Sanità digitale

Sergio Pillon (Asl Frosinone): ‘App per curarsi? Vanno approvate dal medico’

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Sergio Pillon, Coordinatore della Trasformazione Digitale della Asl di Frosinone: C’è bisogno di una educazione da parte del medico anche per l’uso corretto delle app’.

Le app per la salute sono sempre più diffuse in Italia, con due italiani su tre che le usano secondo un recente report realizzato dall’Adoc. Ma sono affidabili? Che fine fanno i dati sensibili registrati? E soprattutto, come vanno utilizzate in maniera costruttiva e sicura, senza diventare un rischio per la salute di chi le usa? Le più installate sono quelle dedicate a fitness e benessere. Al di là del problema privacy (che fine fanno i dati raccolti?) il principale problema è la mancanza di regole chiare sull’uso delle app stesse. Ne abbiamo parlato con il dottor Sergio Pillon, Coordinatore della Trasformazione Digitale della Asl di Frosinone. 

Key4biz. App per la salute, sempre più diffuse in Italia. Ma mancano le regole per il loro utilizzo. Qual è il quadro?

Sergio Pillon. In determinati scenari la gente usa queste app a scopi di fitness e di wellness. Quello che va a correre ed è interessato ad avere un po’ più di informazioni perché vuole gestire i suoi programmi di allenamento. Io spero che sia abbastanza intelligente da parlarne con un allenatore perché capire la sua frequenza cardiaca aerobica, anaerobica ecc. non è semplice.

Key4biz. Ma se uno invece usa le app per curarsi?

 Sergio Pillon. Se una persona usa le app per curarsi, invece, deve essere così intelligente da parlarne con il suo medico.

Key4biz. Mi può fare un esempio?

Sergio Pillon. Certamente, io peso 140 chili. La mia app mi raccomanda di fare le scale. Ma la mia app non sa che ho un ginocchio operato tre volte. Sarei un pazzo a fare le scale! Se io seguissi i consigli della mia app che mi predica tutti i giorni di fare più scale io mi sarei già messo una protesi al ginocchio.

Key4biz. Le app sono sceme?

Sergio Pillon. Esatto. Le app sono sceme perché la Ferrari non usa una app per fare il telecontrollo della Ferrari. Usa degli strumenti per raccogliere dei dati della Ferrari, ma poi usa la testa dei meccanici per capire. Le app per la cura, quindi, devono essere prescritte dal medico. Se le app servono per curare, te le deve prescrivere il medico, che si prende anche la responsabilità di vedere i dati che la app fornisce. Ma soprattutto, come tutti i farmaci, alcuni farmaci sono a vita altri per un periodo li devi prendere per una certa dose e poi li devi cambiare.

Key4biz. Quindi, le app per curarsi sono come delle medicine.   

Sergio Pillon. Come un farmaco, se parliamo di uno strumento di cura, devi per forza contattare il tuo medico.

Key4biz. Ci fa un altro esempio?  

Sergio Pillon. Una volta mi è arrivato al San Camillo per fare un ecodoppler dei vasi del collo, in barella, un 55enne che a guardarlo era in perfetta forma fisica. Abbronzatissimo, tutti i capelli. Aveva avuto un ictus. Per fortuna avevano disostruito l’arteria si era occlusa, e stava pian piano riprendendosi. L’ecodoppler al collo perché il restringimento dei vasi del collo può essere una causa di ictus. Ma io trovo delle carotidi da quarantenne.

Key4biz. Quindi?   

Sergio Pillon. A questo punto una delle cause più frequenti di ictus al di sotto dei 55 anni può essere una aritmia che ha creato un embolo che è andato al cervello. Lui aveva l’Apple Watch. Cominciamo a parlarne, gli chiedo se lui fa attività fisica e mi dice di sì. Gli chiedo che frequenza cardiaca ha. Mi risponde che in quanto sportivo sta in media fra i 50 e i 60, ma che da qualche giorno, ogni tanto, l’Apple Watch ogni tanto gli segnalava una frequenza intorno ai 100, ma poi passava. ‘Complimenti’, gli ho detto, ‘hai avuto un ictus sotto il controllo dell’Apple Watch’. Questi fenomeni di tachicardia hanno generato un trombo.

Key4biz. L’Apple Watch lo ha registrato ma non glielo ha detto?

Sergio Pillon. E certo, ma lui vedeva che passava ma come ogni cinquantenne in perfetta forma. Vedeva ogni tanto 100, ma poi passava. Ora l’Apple Watch nuovo modello dovrebbe avvisare di queste cose. Questo riguarda tutti questi strumenti l’Apple Watch è uno dei più sofisticati.

L’Apple Watch registra l’elettrocardiogramma. La gente crede che in questo modo può sapere se sta avendo un infarto. Non è così. Perché l’elettrocardiogramma dell’Apple Watch è a una sola derivazione, quindi ti può dare una aritmia. Quindi, rischia di darti un falso senso di sicurezza. E soprattutto l’aritmia la registra ma l’elettrocardiogramma lo devi avviare tu, perché devi mettere una mano da una parte per potere fare un elettrocardiogramma.

Key4biz. Quindi il rischio è che queste app diano un falso senso di sicurezza?

Sergio Pillon. Beh sì. Avere un ictus sotto il controllo dell’Apple Watch, a Roma si dice proprio un bel capolavoro. Quindi, le app sanitarie ben fatte dovrebbero essere utilizzate condividendole con il proprio medico. Insieme ai dispositivi.

Key4biz. Cosa dire dei dispositivi?

Sergio Pillon. La legge dice che un dispositivo che raccoglie parametri che servono per la cura Deve essere certificato come dispositivo medico. Il che costa, ma perché ovviamente deve superare una serie di prove, di test e sicurezze. Ma praticamente quasi nessuno dei bracciali, orologi, smart watch è certificato come medical device. Lo stesso Apple Watch è certificato soltanto per la parte elettrocardiogramma. Misura la saturazione di ossigeno ma non è certificato. Il più certificato è lo Scan Watch, a prova di elettrocardiografo. Noi medici quando viene un paziente che si vuole comprare uno smart watch normale diciamo no grazie, perché i dati che arrivano non sono certificati né certificabili.      

Key4biz. Ma la gente li compra sempre di più e si affida vero?

Sergio Pillon. Certo, la gente li compra e crede che siano utili. Ma un conto è un dispositivo medico certificato, un altro conto è uno smart watch qualunque.  Faccio un altro esempio, il pulsossimetro che tutti abbiamo imparato a conoscere durante il Covid. Anche il pulsossimetro, perché dia dati corretti, devo saperlo mettere nel modo giusto. Lo stesso vale ancora per gli apparecchi per la pressione: devi saperli usare.  Anche il dispositivo medico ha bisogno di una educazione all’uso, che è quello che facciamo noi medici.