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Smog, italiane le città più inquinate d’Europa (tutte in Val Padana)

Le città in fondo alla classifica, tutte italiane e polacche

Cremona, Padova, Venezia, Vicenza, Brescia, Asti, Verona, Treviso, Bergamo, Piacenza, Alessandria, Milano e ancora Torino, Ravenna e Terni, sono queste le città più inquinate d’Europa, secondo i nuovi dati diffusi dall’Agenzia europea per l’ambiente (Eea).

Ovviamente, in questa poco invidiabile posizione di classifica non siamo soli e condividiamo gli ultimi posti con molte altre città della Polonia, tra cui Nowy Sacz, Zory, Lomza, Gliwice o Zgierz, Cracovia, Katowice e Lublin.

Padova e Cremona, in particolare, si contraddistinguono per elevatissimi livelli di particolato fine PM2,5 superiori a 25 μg/m3 (microgrammi per metro cubo di aria), che è il valore limite medio imposto dall’Unione europea per la salvaguardia della saluta umana e che corrisponde a una qualità dell’aria respirata in città molto scarsa.

Il resto dei centri urbani della Pianura Padana, da Venezia a Torino, presentano valori di inquinamento da Pm2,5 compresi tra 15 e 25 μg/m3, per una qualità dell’aria considerata decisamente scarsa.

Sassari entra in Top 20

La prima cittadina italiana a rientrare in un range considerato discreto per la qualità dell’aria respirata è Sassari al 16° posto, per valori di Pm2,5 compresi tra 5 e 10 μg/m3.

Le città europee con una qualità dell’aria considerata buona (0-5 μg/m3) sono tutte in Scandinavia e qualcuna in Portogallo: Umea in Svezia, le lusitane Faro e Funchal, Tampere in Finlandia, Narva in Estonia, Stoccolma e Uppsala ni Svezia, Tallinn in Estonia, Bergen in Norvegia, Reykjavik in Islanda.

Ricordiamo che il particolato fine è l’inquinante atmosferico che ha il maggiore impatto sulla salute umana in termini di morte prematura e malattie.

Potenzialmente mortale l’esposizione a lungo termine al Pm2,5

Lo strumento di visualizzazione interattiva messo a punto dall’Eea si concentra sulla qualità dell’aria a lungo termine rilevata in 340 città, attraverso 400 stazioni di monitoraggio, poiché l’esposizione prolungata all’inquinamento atmosferico può provocare gli effetti più gravi in termini di patologie anche gravi per chi respira un’aria dalla qualità scarsa o povera.

Se per l’Unione 25 μg/m3 sono il limite massimo oltre il quale non andare per non incorrere in problemi di salute, l’Organizzazione mondiale della sanità aveva stabilito un limite molto più basso a 5 μg/m3.

A causa di questo inquinante sono stati registrati 1,8 milioni di decessi in più nel 2019. Grazie alla riduzione progressiva di emissioni nocive, tra il 1990 e il 2019, il numero di morti premature attribuibili all’inquinamento atmosferico negli Stati membri dell’UE è diminuito da quasi 1 milione a circa 350.000 all’anno.

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