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‘La svolta digitale’, Italia ancora impreparata alla rivoluzione multimediale

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Mercato televisivo e nuove sfide degli OTT al centro del convegno a Roma ‘La svolta digitale’. Per il Sottosegretario Giacomelli, ‘le istituzioni fanno fatica a uscire dalla dimensione nazionale’.

Analisi a tutto tondo sul mercato televisivo e sugli scenari futuri guardando alle nuove opportunità portate dal web oggi a Roma, dove nella sede della Federazione Nazionale Stampa Italiana è stato presentato il XII Rapporto Annuale “La Svolta Digitale: il mercato TV in Europa” a cura di ITMedia Consulting (Abstract).

Il mondo della tv sempre più proiettato sull’online, si legge nel Rapporto, ma ci sono un’Europa e un’Italia ancora impreparate alla grande rivoluzione del multimediale. Nel 2013 il mercato televisivo europeo è cresciuto di un modesto 0,4% (contro la media del +3% registrata dal 2004) toccando i 95,5 miliardi di euro totali. Stretta dalla concorrenza del web è anche la pay tv che inizia a rallentare pur rimanendo il driver del mercato con indici di penetrazione che in Inghilterra e Francia toccano il 63% e 61% (Italia 35%, Spagna 23%, Germania 17%).

E la tendenza del 2014 mostra un pubblico che quotidianamente guarda video anche online

(tra i top 5 l Italia è prima con il 33%). In questo quadro, l’Italia appare stretta tra ritardi infrastrutturali, di assetto e normativi.

Sottosegretario Giacomelli: ‘Parità di condizioni per tutte le piattaforme’

Ha parlato di internet, net neutrality e delle nuove possibilità che si aprono per i broadcaster il Sottosegretario alle Comunicazioni Antonello Giacomelli, evidenziando anche la drammatica distanza tra mercato e istituzioni.

Quella che si sta aprendo tra mercato e istituzioni in tema di digitale, internet e regolamentazione “è una differenza tangibile“, che “si è fatta drammatica”.

Per Giacomelli, le “istituzioni fanno fatica ad uscire da una dimensione nazionale”, e “si fa fatica a parlare di sistema paese”.

Parlando del semestre di presidenza italiana della Ue, il Sottosegretario ha sottolineato come sia difficile “ comporre i punti di vista di 28 paesi che sono comunque tutti consapevoli che la dimensione europea è quella minima“. “L’Europa – ha aggiunto – deve definirsi come soggetto altrimenti rischia di diventare un’autostrada per macchine solo di altri”.

In questo senso, Giacomelli evidenzia la necessità di trovare una nuova governance e ha spiegato che rispetto agli Stati Uniti, dove si recherà nei prossimi giorni, l’Europa debba “farsi portatrice di un modello che non è quello degli Usa ma che deve trovare un contemperamento”.

Passaggio anche su net neutrality per dire che “siamo fortemente assertori di una rete come luogo di opportunità, aperta, unica ma va coniugata con la parità di condizioni indipendentemente dalla piattaforma in cui si opera“, laddove la priorità è sempre quella “degli interessi del consumatore“. Altro tema da affrontare quello delle risorse pubblicitarie: “La rete non cancellerà il ruolo dei broadcaster tradizionali ma avrà effetti sul mercato pubblicitario con risorse che saranno spostate. E’ un tema che va affrontato perché non è solo in gioco una questione commerciale”.

Giacomelli ha anche parlato della delibera con cui l’Agcom ha esonerato Disney dall’obbligo di legge di destinare il 10% della programmazione e degli introiti netti a ‘opere europee di produttori indipendenti e opere cinematografiche di espressione originale italiana’ sui suoi canali tv. La notizia è stata riportata da Repubblica. Secondo la delibera, Disney avrebbe trovato solo prodotti europei e non italiani in sintonia con la sua linea editoriale e con i suoi standard di qualità, ma non ha potuto usarli in Italia perché i diritti di trasmissione appartengono ad altri operatori.

Il Sottosegretario ha risposto d’aver letto la notizia e si è impegnato ad “approfondire questa questione con l’Autorità garante“.

Antonio Martusciello (Agcom): ‘Mi chiedo se la divisione tra free e pay sia ancora valida’

“La prima domanda – ha esordito il Commissario per l’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, Antonio Martuscielloè se la divisione del mercato tra pay e free sia ancora valida. Netflix, ad esempio, dove va considerata? Questa è la nuova dicotomia per la giurisdizione, altrimenti avremo operatori con prodotti simili soggetti a obblighi e normative diverse”.

 

Salvatore Rebecchini (Agcm): ‘Lo stato intervenga su infrastrutture nuove reti’

“Nel processo di infrastrutturazione delle reti di nuova generazione, credo sia legittimo che lo Stato intervenga. Ma come le risorse pubbliche verranno assegnate? I meccanismi di selezione dei beneficiari dei finanziamenti dovranno essere meccanismi di gara”, ha commentato Salvatore Rebecchini, componente dell’Autorità Garante per la Concorrenza del mercato.

Per quanto riguarda le tariffe, ha aggiunto Rebecchini, “noi vediamo con favore lo sviluppo e gli investimenti sulle reti di nuova generazione. Ma di quali tariffe potranno usufruire? Io non sono contrario a una differenziazione se questa può costituire un incentivo“.

Luigi Gubitosi (Rai): ‘Contenuti direttamente multimediali ’

Del rapporto tra web e tv pubblica ha parlato il direttore generale Rai, Luigi Gubitosi, per osservare che internet non porterà “una tempesta ma ci sarà in lento deterioramento delle posizioni delle reti generaliste“. Passaggio anche su Netflix per dire che “la rete telefonica non sarebbe neanche in grado di gestire i numeri” della piattaforma di video streaming. “Bisognerebbe intervenire e allora si deve prima decidere cosa far pagare allo Stato e cosa invece agli Over-the-top”.

La Rai, ha aggiunto, “in quanto incumbent ha una struttura meno ricettiva ai cambiamenti”. Ora la “centralità non è più delle reti ma dei contenuti. Noi ci siamo organizzati per reti, in verticale, quando il web è organizzato per argomenti, in orizzontale. Questo è uno dei grandi sforzi di cultura e riorganizzazione che deve compiere l’azienda”.

“Si deve spendere meno in strutture che l’utente finale non vede e usarle per l’innovazione. Il rafforzamento del multimediale – ha aggiunto – vuol dire pensare a contenuti in maniera che siano direttamente multimediali e non per un adattamento. La Rai continua a cambiare e questa sarà una sfida decisiva”.

Tra gli obiettivi dell’azienda verso un futuro sempre più digitale, secondo il direttore generale, anche una maggiore velocità d’azione a livello gestionale. “Se ci piacesse fare una piattaforma, ad esempio, – ha spiegato – dovremmo fare una gara, non potremmo procedere direttamente a un accordo, per di più dovendo spiegare nel bando anche tutte le nostre strategie. Ecco, nella riforma della Rai serve una regolamentazione un po’ più veloce sui mercati”.

Stefano Ciullo (Sky): ‘Invasione del chiaro è una fandonia’

Nel suo intervento Stefano Ciullo, Direttore Affari Istituzionali Sky Italia, è subito entrato nel merito della notizia che la pay tv avrebbe intenzione di sbarcare sulla tv free-to-air.

“L’invasione del ‘chiaro’ da parte di Sky è una fandonia. Soprattutto in quei termini in cui è stata descritta su alcuni giornali: chiunque capirebbe che sarebbe una follia“.

“E’ vero – prosegue Ciullo – che c’è un’evoluzione di Sky, che è nata come pay-per-view e va verso la media company con una multipiattaforma. Ora siamo molto contenti di Cielo. C’è l’ipotesi delle news in chiaro, ma è una delle attività in corso”.

Quanto al futuro, ha ricordato l’accordo con Telecom Italia, “per un servizio DTV che prevede un nuovo decoder. Come tempi ci siamo dati inizio 2015. Questa nuova attività ci permetterà di andare a cercare nuovi abbonati che non hanno, non vogliono o non possono avere la parabola”.

Gina Nieri (Mediaset): ‘Con queste regole difficile affrontare il futuro’

La necessità di allineare le regole europee tra broadcaster e web company al centro dell’intervento del consigliere di amministrazione di Mediaset, Gina Nieri, per ribadire che diversamente sarà difficile “affrontare il futuro”.

Occorre uno “stato di emergenza a livello europeo che dica che noi con queste regole qui il futuro non lo possiamo affrontare”.

“Sono molto critica – ha aggiunto la Nieri – sull’attività della Commissione passata perché c’è stata una sottovalutazione di ciò che stava accadendo che ha fatto dell’Europa un soggetto passivo degli operatori internet”. Secondo la Nieri la disparità di trattamento con i cosiddetti Over-The-Top, i big internet come Apple, Google, Facebook e Amazon, “salta agli occhi. Così non si può andare avanti”.

“Non dico che vogliamo mettere le ‘mutande’ a internet ma non possiamo aspettare altri tre, quattro anni perché l’Europa rimetta mano alla direttiva. Così non si può andare avanti”. Parlando, poi, della questione della banda 700 e dello spettro Uhf su cui è in corso a livello europeo un dibattito in vista di una cessione da parte degli operatori tradizionali di banda, la Nieri ha spiegato che “bisogna partire subito con una discussione e noi rivendichiamo il diritto di avere lo spazio necessario per la nostra offerta come le altre piattaforme“.

Alessandro Araimo (Discovery): digitale sia core business per media

“Tutti i media dovrebbero considerare il digitale come core business“, ha indicato Alessandro Araimo, chief operating officer di Discovery Sud Europa.

“Il digitale – ha osservato Araimo – amplifica la distribuzione su più piattaforme ma consente anche di arricchire i programmi con contenuti sempre più pensati per catture l’attenzione del pubblico su tutti gli schermi, in un’esperienza sempre più coinvolgente“.

Discovery – ha osservato – interpreta questa fase come una grande opportunità per alimentare e arricchire il processo creativo, distributivo e commerciale dei propri programmi. E poi c’è la sperimentazione, solo nell’ultimo anno abbiamo investito nella produzione di sei web series e grazie alle community social (quasi due milioni di fan su Facebook per Real Time) attiviamo la partecipazione della nostra platea in modo immediato e reattivo”.