Sicurezza

Svezia, Germania, Danimarca e Norvegia rafforzano vigilanza su infrastrutture energetiche. Paura per i cavi internet

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Dopo quello che è accaduto ai gasdotti Nord Stream 1 e 2, i Paesi nordici alzano il livello di allerta generale sulle reti energetiche, le centrali nucleari, le reti di telecomunicazione e internet. Tutti potenziali bersagli militari nell’escalation della guerra russa in Ucraina e dello scontro tra Mosca e Washington.

Difendere le infrastrutture chiave

Quanto accaduto al Nord Stream 1 e 2 nel Mar Baltico ha fatto innalzare in tutti i Paesi costieri i livelli di sicurezza delle infrastrutture critiche, soprattutto quelle energetiche.

Il Governo finlandese è stato il primo. Il ministro delle Finanze, Annika Saarikko, ha annunciato un aumento dei livelli di guardia per la rete elettrica nazionale. In Svezia si è chiesto di rafforzare la sorveglianza attorno alle centrali nucleari e alle infrastrutture correlate.

L’Autorità locale ha predisposto un livello di controlli più alto per le principali centrali svedesi di Forsmark e Ringhals. Le medesime preoccupazioni sono state espresse dalla Danimarca, la Germania e la Norvegia, che temono non solo per la rete energetica, ma anche per quelle delle telecomunicazioni e di internet.

Gasdotti norvegesi osservati speciali

Il primo ministro norvegese, Jonas Gahr Støre, ha ordinato di intensificare i pattugliamenti militari e i controlli di polizia presso le piattaforme petrolifere e di gas e gli oleodotti del paese, dopo gli attacchi al Nord Stream.

A quanto riportato dal The Guardian, sembrerebbe che la stessa Autorità nazionale avrebbe denunciato sospetta attività droni attorno a delle piattaforme petrolifere off shore.

La Norvegia è uno dei principali fornitori di gas per l’Europa, con 9 mila km di gasdotti da sorvegliare. Ogni possibile falla a seguito di attacchi deliberati potrebbe determinare una crisi energetica drammatica per i Paesi europei, senza contare l’impatto ambientale che questo tipo di perdite va a causare.

Secondo il capo di stato maggiore della marina britannica, l’ammiraglio Sir Ben Key, “c’è una vulnerabilità intorno a tutto ciò che si trova sul fondo del mare, sia che si tratti di gasdotti, sia che si tratti di cavi internet, che obbliga organizzazioni come la Royal Navy, ma non solo, ad avere mezzi di monitoraggio per rafforza la sicurezza dei fondali oceanici”.

Attaccare i cavi internet è un atto di guerra

I cavi dati trasportano il 90% del traffico internet mondiale e a gennaio di quest’anno l’ammiraglio Tony Radakin, capo di Stato maggiore della Difesa del Regno Unito, aveva già sollevato il problema della sicurezza delle reti internet nel mare del Nord.

Affermazione che seguiva lo strano incidente (a tutt’oggi senza una causa certa) avvenuto il 7 gennaio 2022 al cavo in fibra che connette le isole Svalbard alla Norvegia.

Secondo la marina britannica, negli ultimi anni è andato aumentando il numero di sottomarini russi che operano nel Nord Europa e che potenzialmente rappresentano una grande minaccia alla sicurezza delle infrastrutture strategiche di comunicazioni del Regno Unito e degli altri Paesi europei.

Per Radakin, un attacco deliberato ai cavi internet sottomarini potrebbe essere considerato un atto di guerra.