Ultrabroadband

SosTech. Il fattore reddito determinante nel digital divide

di Andrea Galassi |

È il reddito, più che il fattore geografico, a determinare chi può accedere a Internet, stando al rapporto Mapping the Digital Divide elaborato negli USA

Rubrica settimanale #SosTech, frutto della collaborazione tra Key4biz e SosTariffe.

Per consultare gli articoli precedenti, clicca qui.

Il digital divide – il divario che separa chi può accedere alle tecnologie dell’informazione da chi ne è escluso in modo parziale o totale – è determinato da un insieme di fattori. Spesso si chiamano in causa la dimensione infrastrutturale e quella geografica, e si tende a trascurare il fattore reddito, che è invece rilevante, anche nei Paesi a economica avanzata.

Al fattore reddito in materia di digital divide ha riservato attenzione AGCOM (Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni) in seno al programma ISBUL (Infrastrutture e Servizi a Banda larga e Ultra Larga) e alla indagine conoscitiva sulla banda larga e ultra larga condotta con AGCM (Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato).

In materia di banda larga e ultra larga, si ricorda che è possibile affidarsi ai servizi di comparazione delle offerte ADSL e delle offerte Fibra Ottica curati dagli esperti di SosTariffe.it per confrontare tutte le proposte di mercato disponibili in Italia e individuare quelle che meglio soddisfano le proprie esigenze e incontrano la propria capacità di spesa.

Il tasso di penetrazione dei servizi broadband su rete fissa varia anche considerevolmente in funzione sia del reddito che di altri fattori sociodemografici”, scrivono AGCM e AGCOM nel documento integrale riguardante l’indagine conoscitiva sulla banda larga e ultra larga.

Ad esempio, è evidente la correlazione positiva tra la disponibilità di una connessione broadband da casa e il livello di reddito del nucleo familiare”, aggiungo AGCM e AGCOM.

E ancora: “Alla fine del 2013, il tasso di penetrazione delle connessioni residenziali a banda larga nelle famiglie ad alto reddito (89,8%) è più del doppio di quello delle famiglie a basso reddito (42,3%)”.

Grande attenzione al fattore reddito in materia di digital divide è stata dedicata negli USA dal CEA (Council of Economic Advisers) nel rapporto Mapping the Digital Divide, elaborato sulla base dei più recenti dati ACS (American Community Survey) ed NMB (National Broadband Map).

Il rapporto in oggetto è infatti corredato di grafici e tabelle che illustrano con chiarezza la correlazione tra le entrate delle famiglie e la fruizione di servizi di accesso a Internet a livello nazionale e locale.

Taken together, the national and city-level maps suggest that both income and geography help explain the digital divide”, si legge nel documento. Vale a dire: le mappe nazionali e cittadine suggeriscono che le entrate – quindi il reddito – e la geografia (aree urbanizzate vs aree rurali e remote) contribuiscono a spiegare il digital divide.

Il fattore reddito sembra peraltro avere un peso maggiore della stessa dimensione geografica, a leggere con attenzione il rapporto Mapping the Digital Divide. Non a caso, infatti, la redazione di The Verge ha intitolato un proprio pezzo ‘Poverty, more than geography, determines who gets online in America’.

Per abbattere la barriera economica che impedisce alle famiglie a basso reddito di accedere a Internet, la Casa Bianca ha avviato un programma pilota denominato ConnectHome e annunciato che otto ISP (Internet Service Provider) attivi a livello nazionale, fra cui Google Fiber, si sono impegnati a fornire servizi gratuiti o fortemente scontati.

Fonti e risorse:

  • Indagine conoscitiva sulla concorrenza statica e dinamica nel mercato dei servizi di accesso e sulle prospettive di investimento nelle reti di telecomunicazioni a banda larga e ultra-larga (AGCOM e AGCM)