Morte in diretta

#StopWebViolence, è davvero la sconfitta dei social?

di Rachele Zinzocchi, Digital Strategy R&D - laboratorio Digital Education |

Ancora una morte in diretta su Facebook. Tre giorni fa, un uomo dell'Alabama, negli Stati Uniti, ha trasmesso il suo suicidio live sul social media. Il video è stato visto oltre mille volte prima che venisse rimosso dal social network.

Omicidio in diretta

Da non credere. Ennesimo caso di morte in diretta su Facebook: un uomo dell’Alabama, il 49enne James M. Jeffrey, martedì pomeriggio si è suicidato in streaming via Facebook Live. Mille le volte in cui è stato visto il video prima che fosse rimosso. L’ufficio dello sceriffo della contea di Baldwin era già stato contattato dall’ex-fidanzata di Jeffrey, preoccupata che l’uomo potesse farsi del male dopo la rottura della loro relazione: non le rispondeva più al telefono. Quando gli agenti si sono recati a casa di Jeffrey a Robertsdale, il 49enne era già morto.

I casi

Solo 48 ore fa parlavamo della piaga di violenze, omicidi, suicidi trasmessi in diretta streaming nel nostro TG della #Digital #Education su Telegram e, soprattutto, nella più approfondita analisi condotta qui, a partire dal caso dell’omicidio-suicidio di un padre, il ventenne Wuttisan Wongtalay, che in Thailandia ha ucciso la figlia di 11 mesi impiccandola, postandone poi  il video su Facebook.

Gli esempi del genere, però, non si contano più. Un rapido riepilogo? il caso Cleveland, di cui i media di tutto il mondo hanno discusso per giorni: protagonista il trentasettenne Steve Stephens, resosi  responsabile dell’omicidio di un settantaquattrenne, preso a caso per strada, per poi postarne il video su Facebook, twittando contemporaneamente frasi frutto di lucida follia. Ancora: la 15enne stuprata in live streaming; la 14enne, oggetto di abusi per anni, suicidatasi in diretta su Facebook; la 12enne suicidatasi, sempre in diretta, il cui video è stato rimosso solo dopo due settimane da Facebook.

Facebook

Sappiamo che il social di Zuckerberg si è preso il pubblico impegno di contrastare in ogni modo il ripetersi di fatti del genere: già a marzo, parlando dell’introduzione di tools di prevenzione «antisuicidio» e poi, nemmeno due settimane fa, in occasione del celebre FBF8 2017. «L’Intelligenza Artificiale ci aiuterà», è stato dichiarato. Per poi, certo, dedicarsi a tutt’altro – come al nuovo Messenger 2.0, regno della nuova, ancor più rafforzata «Santa Alleanza» fra Facebook, i brands e la #SocialAds che ci arriverà da ogni parte, persino da Chatbot di Gruppo e Facebook M con le sue sempre più «attente» Suggestions.

Sconfitta dei social?

Non a caso i più sono scettici: «Questa è la bestia che Facebook non può domare», è stato scritto su Quartz. E ancora: «L’intelligenza artificiale non è ancora abbastanza intelligente per funzionare come strumento di prevenzione».

È la sconfitta dei social nella battaglia per la #StopWebViolence?