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Smart working, Governo: “Possibile in tutta Italia senza accordo con l’azienda”

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Per la durata dello stato di emergenza dovuto al Coronavirus, il nuovo decreto del presidente del Consiglio dei ministri consente “la possibilità che la modalità di ‘lavoro agile’ sia applicata dai datori di lavoro ai lavoratori dipendenti, anche in assenza degli accordi individuali previsti”.

Smart working in tutta Italia, e non più solo nelle Regioni presenti nella cosiddetta zona rossa. Per contenere e gestire il COVID-19, il nuovo decreto del presidente del Consiglio dei ministri consente “la possibilità che la modalità di ‘lavoro agile’ sia applicata, per la durata dello stato di emergenza, dai datori di lavoro a ogni rapporto di lavoro subordinato, anche in assenza degli accordi individuali previsti”.

Quindi per la durata dello stato di emergenza dovuto al Coronavirus, definita dal decreto fino a fine luglio 2020 (poi si vedrà), tutti i lavoratori con un contratto da dipendente possono lavorare da remoto in tutta Italia, se il tipo di lavoro lo consente.

Chi può beneficiare dello Smart working?

Solo i lavoratori subordinati, quindi con un contratto da dipendente sia full-time sia part-time, possono lavorare da remoto anche senza l’accordo con l’azienda e l’informativa sulla sicurezza del lavoro può essere assolta anche tramite una semplice email, utilizzando questo modulo predisposto dall’Inail.

In questi giorni, lo smart working è stato temporaneamente semplificato e applicato da multinazionali, ma anche realtà più piccole. Key4biz ha raccontato 8 storie di aziende che hanno attivato il lavoro agile in questo periodo. Eccole:

La diffusione dello smart working in Italia è inferiore alla media mondiale. Secondo l’11esima edizione del “The Iwg global workspace survey”, le aziende che, nel mondo, hanno una politica flessibile del lavoro e dei suoi spazi sono il 62 per cento. In Italia, invece, solo il 59 per cento.

Smart working non è lavorare da casa

C’è dunque spazio di crescita, ma per farlo è importante che ci sia un cambiamento culturale forte alla base, focalizzato su flessibilità, fiducia e trasparenza, valorizzando i risultati e non la presenza fisica. Smart working non è il lavoro da casa, tanto è vero che questa definizione non compare mai nella legge 81/2017, che disciplina il lavoro agile.

Anche da remoto è possibile raggiungere gli obiettivi, perché si fonda, ugualmente come in ufficio, sull’autonomia e sulla responsabilità del lavoratore.

Il 76% degli smart worker è felice della sua occupazione

È importante sottolineare anche i dati relativi alla soddisfazione dei lavoratori in remoto. Il 76% degli smart worker è felice della sua occupazione, in confronto al 55% di altri dipendenti.

Inoltre, per il 46% risulta migliorato l’equilibrio tra vita professionale e privata, mentre il 35% ha percepito un aumento della motivazione e del coinvolgimento all’interno dell’azienda.

Smart working strumento di digital business transformation

In definitiva, lo smart working è lo strumento di digital business transformation che migliora la produttività e la qualità della vita dei collaboratori. Offrire al lavoratore un’esperienza migliore, come già avviene nelle realtà che hanno a cuore la digital customer experience dei propri clienti, è la chiave del successo aziendale.

Le problematiche che continuano a sussistere minano gli sviluppi sul breve periodo di queste pratiche; ma per continuare, o ricominciare a crescere, le aziende non devono avere timore del cambiamento, ma assecondare la trasformazione verso pratiche più efficaci.