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Secondo Goldman Sachs l’intelligenza artificiale aumenterà il Pil mondiale del 7%. Scarica la ricerca

Siamo sull’orlo di una rapida accelerazione dell’automazione che porterà a risparmi sul costo del lavoro e aumenterà la produttività.

Lo rivela l’ultima ricerca di Goldman Sachs dal titolo “The Potentially Large Effects of Artificial Intelligence on Economic Growth, lo studio che evidenzia gli effetti dell’intelligenza artificiale sulla crescita economica a livello mondiale.

Gli analisti hanno dichiarato che in seguito all’ascesa di ChatGPT, la capacità di generare contenuti indistinguibili da quelli creati dall’uomo e di abbattere le barriere di comunicazione tra uomo e macchina riflette “un progresso significativo con effetti macroeconomici potenzialmente importanti e potrebbe aumentare il PIL globale annuo del 7%”.

Se l’IA generativa mantiene le sue promesse, spiega la ricerca, il mercato del lavoro potrebbe subire notevoli sconvolgimenti. Secondo gli analisti, utilizzando i dati sulle mansioni professionali negli Stati Uniti e in Europa, è stato scoperto che “circa due terzi dei lavori attuali sono esposti a un certo grado di automazione dell’IA, e quindi la sostituzione fino a un quarto dei lavori attuali”.

Goldman Sachs ritiene che la combinazione di significativi risparmi sul costo del lavoro, la creazione di nuovi posti di lavoro e l’aumento della produttività possa dare luogo a un boom della produttività che incrementerà in modo sostanziale la crescita economica.

Con l’IA aumenta il Pil: ma quali sono i posti di lavoro a rischio?

Avvocati e personale amministrativo saranno tra coloro che saranno maggiormente esposti ai licenziamenti. Gli autori stimano che circa due terzi dei posti di lavoro negli Stati Uniti e in Europa sono esposti a qualche grado di automazione tramite intelligenza artificiale.

Le stime di Goldman sull’impatto sono più conservative rispetto a quelle di alcuni studi accademici, che hanno incluso gli effetti di una gamma più ampia di tecnologie correlate.

Secondo uno studio svolto insieme all’Università della Pennsylvania da parte della stessa OpenAI, il 19% dei lavori negli Stati Uniti rischia di essere profondamente alterato da ChatGPT. Viste le sue capacità, dalla scrittura di codice all’elaborazione di pitch per finalità di marketing, inoltre, per le stime l’80% dei dipendenti USA potrebbe vedere modificato almeno il 10% dei propri compiti da questo software; e, paradossalmente (ma forse non troppo), i lavori più soggetti a questo genere di cambiamenti sono quelli che pagano meglio, di solito oltreoceano quelli che hanno a che fare in un modo o nell’altro con il software.

Per OpenAI, ci sono lavori che hanno una possibilità di essere modificati pari al 100%: ad esempi i matematici, i consulenti fiscali, gli analisti finanziari, gli scrittori e gli autori, i designer di interfacce web e digitali, i commercialisti, i giornalisti, le segreterie legali e amministrative. Chi è, invece, che non rischia nulla, o pochissimo? Tutti coloro che svolgono un mestiere pratico, come gli operai e gli artigiani: non hanno nulla da temere, almeno da questo punto di vista, i meccanici, chi lavora nell’edilizia, i baristi, i camerieri, i carpentieri, gli imbianchini, gli idraulici, i macellai, i cuochi.

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