Commento

Tagli per 100 milioni alle sovvenzioni statali al cinema e audiovisivo? Allarmismo ingiustificato

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Il Ministro Sangiuliano scrive al collega Giorgetti segnalando la disponibilità ad un taglio di 100 milioni di euro del Fondo per il Cinema e l’Audiovisivo (750 milioni di euro nel 2022). Ma serve una valutazione di impatto per riformare la Legge Franceschini.

Come spesso accade, alcune decisioni politiche vengono assunte in segrete stanze, e diverte osservare come questa mattina (giovedì 19) la stessa “notizia” venga trattata in modo radicalmente differente dai media…

Da settimane, si vociferava del rischio di una riduzione delle sovvenzioni pubbliche al mondo del cinema e dell’audiovisivo, e ieri le principali associazioni del settore hanno indirizzato una lettera di allarme al Ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano (Fratelli d’Italia).

Dopo aver appreso del concretizzarsi della possibilità di un serio taglio di risorse del Fondo per lo Sviluppo degli Investimenti nel Cinema e nell’Audiovisivo per far fronte alle necessità della manovra di bilancio, gran parte delle associazioni di categoria della filiera hanno inviato una epistola.

La lettera è stata proposta da Anica (produttori cinema e distributori e piattaforme) insieme ad Apa (produttori audiovisivi), Cna Cinema e Audiovisivo (produttori indipendenti), Afic (l’associazione dei festival cinematografici), doc/it (i documentaristi) e Unita (attori). Successivamente hanno aderito 100autori, Wgi (sceneggiatori), Agici (produttori indipendenti). Si chiede di riconsiderare il “taglio” e di trovare, “nel clima di leale collaborazione che sempre contraddistingue il rapporto delle Associazioni con il Governo, soluzioni diverse dai tagli per rendere più efficiente l’attuale sistema, in particolare sul tax credit”.

La notizia è rilanciata oggi da Andrea Biondi sul confindustriale “il Sole 24 Ore”, il quale sostiene che il paventato taglio sarebbe stato ridimensionato dal Collegio Romano, nell’ordine di 30 milioni di euro su un totale di circa 750 milioni di euro.

Tutt’altro approccio invece quello di Stefano Iannaccone sul quotidiano “Domani”, che lancia in prima pagina una esclusiva, intitolata “Servono 100 milioni? Leviamoli al cinema”, con occhiello “L’irrituale iniziativa del Ministro della Cultura”.

Stefano Iannaccone ha avuto privilegiato accesso a questa epistola a firma del titolare del dicastero: non è stata oggetto di smentita, e quindi… parrebbe vera.

Scrive Sangiuliano, indirizzandosi al collega Giancarlo Giorgetti, titolare del Mef: “Caro Giancarlo […] ti informo che è mia intenzione contribuire agli sforzi necessari alla definizione della prossima Legge di Bilancio 2024, attraverso risparmi di spesa per complessivi 100 milioni di euro a valere sulle risorse del Fondo per lo sviluppo degli investimenti nel cinema e nell’audiovisivo”.

Come dire?! Carta canta.

La notizia non è stata smentita dall’ufficio stampa del Ministero della Cultura.

Udite udite: anzitutto si osserva che, per la prima volta, gran parte delle associazioni del settore – finora tutte più o meno gaudenti rispetto alle dinamiche degli ultimi anni – riconoscono che si deve “rendere più efficiente l’attuale sistema” e specificano “in particolare sul tax credit”.

Oh, perbacco: illuminazione sulla via per Damasco!

A fronte del rischio di chiusura parziale del rubinetto pubblico, emerge un guizzo di autocoscienza. Anche in quella stessa Anica, da anni in prima fila nel sostenere – col Presidente Francesco Rutelli sempre sorridente – le sorti magnifiche e progressive dell’“industria” cinematografica e audiovisiva…

Riavvolgiamo il nastro, ricordando anzitutto la genesi: il Fondo per lo Sviluppo degli Investimenti nel Cinema e nell’Audiovisivo, fortemente voluto dal “dem” Dario Franceschini, è stato istituito dalla Legge n. 220/2016 (specificamente all’articolo 13), la quale, in particolare, ha stabilito che esso è alimentato, a regime, con “gli introiti erariali derivanti dalle attività del settore” (e qui sarebbe opportuno comprendere se questa “alimentazione” c’è stata effettivamente e se ha coperto l’intervento dello Stato, immaginiamo che gli uffici del Mef ne abbiano cognizione…).

La norma istitutiva aveva stabilito che l’importo minimo del finanziamento attraverso gli introiti erariali non poteva essere inferiore a 400 milioni di euro annui. Si ricordi che quella dotazione si traduceva in un incremento delle risorse a favore del cinema e dell’audiovisivo nell’ordine del + 60 % rispetto al budget dell’anno precedente.

La Legge di Bilancio 2021 (Legge n. 178/2020: articolo 1, comma 583, lettera a)), ha stabilito che l’importo minimo del finanziamento attraverso gli introiti erariali non può essere inferiore a 640 milioni annui.

Successivamente, la Legge di Bilancio 2022 (Legge 234/2021: art. 1, co. 348) ha stabilito un incremento di tali risorse a 750 milioni di euro annui dal 2022. L’incremento è stato codeterminato anche dall’esigenza di attivare misure per contribuire superare la crisi del settore a seguito della pandemia Covid19.

Nell’arco di sei anni quindi – dal 2017 al 2022 – le risorse che lo Stato assegna a cinema e audiovisivo sono quasi raddoppiate, passando da 400 a 750 milioni di euro.

Gran parte di queste risorse sono assorbite dallo strumento “tax credit”, che ha determinato un incremento impressionante della quantità di opere prodotte, la gran parte delle quali finiscono… nel vuoto cosmico: non vengono distribuite nei cinematografi, non vengono trasmesse dalle emittenti televisive gratuite e a pagamento, non vengono offerte dalle piattaforme…

Basti ricordare che non esiste un documento (pubblico) che consenta di conoscere quali siano le 355 opere cine-audiovisive prodotte nel 2022 (erano 313 nel 2021, erano 252 nel 2020, scrivevamo su queste colonne qualche giorno fa, che si tratta di una “inflazione produttiva galoppante”)… quanto abbiano incassato nei cinematografici (anche se la società congiunta Anica-Anec ovvero Cinetel, questo dato potrebbe renderlo pubblico), se e quando siano state trasmesse in televisione e magari con quale audience (e qui, volendo, potrebbero essere d’aiuto sia Auditel sia Studio Frasi), se sono offerte nei cataloghi delle piattaforme (e qui basterebbe incrociare i titoli con quel che risulta sul sito JustWatch)…

Mistero, su queste opere cinematografico-audiovisive e sui correlati fondi pubblici.

Totale assenza di tracciabilità, sia dei titoli sia dei danari.

Trasparenza a metà, ancora, come abbiamo segnalato tante volte anche su queste colonne, e certamente non soltanto su questo specifico tema di politica culturale.

Che si tratti di un assurdo spreco di risorse pubbliche è noto a tutti gli operatori del settore, ma nessuno o quasi ha avuto il coraggio di denunciarlo (pubblicamente), dato che questo intervento massiccio dello Stato ha garantito – come confermano anche i sindacati – la “piena occupazione”.

Insomma, che si tratti di Dario Franceschini o Gennaro Sangiuliano, poco importa: “o Franza o Spagna, purché se magna”.

E chi se ne importa di analizzare seriamente le reali condizioni di salute del sistema?!

Finché la pacchia continua, ché si rinnovi la festa…

Invece di chiedere al Ministero della Cultura una analisi critica accurata delle conseguenze dei primi anni di applicazione della Legge Franceschini (dal 2017 al 2023), le “categorie” – ovvero le associazioni di settore, imprenditoriali e autoriali – si sono adagiate su questo andamento… lasco e mediterraneo, perché tutti – o quasi – hanno più o meno approfittato della inattesa manna.

Rare anzi rarissime le voci fuori dal coro: tra tutte quella di Michele Lo Foco, storico avvocato specializzato nel diritto del cinematografico e audiovisivo (già nel Cda di Cinecittà e di RaiNet, “in quota” centro-destra) e quella di chi redige queste noterelle eccentriche (nell’economia della rubrica “ilprincipenudo” per il quotidiano online “Key4biz”).

Va ricordato che in verità esiste, sulla carta (per così dire…), una “valutazione di impatto”, ovvero lo strumento tecnico che pure è (sarebbe) previsto dalla stessa Legge Franceschini.

Purtroppo, si tratta di uno studio che è assolutamente asettico e neutro, totalmente privo di approccio critico, e quindi sostanzialmente inefficace, anzi inutile. Peraltro affidato, da cinque o sei anni (in barba al principio della rotazione degli incarichi che dovrebbe essere adottato dalla pubblica amministrazione), con un budget di centomila euro l’anno, sempre agli stessi consulenti, un’associazione temporanea di impresa (ats) tra Università Cattolica di Milano e Ptsclas spa. La ricerca è diretta da Mariagrazia Fanchi.

Vengono prediletti questi ricercatori, forse perché finiscono per garantire analisi… all’acqua di rosa?

Sempre perché la Pubblica Amministrazione predilige la logica conservatrice del “quieta non movere et mota quietare”?!

Peraltro lo stesso Ministero della Cultura sembra quasi… vergognarsene, dato che la “valutazione di impatto” non è mai stata oggetto di presentazione pubblica e discussione ampia con gli operatori (se non in occasione di un seminario del 20 ottobre 2021, in occasione della Festa del Cinema di Roma, al quale hanno partecipato poche decine di persone).

La “valutazione” viene pubblicata in sordina sul sito web della Direzione Cinema e Audiovisivo, senza nemmeno degnarla di un comunicato stampa.

La quasi totalità degli operatori disconosce l’esistenza di questo report semi-clandestino…

La valutazione di impatto per l’anno 2021 (“Relazione concernente lo stato di attuazione degli interventi di cui alla legge recante disciplina del cinema e dell’audiovisivo”) è stata pubblicata silenziosamente sul sito web della Dgca del Mic nel marzo scorso (24 gennaio 2023 è la data risultante dalle proprietà del file), così come è stato reso pubblico anche un “executive summary” (data file 14 febbraio 2023). La relazione è stata trasmessa in data 8 marzo 2023 dal Ministro Gennaro Sangiuliano al Presidente della Camera Lorenzo Fontana (documento classificato conDoc CLXXI, n. 1” dagli uffici di Montecitorio).

Si ricorda che la legge prevede (articolo 12, comma 6, legge n. 220/2016) che la valutazione di impatto sia trasmessa alle Camere entro “il 30 settembre” di ogni anno. Quindi la relazione sul 2021 doveva essere trasmessa entro il 30 settembre 2022.

IsICult / Key4biz decidono di diffondere la “valutazione di impatto” sulla Legge Cinema e Audiovisivo per l’anno 2021

Per stimolare la diffusione di questi documenti, IsICult / Key4biz hanno deciso di promuoverla, e quindi i due file – la relazione integrale ed un “summary” – possono essere scaricati (vedi link in calce al presente articolo). Si segnala che, ad oggi (a distanza di molti mesi), nessuna testata giornalistica (nemmeno un periodico specialistico come “Box Office”) ha dedicato la minima attenzione a questa “relazione”. Alla valutazione del lettore, la concreta utilità di questi documenti.

La notizia del rischio di tagli ai fondi cinema e audiovisivo circola da giorni, anzi da settimane, ma era rimasta finora relegata alla stampa di settore: per esempio, Boris Sollazzo, su “The Hollywood Reporter Roma” di ieri l’altro martedì 17 titolava “Il tax credit rischia di morire, il cinema pure e neanche la tv si sente tanto bene. Per ora”.

A livello di quotidiani, soltanto “il Manifesto” di ieri mercoledì rilanciava le voci, e soprattutto la protesta di imprenditori ed autori, nonché di alcuni esponenti del Partito Democratico ovvero Matteo Orfini e Francesco Verducci.

Riprendiamo un passaggio della lettera dei protestatari: “le evidenze mostrano che il settore ha aumentato il proprio valore complessivo e che l’investimento pubblico attiva attrazione di risorse private, nazionali e internazionali, con un moltiplicatore tra i più alti di tutte le filiere industriali”.

Quali… “evidenze”, di grazia?!

Né l’Anica né il Ministero sono in grado di dimostrare alcunché, dato che ad oggi non è dato sapere quale sia il capitale di rischio che le imprese apportano all’economia del settore.

A quanto ammonterebbero le “risorse private” che sarebbero state attratte dalla Legge Franceschini?

E stendiamo un velo di pietoso silenzio, lasciamo perdere le stime sui “moltiplicatori”, fantasiosamente elaborati in assenza di metodologie minimamente verificabili (la fonte è forse il solito rapporto annuale della Fondazione Symbola?!).

Abbiamo denunciato, da anni, questa carenza informativa: da ultimo in occasione della presentazione, qualche giorno fa, del report ministeriale impropriamente intitolato “Tutti i numeri del cinema italiano 2022” (vedi “Key4biz” del 10 ottobre 2022, “Il cinema italiano va davvero benissimo?”.

Siamo di fronte ad un “sistema industriale” cresciuto tutto (o quasi) sulle sovvenzioni dello Stato, privo di autocoscienza

Risorse pubbliche che hanno paradossalmente ridotto la propensione al rischio delle imprese.

Che hanno finito per alimentare le casse di imprenditori avventurieri.

Che hanno consentito anche operazioni di malaffare da parte di alcuni.

Un “sistema” industriale privo di autocoscienza, ovvero di una cassetta degli attrezzi adeguata alla comprensione della vera verità del funzionamento del sistema stesso.

Deficit di tecnicalità e carenza di autocoscienza “compensate” da una ostinata lettura ottimista dei fenomeni.

Il solito “ottimismo della volontà” che ha cancellato, rimosso un sano “pessimismo della ragione”.

Impedendo (o anche soltanto non auspicando) la costruzione di un sistema informativo accurato, basato su un dataset approfondito, s’è ostacolata trasparenza ed efficienza ed efficacia.

Ed anche il sistema dei controlli è divenuto evanescente.

Ed ora Anica & Co. evocano… “trasparenza”?! Da non crederci. Ma comunque ben venga, se non si tratta di un mero puro intendimento e se c’è vera volontà di una inversione ad U.

È vero: c’è stata attrazione di imprese straniere, ma esse non sono stimolate dal meraviglioso mondo dell’immaginario audiovisivo italico o dalle location straordinarie del nostro territorio o dalle altissime professionalità tecnico-artistiche… certo, queste componenti ci sono, ma la calamita principale è determinata soprattutto dalle agevolazioni fiscali-tributarie, ovvero dal magico e fantastico “tax credit”.

Inutile nascondersi dietro un dito: se non ci fosse il “tax credit”, elargito con grande generosità statale, tutto questo (presunto) “rinascimento” del sistema audiovisivo nazionale non si sarebbe concretizzato, con buona pace della decantata “piena occupazione”.

La grande effervescenza in atto potrebbe rivelarsi una pericolosa bolla.

Continua Anica (& Co.): “la stabilizzazione della misura ha riportato l’Italia a essere competitiva sui mercati esteri”. Da quali indicatori sarebbe confermata la “competitività sui mercati stranieri”, di grazia? Le dimensioni dell’export audiovisivo italiano sono ancora ridicole, rispetto a quelle di Paesi come la Francia (vedi “Key4biz” del 13 ottobre 2023, “Presentato il 5° Rapporto sulla produzione audiovisiva in Italia: va tutto bene? Pochi dati e confusi”).

Ancora: “ha consentito di sviluppare competenze e creare valore in tutti i territori regionali, in particolare al Sud e nelle Isole”. È vero, ma ciò è avvenuto anzitutto grazie alla stimolazione mirata dei fondi apportati dalle Regioni (ulteriori sovvenzioni della mano pubblica) e dall’attività delle tante “film commission”.

Ancora: “ha fatto crescere la domanda di lavoro e di professionalità in tutti i segmenti della filiera”. È ovvio, naturale, banale, data l’iniezione robusta di risorse pubbliche nel sistema. Insomma, un intervento à la Keynes, ma intenso assai e non sottoposto ad adeguati controlli.

Concludono i protestatari: “un’inversione di rotta in questo momento – reso critico anche dagli annunciati tagli sulle risorse Rai – creerebbe instabilità e fermerebbe investimenti programmati, oltre a mettere in grave difficoltà le imprese che lavorano seriamente, e creerebbe ricadute negative sul gettito complessivo per lo Stato”.

Dopo la pubblicazione dell’esclusiva di “Domani”, è intervenuto questa mattina il Partito Democratico, con Irene Manzi, Capogruppo in Commissione Cultura della Camera e componente della Segreteria nazionale dei “dem”: “il Ministro Sangiuliano, solerte come non mai, toglie 100 milioni al cinema italiano, mettendo a disposizione una cifra ben più alta di quella chiesta dal Mef per i tagli di spesa imposti dalla legge di bilancio in deficit del governo. Dimezzare il fondo tax credit significa mettere in ginocchio un intero settore. Ma la cosa ancora più grave è che mentre si tagliano queste risorse, se ne dirottano altre per finanziare interventi nella regione del Ministro. Gestione del consenso contro interventi strutturali per la tutela e la promozione della cultura italiana ed il sostegno ai lavoratori del settore. Chiediamo con forza che si rivedano le misure annunciate”.

Immaginiamo che nelle prossime ore (questo articolo viene chiuso in tipografia alle 13), si scateneranno dichiarazioni e controdichiarazioni: per ora sono intervenuti, in ordine cronologico, dopo Manzi: Cecilia D’Elia, Capogruppo Pd in commissione Cultura al Senato (“scelta miope e folle, a cui ci opporremo fermamente”); gli altri “dem” Matteo Orfini e Francesco Verducci (“che il Ministro riferisca in Parlamento”); la Segretaria del Pd Elly Schlein (“scelta scellerata: non ha precedenti che un ministro della Cultura inviti il collega del Mef a tagliare fondi – 100 milioni di euro – al cinema oltre quelli richiesti”); il Capogruppo dell’Alleanza Verdi e Sinistra Peppe De Cristofaro, Presidente del gruppo Misto di Palazzo Madama (“la chiamano spending review ma sono tagli lineari”).

Nessuno però sembra porsi il problema del “come” vengono spesi questi danari pubblici, ovvero della allocazione delle risorse statali: tutti si arroccano semplicemente nella difesa dello “status quo”.

Silenzio totale da parte di esponenti del centro-destra.

Da segnalare che ieri l’altro (martedì 17) è intervenuta la Sottosegretaria delegata, la senatrice leghista Lucia Borgonzoni, evidentemente ormai stretta tra l’incudine (la lobby dei produttori) ed il martello (la volontà del Ministro), confermandosi una qual certa asintonia tra il Ministro e la sua Sottosegretaria.

Borgonzoni ha dichiarato che il Ministero sta lavorando nella prospettiva di “una Legge Cinema con regole nuove e più eque: ci stiamo lavorando a quattro mani, grazie al confronto aperto tra Ministero e operatori di tutta la filiera (si tratta di un “confronto” non pubblico, è opportuno precisare, n.d.r.). Modifiche sarebbero dovute arrivare già da tempo per evitare storture nel sistema. Le rimodulazioni che metteremo in atto serviranno a tutelare realmente l’intero settore. Come più volte detto, ritengo che il tax credit sia uno strumento indispensabile, da cui non si può prescindere, ma al contempo sono convinta che il suo impianto abbia bisogno di aggiustamenti: non si può pensare di continuare a lasciare la norma così com’è ora, i film di mercato, se tali vogliamo definirli, devono avere un mercato”.

Apprezzabile questa illuminazione della Sottosegretaria, rispetto alle “storture” improvvisamente scoperte e rispetto a quel “tax credit” finora tanto decantato: “ci stiamo muovendo per tutelare le opere prime, le opere seconde e quelle cosiddette ‘difficili’ e le start up, nonché i film di elevato contenuto artistico e culturale con difficoltà a reperire risorse sul mercato. Tutto questo non impatterà assolutamente sui pagamenti presenti e futuri”. Queste argomentazioni – che rappresentano una notevole “correzione di rotta” rispetto al passato – sono ribadite oggi dalla Sottosegretaria in una intervista al quotidiano “il Messaggero”, nella quale però, curiosamente, non manifesta cenno alcuno rispetto alle intenzioni del Ministro: che non fosse a conoscenza della lettera di Sangiuliano a Giorgetti, rivelata questa mattina dalla esclusiva di “Domani”?!).

Cosa significa che… “non impatterà”?

E cosa si intende con… “pagamenti presenti e futuri”?!

E conclude, in politichese: “le polemiche preventive mosse da certa politica in cerca di un qualche consenso sono solo un danno al mondo dell’audiovisivo e all’immagine del nostro Paese”.

Qui non si tratta di “polemiche preventive”, gentile Sottosegretaria: qui si tratta di un Ministro che parrebbe abbia deciso di tagliare 100 milioni di euro dal Fondo Cinema e Audiovisivo, con una riduzione del 13 % della dotazione dell’anno 2022 (da 750 milioni a 650 milioni di euro).

Non è granché rilevante questo eventuale taglio, se esso si accompagnerà ad una revisione complessiva dell’impianto della legge e a una riallocazione delle risorse lungo tutta la filiera

Quel che ci sembra importante segnalare che, in verità, non è granché rilevante questo eventuale taglio, se esso si accompagnerà ad una revisione complessiva dell’impianto della legge.

Non si tratterà di un taglio drammatico… se i 750 milioni – e fossero anche “soltanto” 650 milioni di euro destinati al settore per l’anno 2024 – saranno allocati meglio, in modo più equilibrato e ragionevole: non concentrati sulla “produzione” soltanto, ma distribuiti razionalmente lungo le fasi tutte della filiera, dalla ideazione alla distribuzione alla esportazione, con particolare attenzione al segmento più sofferente, qual è quello delle sale cinematografiche (da osservare “en passant” che l’associazione degli esercenti cinematografici Anec non pare abbia firmato la lettera di protesta divulgata ieri…).

E servono più fondi a favore della promozione, anche per andare oltre ai due spiccioli assegnati a modeste iniziative come “Cinema Revolution” e “Cinema In Festa”.

La ripartizione del Fondo Cinema e Audiovisivo va radicalmente rimodulata, superando comode rendite di posizione e storiche incrostazioni conservative. Più sostegno al cinema-cinema e meno sostegno all’audiovisivo televisivo. Meno sostegno alla produzione e maggiore intervento a favore di tutte le altre fasi della filiera.

E soprattutto serve un “sistema informativo” adeguato, che, ad oggi, non c’è (o, se c’è… è ben celato nelle stanze della Direzione Generale Cinema e Audiovisivo, guidata da Nicola Borrelli…): serve trasparenza assoluta, anzitutto ed analisi di efficienza ed efficacia.

Si osserva che il Ministro non ha commentato (almeno fino alle ore 13) la lettera rivelata questa mattina dal quotidiano “Domani”, nemmeno in occasione della presentazione, in queste ore, delle iniziative della Regione Lazio a favore del cinema e dell’audiovisivo, intervenendo al fianco del Presidente della Regione Francesco Rocca all’incontro “Lazio Terra di Cinema”, nell’economia della Festa del Cinema di Roma all’Auditorium…

Sarà interessante osservare cosa verrà detto oggi pomeriggio, in occasione del primo dei “Dialoghi sul futuro del cinema” (seconda edizione) promossi da Anica al Maxxi (sono previsti anche i presidenti delle due Commissioni Cultura di Camera e Senato, Federico Mollicone e Roberto Marti, rispettivamente di Fratelli d’Italia e della Lega Salvini, oltre alla stessa Sottosegretaria Lucia Borgonzoni). Da osservare che nei “panel” dell’Anica non vengono coinvolti operatori del settore che abbiano una visione critica del sistema: chissà perché…

E diverte osservare come Anica organizzi anche domani un altro convegno (sempre nell’economia dei “Dialoghi” futurologici al Maxxi), mentre, nelle stesse ore, e sempre nell’economia della Festa del Cinema di Roma, a distanza di poche centinaia di metri (all’Auditorium Parco della Musica), la Regione Lazio promuove un convegno sul ruolo dei produttori indipendenti… In contemporanea! Si segnala che in questa iniziativa è stato coinvolto (assieme a nomi prestigiosi come il regista Pupi Avati ed il fratello produttore Antonio, ed imprenditori del livello di Andrea Occhipinti e Donatella Palermo) anche Michele Lo Foco, e forse sarà quindi dato spazio ad una voce eterodossa, non schierata tra i fautori della conservazione dell’esistente.

Clicca qui per la “Relazione concernente lo stato di attuazione degli interventi di cui alla legge recante disciplina del cinema e dell’audiovisivo” per l’anno 2021 (“Valutazione di impatto” della Legge Cinema e Audiovisivo n. 220/2016), pubblicata sul sito web della Direzione Cinema e Audiovisivo del Ministero della Cultura (Dgca Mic) il 24 gennaio 2023.

Clicca qui per l’“Executive Summary” della “Relazione concernente lo stato di attuazione degli interventi di cui alla legge recante disciplina del cinema e dell’audiovisivo” per l’anno 2021 (“Valutazione di impatto” della Legge Cinema e Audiovisivo n. 220/2016), pubblicata sul sito web della Direzione Cinema e Audiovisivo del Ministero della Cultura (Dgca Mic), il 14 febbraio 2023.

[ Nota: articolo chiuso in tipografia alle ore 13 del 19 ottobre 2023; si segnala che questo articolo è stato redatto senza avvalersi di strumenti di “intelligenza artificiale. ]

(*) Angelo Zaccone Teodosi è Presidente dell’Istituto italiano per l’Industria Culturale – IsICult (www.isicult.it) e curatore della rubrica IsICult “ilprincipenudo” per “Key4biz”.