5% del primo semestre 2015 e a una previsione annua 2015 rivista al rialzo dall’1,1 all’1,3%”.

All’appello, però, manca ancora la Pubblica Amministrazione: “La spesa digitale nel 2014 della Pa centrale (-2,6%), Pa locale (-2,1%) e della Sanità (-2,2%), se pur migliorati rispetto al passato (nel 2013 la Pa centrale aveva registrato -11,6%, quella locale -7,1%, la sanità -4,6%), mostrano ancora le difficoltà della digitalizzazione in ambito pubblico”.

Rispetto ad altri paesi, poi, la spesa pro-capite è di 85 euro in Italia, meno della metà dei 186 euro della, dei 207,2 euro della Germania e dei 323 euro del Regno Unito.

Mancano in Italia i grandi progetti IT nel settore pubblico, in grado di aggregare la domanda e ridare fiato alle aziende del settore, che soffrono anche per le lungaggini del Governo, al quale gli imprenditori a più riprese hanno chiesto di “accelerare i provvedimenti per i pagamenti elettronici della PA, l’Anagrafe Unica, l’Identità Digitale. E poi, per affrontare un problema che continua ad essere sottovalutato: quello delle competenze informatiche”.