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Smartphone e pc: italiana nuova tecnologia per il recupero di oro, argento e rame

I rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche (Raee) o semplicemente rifiuti elettronici (tra cui smartphone e pc), non devono essere considerati immondizia di cui bisogna disfarsi in qualche modo, al contrario, sono a tutti gli effetti miniere da cui estrarre nuove risorse per l’industria e sviluppare ulteriormente l’economia circolare.

Da rifiuti a risorse

Da qualche tempo anche in Italia ci siamo resi conto che dai Raee si possono estrarre materiali da immettere di nuovo nel processo industriale per costruire nuovi smartphone, computer, televisori e un’ampia gamma di elettrodomestici.

Secondo il Centro di coordinamento Rae, la raccolta di rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche nel corso del 2019 ha fatto registrare un incremento del 10% su base annua, per un totale di 343.041 tonnellate sul territorio nazionale.

Un risultato positivo, che può e deve migliorare, grazie a modelli culturali e comportamentali virtuosi da condividere tra le persone e grazie all’innovazione tecnologica. Nel nostro Paese, è nato quest’anno il primo impianto pilota dedicato al recupero dei materiali preziosi contenuti nei rifiuti elettronici.

Sistema “Romeo”

Sviluppato da un team di ricercatori dell’Enea e ubicato presso il Centro Ricerche Casaccia, a nord di Roma, il sistema “Recovery Of MEtals by hydrOmetallurgy” (Romeo) consente di recuperare i materiali preziosi da vecchi computer e cellulari attraverso un processo a “temperatura ambiente” e senza pretrattamento delle schede elettroniche.

La tecnologia Made in Italy ha una resa del 95% nell’estrazione di oro, argento, platino, palladio, rame, stagno e piombo dai Raee: “Questi rifiuti rappresentano una fonte di materie prime che potrebbe affrancare il nostro Paese e l’Europa dalle importazioni provenienti da Cina, Africa e Sud America”, ha affermato Danilo Fontana, primo ricercatore del Laboratorio Tecnologie per il Riuso, il Riciclo, il Recupero e la valorizzazione di Rifiuti e Materiali di Enea.

Con Romeo vogliamo stimolare la creazione di una filiera nazionale completa per il recupero di metalli preziosi da Raee”, ha precisato Fontana, aggiungendo che “purtroppo in Italia il settore nazionale del riciclo si è fermato finora al trattamento iniziale – cioè il processo meno remunerativo – lasciando a operatori esteri, in particolare del Nord Europa, il compito di recuperare la parte ‘nobile’ del rifiuto”,

Dal trattamento di 1 tonnellata di schede elettroniche attraverso Romeo è possibile ricavare 129 kg di rame, 43 kg di stagno, 15 kg di piombo, 0,35 kg di argento e 0,24 kg di oro[1], per un valore complessivo di oltre 10 mila euro (al prezzo attuale di mercato).

La tecnologia

L’impianto in questione utilizza un processo idrometallurgico brevettato Enea, si legge nella nota ufficiale che accompagna l’annuncio, che consente “una drastica riduzione dei costi energetici rispetto alle tecniche pirometallurgiche ad alta temperatura”, “un trattamento delle schede elettroniche senza processo di triturazione”, con “le emissioni gassose che vengono trattate e trasformate in reagenti da impiegare nuovamente nel processo stesso”, minimizzando in questo modo impatto ambientale e produzione di scarti.

Obiettivo del Centro Ricerche Casaccia è trasferire all’industria questa tecnologia: “affinché, attraverso l’introduzione di processi eco-innovativi, si possa completare la filiera del ciclo di trattamento dei rifiuti per far rimanere sul territorio materie prime strategiche, come oro, terre rare, magnesio e cobalto, con tutti i benefici che ne conseguono in termini occupazionali, economici e sociali”.

I ricercatori che lavorano a Romeo stanno ulteriormente testando nuovi processi tecnologici, per l’estrazione di materiali ad alto valore aggiunto da diverse tipologie di rifiuti, come smartphone e computer, come magneti permanenti, batterie al litio a fine vita, sottoprodotti industriali, ceneri e catalizzatori esausti.

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