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Sky Italia ridisegna la strategia: andare oltre lo sport e ‘abbattere’ le finestre di distribuzione nei piccoli centri

Sky Italia ridisegna la propria strategia. In un mercato profondamente mutato dall’arrivo degli Over-The-Top che offrono sempre più contenuti audiovisivi in streaming (Dopo Netflix, presto arriverà anche Amazon-Prime), per mantenere salda la propria posizione bisogna reinventarsi. E Sky lo sta già facendo.

La pay tv che fa capo al magnate dei media Rupert Murdoch ha dimostrato di saper restare sulla cresta dell’onda, nonostante i tempi avversi, la crisi economica, la competizione sempre più agguerrita.

Il gruppo ha capito che ormai la caccia ai nuovi abbonati non può puntare solo allo sport.

Sky si è garantite i diritti tv di tante competizioni ma adesso bisogna andare oltre.

Come?

Puntando su contenuti originali, tecnologia sempre più all’avanguardia, ricca produzione e magari anche cambiando qualche regola del cinema.

Sky sta dimostrando una notevole dinamicità.

Lo streaming occupa uno spazio di rilievo nei propri pacchetti e non a caso nei giorni scorsi ha investito 4 milioni per entrare nel capitale della streaming tv francese Molotov.

Qualcuno parla anche di un ruolo di Sky nel caldo dossier che contrappone Vivendi a Mediaset, ipotizzando l’acquisto di Premium.

Ancora non si sa nulla con certezza ma una cosa è evidente: Sky Italia sta scommettendo molto sul cinema e non più solo sullo sport.

Nei giorni scorsi il gruppo ha annunciato d’aver raggiunto un accordo con Cattleya, Indiana, Italian International Film, Palomar, Wildside per la realizzazione di una nuova società di distribuzione cinematografica.

Obiettivo: sostenere e stimolare il cinema italiano, attraverso un modello innovativo, aperto e partecipativo per andare oltre il duopolio Rai-Medusa e sfidare Warner.

A definire la nuova strategia è l’amministratore delegato di Sky Italia, Andrea Zappia, in un’intervista a Repubblica.

“Non possiamo limitarci a prendere contenuti video dagli scaffali delle grandi major: limitarsi a selezionare i prodotti, anche di maggiore qualità, non basta. Una media company oggi opera in una filiera industriale e deve occuparsi dello sviluppo dell’intera filiera”.

“L’obiettivo finale è di far percepire a tutti che Sky Italia è un’industria italiana: non solo nel nome e perché dà lavoro a 4 mila persone ma perché contribuisce allo sviluppo del settore in Italia”.

Zappia fa il punto sul lavoro di Sky:

 

Il ragionamento di Zappia non fa una piega: “…Lo sport vale ancora oggi poco più della metà dei ricavi di Sky Italia, ma ha raggiunto un tetto: specie nel calcio non è pensabile aggiungere nuovi abbonati”.

Cosa fare allora?

L’Ad indica a Repubblica: “Le uniche due strade per crescere sono conquistare nuovi abbonati su film, serie tv e entertainment da una parte. E migliorare i ricavi e i margini nelle aree della produzione e della gestione dei diritti. Tanto più che queste due strade vanno a convergere su un unico obiettivo: la produzione di qualità. In proprio e promuovendo l’intera filiera italiana”.

Altra cosa importante per la quale Sky ha delle proposte sono le controverse finestre di distribuzione di cui molto si discute anche a livello europeo.

Per Zappia, “Oggi la finestra delle sale cinematografiche è sfruttata male. Quasi tutti i film prodotti arrivano nelle grandi città, ma nei centri minori allo stato del mercato delle sale, ne arriva una quota di gran lunga inferiore. Noi oggi possiamo invece garantire una distribuzione selettiva su base territoriale. Possiamo rendere disponibile il film on-demand solo dove non esce in sala, basandoci sulle potenzialità della nostra piattaforma…”.

Last but not least, il rafforzamento della user experience degli abbonati, puntando su nuovi servizi di qualità, tecnologia come il nuovo decoder Sky Q che, tra pochi mesi in Italia, permetterà di collegare assieme tutti i televisori della casa in modo dinamico e interattivo, fino alla nuova generazione di applicazioni Ict sul versante della produzione.

La nuova avventura è già cominciata e Sky c’è.

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