Streaming video. Netflix e Amazon, i numeri dei loro modelli di business

di Alessia Baldassarre |

Netflix e Amazon hanno rivoluzionato il modo di guardare la Tv e ora si affrontano, a livello mondiale, per conquistare un ruolo egemonico nel mercato di produzione e distribuzione dell’audiovisivo. E lo scontro si svolge in tutti i Paesi, Italia inclusa.

Molti ignorano che, da pochi mesi, due colossi dell’industria globale come Netflix e Amazon si stanno contendendo l’egemonia del mercato degli audiovisivi, tra il silenzio dei media tradizionali, con conseguenze che potrebbero comportare una vera e propria rivoluzione dell’industria audiovisiva dei prossimi anni.

Era il 2012 quando Netflix ha cominciato la sua ascesa, giungendo a coprire l’intero pianeta nel 2016, fatta eccezione per la sola Cina. Si tratta di un servizio di streaming che offre ai suoi abbonati la possibilità di guardare serie tv, film, documentari e altro su una vasta gamma di dispositivi, purché connessi alla rete Internet. La forza del servizio è che la visione di qualsiasi contenuto su Netflix non è soggetta ad interruzioni pubblicitarie ed è illimitata.

I contenuti presenti sono aggiornati ogni mese, per cui c’è sempre qualcosa di nuovo da scoprire. Netflix ha raggiunto alla fine del 2016 quasi 90 milioni di abbonati, imponendosi come il primo operatore video on demand. L’affermazione del colosso dipende anche dal costo basso dei suoi abbonamenti, che si aggirano tra 8 e 12 euro al mese, contro una media di 50 euro delle pay tv tradizionali.

L’ascesa di Netflix ha comportato grandi cambiamenti nell’industria audiovisiva: negli Usa, alcuni operatori della pay Tv sono stati messi in crisi e Netflix è diventata uno dei maggiori produttori di contenuti audiovisivi, in grado di competere ad armi pari con le maggiori case hollywoodiane per i diritti di distribuzione dei prodotti televisivi. Anche in Europa la potenza di Netflix nel mercato è forte, tanto che alcune delle più tradizionali pay tv hanno lanciato nuovi servizi streaming per reggere il confronto.

Alla fine di dicembre, anche il colosso Amazon è sceso in campo nel settore della Pay Tv: dopo un primo periodo di rodaggio negli Stati Uniti, nasce Amazon Prime Video, il servizio dedicato allo streaming video, lanciato da Amazon in contemporanea in 200 Paesi, tra cui l’Italia.

Il servizio è accessibile a tutti, non solo agli abbonati di Amazon Prime. A questi è tuttavia riservata la possibilità di usufruirvi gratuitamente. Una mossa questa non da poco, per incentivare nuove sottoscrizioni a Prime. Come avevamo già avevamo detto in passato abbiamo fornito maggiori dettagli sul servizio, chi non è abbonato a Prime, pagherà, dopo il periodo di prova gratuito, una seppur bassa quota di abbonamento mensile.

Sia Netflix che Amazon si sono poi aperte agli investimenti in produzione. E se Netflix ha investito nella produzione 6 miliardi di dollari solo nel 2016, superando concorrenti come la Bbc che aveva investito appena 2 miliardi di dollari, è Amazon che sembra avere maggiori capitali per dominare il settore nei prossimi anni, grazie alla possibilità di avere un business già consolidato, cioè quello della distribuzione on line, con una conseguente disponibilità di dati profilati e la possibilità di raggiungere clienti con alta disponibilità di spesa.