Il caso

SosTech. Il 5G in casa? Negli USA funziona così

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L’esperimento di Verizon in quattro città-pilota sarà essenziale per cominciare a verificare l’affidabilità della linea e le eventuali criticità che accompagnano sempre l’esordio di una nuova tecnologia sul mercato consumer.

Rubrica settimanale SosTech, frutto della collaborazione tra Key4biz e SosTariffe. Per consultare gli articoli precedenti, clicca qui.

“Addio al cavo, si sente dire sempre più spesso: e d’altronde, perché uno dovrebbe scegliere di rimanere con la connessione fissa se per le chiamate si usa il cellulare e se, per quanto riguarda il traffico dati, il 5G promette di arrivare in pochi anni a una velocità di 100 Gbit/s – 100 volte più veloce anche delle più rapide connessioni in fibra ottica disponibili oggi in Italia?

Per questo sono in molti a ipotizzare che nel giro di pochi mesi il “vecchio” Wi-Fi e i cavi Ethernet (sempre troppo corti, soprattutto da quando i device da collegare non sono più limitati a una stanza ma sono sparsi per tutta la casa) diventeranno soltanto una reliquia del passato. Nelle prossime settimane TIM dovrebbe dare il via – un po’ come ha già fatto Orange in Francia – a un piano per eliminare il vecchio telefono fisso sostituendolo con la telefonia via VoIP, con un consistente risparmio (l’attuale rete è infatti ormai superata e necessita di una costante e costosa manutenzione) ma anche con dei rischi: in caso di blackout, infatti, non sarà più possibile chiamare i soccorsi con il telefono, soprattutto per le fasce più deboli della popolazione, primi fra tutti gli anziani. Negli USA sono ancora più avanti, e Verizon ha lanciato proprio negli ultimi giorni il suo servizio Internet casalingo basato sul 5G: un primato non da poco, anche se il giudizio non è unanime.

Come funziona il servizio di Verizon

Il costo del servizio di Verizon, per cominciare, è quello di un abbonamento premium, e potrebbe senz’altro spaventare chi – come noi in Italia – è abituato a offerte con fibra ottica e Internet illimitato sull’ordine dei 20 euro mensili (su SosTariffe.it è sempre possibile confrontare tra di loro le tariffe più convenienti attualmente sul mercato). Qui si parla infatti di 70 dollari al mese, 50 per chi è già cliente wireless di Verizon. Bisogna però tener conto della differenza dei prezzi sul mercato statunitense, molto diverso dal nostro e assai più caro: la proposta di Verizon è infatti in linea con quella degli immediati competitor, come AT&T (che al momento offre 300 Mbps a 70 dollari al mese) e Comcast (250 Mbps sempre a 70 euro al mese).

La velocità promessa per ora è di 1 Gbit/s (gli stessi tecnici di Verizon dicono però che sarà più probabile avere performance intorno ai 300 Mbit/s) ma, a differenza del classico wireless, si potrà accedere a un servizio con una latenza decisamente inferiore, senza problemi di intasamento e senza quelle fastidiose cadute di segnale che – nelle case iperconnesse – rendono ormai davvero fastidioso anche semplicemente navigare in Rete, con frequenti “blackout” della durata di qualche minuto. I primi tre mesi sono gratuiti e in più gli utenti possono ricevere, a scelta, un Chromecast di Google o una Apple TV 4K.

I primi al mondo, ma a quale prezzo?

Avere una casa completamente senza fili sarà dunque piuttosto costoso, almeno agli inizi, ma l’esperienza d’uso dovrebbe rendere molto allettante la prospettiva; Verizon per ora ha lanciato il suo servizio – chiamato 5G Home – a Los Angeles, Houston, Indianapolis e Sacramento, con una sontuosa campagna di marketing in cui si celebra “la prima rete 5G al mondo” (per quanto, in verità, piccole reti abbiano già fatto la loro comparsa in Qatar, Lesotho, Finlandia ed Estonia).

Non c’è più un modem classico come siamo abituati a vederne ma un dispositivo simile agli altoparlanti intelligenti come Google Home o Amazon Echo. Sono già state installate le infrastrutture necessarie nelle varie città per sostenere il servizio, per ora limitato soltanto ai singoli edifici e non ancora a copertura globale.

Il dubbio di molti, a questo punto, è il seguente: perché cambiare provider e sceglierne uno nuovo, a velocità praticamente identiche e senza particolari vantaggi dal punto di vista del costo? Molto semplicemente perché, mentre la fibra è già al suo limite o comunque i miglioramenti non potranno essere sostanziali, il 5G è destinato a centuplicare le sue potenzialità nel giro di qualche anno; l’esperimento di Verizon in queste quattro città-pilota sarà essenziale per cominciare a verificare dal vero l’affidabilità della linea e le eventuali criticità che accompagnano sempre l’esordio di una nuova tecnologia sul mercato consumer, lontano dalle sperimentazioni di laboratorio.

5G vero e 5G “falso”

I 20 Gigabit al secondo, infatti, sono attesi intorno al 2020: con velocità del genere basterebbero due secondi per scaricare un film completo in HD. I primi smartphone in grado di supportare il 5G negli USA, secondo una recente intervista del CEO di Qualcomm Steve Mollenkopf a Bloomberg, dovrebbero invece essere disponibili nella prima metà del 2018.

Il fatto che simili prestazioni non siano ancora la realtà ha naturalmente scatenato i concorrenti di Verizon, come il CEO di T-Mobile John Legere che in un tweet ha malignamente chiamato “5G*” – con l’asterisco – il servizio offerto dal competitor, aggiungendo: «non utilizza gli standard globali, non copre interi quartieri e non sarà mai scalabile, ma ehi, sono arrivati per primi, no?». Quello della tecnologia “non scalabile” è in effetti un punto dolente: Verizon ha in programma di sostituire fisicamente tutto il suo hardware 5G TF – proprietario e messo a punto dai tecnici dell’azienda – con il più avanzato 5G NR, lo standard mondiale: in effetti non proprio il massimo in quanto a logistica.

Il 5G come chiave per l’home working

Secondo Ian Pearson, il più famoso futurologo britannico, l’adozione del 5G non farà felici soltanto coloro che vogliono avere connessioni superveloci per scaricare in un batter d’occhio film e musica, ma potrebbe rivoluzionare il modo stesso con cui lavoriamo, permettendo anche di arrivare alla sospirata settimana di quattro giorni lavorativi. In un’analisi effettuata insieme a Intel UK, Pearson ha anche fissato le tappe necessarie per arrivare a questo traguardo: per prima cosa bisognerà rendere i data center in grado di gestire il flusso di dati del 5G, puntando soprattutto sull’intelligenza artificiale e su nuove strategie di gestione dello storage. Ma soprattutto il 5G potrebbe rendere l’home working una realtà; lo si era già detto, è vero, per il 4G, ma adesso anche il mutato atteggiamento da parte delle grandi compagnie (e i risparmi resi possibili dai costi più bassi negli immobili) fa comprendere che in breve lavorare da casa non sarà più un miraggio, magari con la complicità della realtà aumentata e della realtà virtuale, che potranno ricreare un ambiente di lavoro quasi identico a quello vero.

Fonti: https://www.techradar.com/news/could-5g-networks-herald-the-arrival-of-a-four-day-work-week

https://www.theverge.com/2018/10/2/17927712/verizon-5g-home-internet-real-speed-meaning

https://www.statista.com/chart/9604/5g-subscription-forecast/