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Soluzione anti-porno per i minori. Roccella: “Sarà concertata con le parti e il blocco sarà automatico”

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“Ancora non è stata scelta nessuna soluzione”, ha precisato alla riunione l’ufficio legislativo del ministero delle Imprese e del Made in Italy, vero “motore” dell’iniziativa. La principale ipotesi è prevedere nella futura norma l’uso, obbligatorio da parte dei siti porno, di app di terze parti per la verifica dell’età degli utenti.

“Dobbiamo dare un grande aiuto alle famiglie con minori attraverso la soluzione tecnologica, da concertare con tutti gli stakeholder, da implementare obbligatoriamente per impedire, con il blocco automatico, la visione dei contenuti porno agli under 18”. Con queste parole la ministra per la Famiglia Eugenia Roccella, come Key4biz è in grado di ricostruire, ha aperto il tavolo istituzionale, ieri pomeriggio, presso la presidenza del Consiglio dei ministri, finalizzato all’introduzione di una norma per stoppare i contenuti violenti e pornografici sugli smartphone e device dei minori. Il governo Meloni ha preso questo impegno dopo la violenza di gruppo a Palermo e a Caivano, in provincia di Napoli.

Gli studi”, ha aggiunto Roccella, “parlano di sette anni come età media del primo accesso dei bambini a contenuti porno, ed è evidente che le tecnologie hanno moltiplicato il fenomeno in modo esponenziale”. “La dipendenza dai contenuti porno e gli effetti negativi sui ragazzi”, ha concluso la ministra, “sono un problema di salute pubblica e quindi di costo sociale”.

Allora, il governo quale soluzione tecnica vorrà adottare per stoppare o meglio per rendere più difficile l’accesso ai contenuti porno ai minori?

L’uso di app di terze parti per la verifica dell’età l’ipotesi principale

“Ancora non è stata scelta nessuna soluzione”, ha precisato alla riunione l’ufficio legislativo del ministero delle Imprese e del Made in Italy, vero “motore” dell’iniziativa. Ma ha fissato, raccogliendo il consenso unanime degli interlocutori, alcuni punti fermi: 

  • La principale ipotesi è prevedere nella futura norma l’uso, obbligatorio da parte dei siti porno, di app di terze parti per la verifica dell’età degli utenti.

Il principio è lo stesso adottato in Francia, dove una legge simile entrerà in vigore nei prossimi mesi:

  • Chi certifica che hai l’età richiesta sa chi sei, ma non sa quale sito stai visitando. 
  • Il sito visitato riceve la prova che hai l’età richiesta, ma non sa chi sei.

Ieri alla riunione presso la presidenza del Consiglio dei ministri, tra le applicazioni sul mercato è stata citata Yoti. La soluzione funziona così: l’utente fa un selfie, lo manda alla piattaforma specializzata solo nell’accertamento dell’età degli utenti, che, attraverso algoritmi di intelligenza artificiale, si assicura che sia una persona reale, e non un bot o un’immagine in 2D, e poi stima anche l’età, rilasciando lo “score”, per esempio 18+, 13-,25+…

La società garantisce un’accuratezza senza errori, veloce e istantanea e sulle persone dai 13 ai 24 anni può sbagliarsi al massimo di 2 anni. Il tutto senza la richiesta di documenti d’identità.

Escluso il ricorso a SPID per minori

È stato escluso, al momento, l’uso dello SPID per i minori.

La soluzione tecnologica scelta non sarà la panacea, n’è consapevole anche il Governo, ma sarà un ostacolo aggiuntivo al parental control che gli operatori dovranno installare, obbligatoriamente, dal 21 novembre prossimo sugli smartphone e device destinati ai consumatori. Sono esclusi dall’ambito di applicazione i contratti rivolti ad una clientela di tipo business.

Ma si sa, la tecnologia sarà di aiuto, ma non sarà sufficiente per porre fine ai ripetuti casi di stupro di gruppo ai danni di ragazze o addirittura ragazzine.

Iside Castagnola (Comitato Media e Minori): “Oltre alla tecnologia, anche campagna di sensibilizzazione di tutte le emittenti Tv, campagne social della presidenza del Consiglio ed educazione digitale a scuola e per genitori”

“La tecnologia, che è sempre in fieri, è una valida alleata, ma va affiancata alle attività di informazione e alfabetizzazione digitale”, ha detto a Key4biz Iside Castagnola, del Comitato Media e Minori del ministero delle Imprese e del Made in Italy.

“Per riuscirci, aiutando anche le famiglie”, ha aggiunto Castagnola, “dobbiamo coinvolgere anche le emittenti televisive, a partire dalla RAI, e campagne social della presidenza del Consiglio dei ministri per trasmettere pillole di media education: ad esempio, per spiegare ai genitori che è vietato ai figli con meno di 13 anni avere un profilo su TikTok e su Instagram per tutta una serie di rischi.Basterebbe 1 minuto al giorno con campagne istituzionali in Tv di educazione civica digitale destinata al grande pubblico per mostrare anche come si attiva il parental control”. “E poi”, ha concluso, “sono fondamentali la scuola e le famiglie, in cui insegnare sia un uso responsabile del web sia un’educazione all’affettività, per sviluppare il rispetto della vita umana fin da piccoli. L’etica della responsabilità nasce dalla consapevolezza e dal dialogo, trasmettendo ai bambini l’esempio del comportamento anche da parte dei genitori”.

Key4biz sta seguendo il tema con una serie di approfondimenti:

“Stop porno ai minori”. Il governo cerca la soluzione. Tra le ipotesi, app di terze parti

Minori e porno, da metà novembre al via il Parental Control. Intervista a Laura Aria (AGCom): “Le nostre linee guida per rendere la misura efficace”